Bellinzonese

Quando i robot permettono di assumere più dipendenti

L’esempio di Smb Medical che produce protesi a S. Antonino: profitti e personale in crescita grazie all’automatizzazione

Da sinistra Heimo Wabusseg (Ceo) e Andrea Costa (Cfo) (Ti-Press/Gianinazzi)
2 giugno 2018
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Se nell’immaginario collettivo regna il timore che le macchine o i robot “rubino” il lavoro ai dipendenti in carne ed ossa, quello dell’Smb Medical è un buon esempio di come possa accadere il contrario. L’azienda che produce placche e protesi mediche in zona centri commerciali di S. Antonino sta infatti vivendo una forte crescita che permette un costante aumento del numero di dipendenti anche grazie al lavoro svolto dai robot introdotti a partire dal 2015 nella catena produttiva. Basti pensare che i lavoratori hanno raggiunto quota 90 (oltre due terzi sono residenti) con cinque nuove assunzioni solo nel 2018. «Facciamo il doppio dei pezzi nello stesso tempo – spiega il Ceo Heimo Wabusseg alla ‘Regione’ –. La filosofia della nostra azienda è automatizzare alcune fasi della produzione in modo da evitare ai nostri collaboratori i lavori pericolosi, ripetitivi e noiosi che rischiano di far perdere la concentrazione ed essere poco stimolanti».

Il direttore finanziario Andrea Costa sottolinea che l’evoluzione del mondo del lavoro va in questa direzione: «I robot permettono di fare lo stesso lavoro in modo meno stressato e sviluppando maggiori competenze». I profili dei dipendenti tendono così ad essere più qualificati e, grazie agli aggiornamenti necessari per stare al passo con la tecnica in evoluzione, la carriera diventa più stimolante.

A livello di risultati, l’automatizzazione permette di produrre di più e aumentare il fatturato. «Dallo scorso settembre in certe fasi della produzione abbiamo inserito tre turni: si lavora 24 ore su 24 per rispondere alla domanda in costante crescita», spiega il direttore finanziario. Se nel 2017 l’azienda passata in mano al gruppo francese Marle ha realizzato 15,3 milioni di franchi di fatturato, le stime per il 2018 sfiorano i 20 milioni. «Finora registriamo una crescita media del 20%, con picchi alcuni mesi del 40% in più rispetto alle previsioni», sottolinea Costa, evidenziando che senza i processi automatizzati risultati del genere non sarebbero possibili. Sono 300mila le protesi che a partire dalla materia grezza (leghe di metallo) vengono prodotte qui annualmente e fornite ai rivenditori per poi essere vendute agli ospedali. Per quanto riguarda la protesi dell’anca, sottolinea Wabusseg, Marle è leader mondiale producendo un terzo di tutte quelle che vengono impiantate al mondo.

La sede di S. Antonino è un esempio virtuoso anche per quanto riguarda i rapporti con i sindacati, come conferma il rappresentante Ocst Claudio Isabella. «C’è dialogo e collaborazione. A fine 2017 è stato rinnovato il contratto collettivo di lavoro e la Smb Medical figura tra le prime nella classifica delle aziende Aiti a livello salariale», spiega il sindacalista. «Importanti per noi anche i contatti con le istituzioni – aggiunge Andrea Costa –, come l’Ufficio regionale di collocamento a cui facciamo capo per le assunzioni»

Verso l’espansione e un centro apprendisti

La domanda di protesi nel mondo è strettamente legata alla situazione economica generale. Il Ceo della Smb Medical Heimo Wabusseg spiega infatti che, contrariamente alle placche metalliche utilizzate in caso di fratture, l’impianto di protesi necessario a seguito dell’usura dell’articolazione è meno urgente e viene effettuato quando la disponibilità economica del paziente lo permette. «L’invecchiamento della popolazione, la maggiore accessibilità in ambito sanitario e la modernizzazione delle infrastrutture contribuiscono al boom di richieste», aggiunge il Ceo. Ciò considerato, l’obiettivo dell’azienda è di raddoppiare il numero di pezzi prodotti annualmente passando a circa 600mila unità. Un aumento graduale possibile grazie all’assunzione di ulteriore personale, all’acquisto di nuovi macchinari e all’espansione fisica, inizialmente all’interno della fabbrica attuale. «Ogni anno investiamo circa 2 milioni per aumentare la capacità produttiva e la sicurezza nell’azienda», spiega il direttore finanziario Andrea Costa. In un secondo tempo, spiegano i vertici, l’intento è quello di costruire nuovi spazi sul sedime edificabile di loro proprietà al posto degli attuali parcheggi, che potrebbero essere trasferiti sottoterra. Altro importante obiettivo è la realizzazione di un centro formativo per apprendisti, magari interaziendale in collaborazione con altre ditte. Già attualmente ne vengono accolti circa 7-8. «Essendo difficile trovare dei profili con le competenze necessarie, riteniamo interessante occuparci del loro percorso formativo», spiegano i vertici dell’Smb Medical.

‘La crisi del 2015 ci ha resi più forti di prima’

Un momento difficile vissuto dall’azienda è stato quello generato dalla decisione della Banca nazionale svizzera di abolire la soglia minima del cambio euro-franco nel gennaio del 2015. Il conseguente brusco rialzo della moneta svizzera aveva causato notevoli problemi economici alle aziende che si basavano in buona parte sull’export. Come conferma il Ceo di Smb Medical Heimo Wabusseg, si è trattato di uno shock che ha costretto i vertici dell’azienda a intraprendere misure per contenere i danni. È stato per esempio chiesto al personale di lavorare alcune ore in più per qualche mese dopo la firma di un accordo di crisi (inizialmente 4 alla settimana, poi meno in base al cambio medio franco-euro del mese precedente). «Abbiamo riguardato tutti i processi produttivi al fine di guadagnare il più possibile rispetto a quanto avevamo perso», aggiunge Wabusseg. L’insieme delle misure, continua, «ci ha permesso di uscire da questa situazione più forti di prima. È stato un punto di partenza».

La nascita a Biasca

Il franco forte ha invece messo in ginocchio l’Smb Sa di Biasca (ora acquistata dalla Riganti Forging), azienda nata nel 1968 e attiva nel processo di forgiatura per la produzione di prefabbricati. Il settore medicale è stato creato quale segmento dell’azienda sempre nella sede di Biasca negli anni 80, per poi riscontrare un notevole sviluppo alla fine degli anni 90 e inizio 2000, al punto da rendere necessaria la costruzione dell’attuale fabbrica di S. Antonino nel 2003. Qui la produzione è stata avviata nel 2004 ed è proseguita con una crescita importante fino al 2008, anno in cui i proprietari hanno venduto a un fondo di investitori privati che hanno deciso di sviluppare le due ‘anime’ dell’azienda (industriale e medicale) separatamente. Dopo la scissione giuridica nel 2014, la separazione ufficiale è avvenuta nel 2015. Ovvero 2 anni prima della vendita al gruppo francese Marle. «Ci assicurano un buono spazio di manovra e sono soddisfatti dei risultati che stiamo ottenendo, che vanno oltre le loro aspettative», aggiunge il Ceo.

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