Bellinzonese

Da Castelgrande alle Olimpiadi

Lo Chef Teo Chiaravalloti sarà il primo ticinese a partecipare a un’edizione dei Giochi culinari

16 marzo 2019
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Ci accoglie al ristorante Castelgrande, dove è approdato lo scorso mese di ottobre. L’ultima tappa di una carriera che lo ha visto girare il mondo e lavorare in alcuni dei ristoranti ticinesi più prestigiosi, come quello di Villa Sassa e del Principe Leopoldo. Traguardi raggiunti con talento e sacrificio, ma soprattutto grazie a una passione che cresce in lui fin da quando era bambino, alimentata dall’influenza di una famiglia abituata a mettere in pratica l’arte della cucina. E a 30 anni di distanza da quei sogni di giovinezza, Teo Chiaravalloti è forse andato oltre le aspettative.

Quarant’anni il prossimo 2 maggio, lo chef di Biasca sarà infatti il primo ticinese a partecipare alle Olimpiadi culinarie che si terranno a Stoccarda nel febbraio del 2020. Dieci i componenti della Nazionale svizzera selezionati per prendere parte alla 25esima rassegna che coinvolgerà 32 rappresentative di altrettante nazioni, per un totale di 2’000 chef e 28mila visitatori. «Dopo tanti sacrifici, è sicuramente
una grande gratificazione e ne sono molto orgoglioso – ammette Chiaravalloti –. Già due anni fa mi avevano proposto di partecipare, ma purtroppo risultava impossibile conciliare l’impegno con la mia attività di allora presso Villa Sassa. Avendo dei giorni di chiusura, qui a Castelgrande è un po’ più facile organizzarsi».

La competizione si svolgerà sull’arco di due giorni, con due modalità di gara. «Quella di cucinare un menù di tre portate per 110 persone e quella di presentare uno ‘chef table’ con un menù per dodici. Per questo importante appuntamento inizieremo a prepararci già in aprile, con
un primo incontro in cui verranno confrontate e affinate le idee. Il prodotto che andremo a presentare sarà quindi il risultato di infinite prove, fintanto che non raggiungeremo la perfezione. Perché in fondo l’obiettivo è di provare a vincere». Ognuno dei componenti della squadra (assistita da due allenatori) avrà un ruolo definito. «Io dovrei essere il responsabile della carne».

‘All’inizio è come essere al circo’

La fiumana di gente che accorrerà a Stoccarda non sarà tuttavia uno scenario nuovo per Chiaravalloti. Nel 2012 ha infatti partecipato al Bocuse d’Or, il concorso culinario più prestigioso a livello svizzero, classificandosi al primo posto. «In quell’occasione gli altri concorrenti erano sicuramente più preparati di me. Ciò che ha fatto la differenza è stato il gusto. E in fondo, è proprio in questo che siamo forti noi
della Svizzera italiana». Il risultato di Ginevra gli era valso il biglietto per partecipare alla finale europea di Bruxelles, dove era riuscito ad ottenere il settimo posto che gli aveva permesso di essere al via della finale mondiale di Lione, dove si era brillantemente classificato al 13esimo rango. «In questi concorsi si cucina all’interno di un box, con la gente attorno che ti osserva: ci si sente come in una sorta di
circo. Ricordo che a Lione avevo puntati addosso gli occhi di circa 3’000 persone, e nei primi minuti non era stato affatto facile
concentrarsi». Singolare appare che nella nazionale olimpica sia stato selezionato solo uno chef del panorama culinario ticinese, che vanta una grande formazione e prende spunto dalla prestigiosa scuola italiana.

«Il problema è che partecipare ai concorsi non è evidente, perché gli allenamenti richiedono grande impiego di tempo. Mettersi in gioco vuol dire privarsi di famiglia e tempo libero. E non tutti sono disposti a farlo. Bisogna avere grande forza mentale e una persona speciale che ti sostenga, che nel mio caso è mia moglie». Al fine del suo successo, Chiaravalloti deve tanto anche al suo maestro e fonte d’ispirazione: il rinomato chef Dario Ranza, unico ticinese insieme al suo ‘allievo’ ad aver partecipato al Bocuse d’Or.

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