Popolazione preoccupata soprattutto per il via-vai di camion: ditta Ongaro e Municipio valutano alternative per ridurre il disturbo

«Vi teniamo sotto tiro e alla prima che fate partono le cannonate». Clima teso (eufemismo) mercoledì sera a Castione nell’aula magna delle scuole medie durante l’incontro informativo promosso dalla ditta Ongaro di Cresciano, attiva nell’estrazione di granito, per spiegare alla popolazione locale i dettagli della prevista riattivazione temporanea della cava piccola ex Antonini, acquistata nel 2016 dal Comune, dove fino ad alcuni decenni fa veniva estratto il pregiato marmo bianco di Castione che costa il doppio/triplo delle altre pietre ticinesi comunemente utilizzate nell’edilizia. Una presenza unica in Svizzera, oggi di nuovo richiesta perché Oltralpe è emersa recentemente la necessità di eseguire lavori di manutenzione e rinnovo di alcune parti di importanti edifici pubblici e protetti per i quali a suo tempo si era fatto capo al Bianco di Castione.
«La riattivazione della cava è temporanea e limitata a soli 5-6 mesi, di cui solo due-tre dedicati all’estrazione e gli altri alla preparazione del cantiere», hanno spiegato Giuseppe Ongaro e la sorella Chiara Ongaro Pescioli, contitolari dell’omonima ditta, affiancati dall’ingegnere Floriano Beffa dello studio Muttoni & Beffa Sa coinvolto per l’analisi tecnica dell’iniziativa. La cui domanda di costruzione inoltrata lo scorso autunno al Comune, e sottoposta per preavviso al Cantone, ha raccolto diverse opposizioni, fra cui quella multipack di una quindicina di domiciliati patrocinati dallo studio legale Gianoni, e quella dell’Associazione per il miglioramento ambientale di Castione (Amica), come detto in apertura pronta a cannoneggiare.
Il problema deriva dal fatto che oggi la zona in quel punto è totalmente residenziale (a nord confina col centro artigianale Cast). A pochissimi metri dalla cava sono sorte parecchie abitazioni: così ha voluto la pianificazione comunale dell’ultimo quarantennio. E oggi gli abitanti sono più che mai decisi a difendere la loro qualità di vita, senza tuttavia opporsi di principio – stando gli interventi di mercoledì – a un’estrazione limitata nel tempo. Considerati il metodo d’estrazione (niente brillamenti né martelli pneumatici, ma seghe a filo diamantato che estraggono i blocchi di marmo scavando in profondità nella montagna anziché in superficie, quindi fonte di meno rumori e vibrazioni dei metodi tradizionali), il quantitativo limitato (700 metri cubi), il previsto terrapieno alto sei metri (in grado di contenere il rumore nei limiti imposti dall’Ordinanza sull’inquinamento fonico), il drenaggio e sistema di gestione acque reflue (per evitare deflussi nella zona abitata) e l’impegno a sistemare l’area a lavori conclusi (lasciando il terrapieno e immaginando il ripristino dell’antica strada romana in collaborazione col Comune), la preoccupazione più grande degli abitanti è costituita dal transito di camion. Ne sono previsti uno/due al giorno durante la fase di estrazione (per un totale massimo di 120), e al massimo dieci al giorno nella fase di installazione del cantiere (posa terrapieno, macchinari e altro). I toni si sono accesi nel criticare la scelta di prevedere il transito lungo via delle Cave (accesso da sud), attorniata da abitazioni, anziché sfruttare la strada romana che dalla piccola cava conduce verso nord nell’ex cava media (in disuso) situata dietro il Centro Cast. Strada romana – hanno spiegato Ongaro e Beffa – che però presenta un’inclinazione insidiosa, coinvolge terreni privati e richiederebbe un intervento costoso di messa in sicurezza per permetterne l’esercizio con mezzi pesanti. Tuttavia per gli abitanti questa è l’unica via percorribile. Pena l’inoltro di ricorsi a ogni istanza possibile, ciò che rischia di vederli smentiti (qualora il transito di camion rispettasse i limiti dell’Ordinanza sull’inquinamento fonico), ma anche di procrastinare di anni l’avvio dell’estrazione. Ciò che potrebbe indurre la ditta Ongaro a desistere. L'impegno suo e del Municipio – ha assicurato il sindaco – è di risolvere anzitutto il problema strada.