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Conferenza sull’Ucraina, la sicurezza passa da Bellinzona

È alla centrale di allarme cantonale ‘Cecal’ il centro nevralgico che tiene sotto controllo l’evento in riva al Ceresio

Occhi puntati su Lugano (Ti-Press)

È alla centrale di allarme cantonale ‘Cecal’ il centro nevralgico che tiene sotto controllo l’evento in riva al Ceresio

2 luglio 2022
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Ukraine Recovery Conferenze, -2. A Bellinzona, nella sede della Centrale cantonale di allarme della Polizia cantonale (Cecal), ‘cuore’ e ‘cervello’ dell’imponente dispositivo di sicurezza, fervono gli ultimi preparativi.

È da qui, e più precisamente dalla sala operativa dello Stato maggiore – già ‘collaudata’ in occasione delle fasi più acute dell’emergenza pandemica di coronavirus – che saranno gestite tutte le operazioni legate agli aspetti concernenti la sicurezza relativi alla conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina (Urc 2022) di Lugano.

Ti-PressLa sala dello Stato maggiore della Cecal

«La sala dello stato maggiore della Cecal (che per la prima volta dalla sua creazione si apre ai media, ndr) è stata concepita per far sedere allo stesso tavolo tutti gli Stati maggiori coinvolti nelle operazioni legate alla sicurezza nell’ambito della conferenza sull’Ucraina affinché ci si possa coordinare – spiega il portavoce della Polizia cantonale Renato Pizolli –. Per poter rispondere al meglio a ogni evenienza, è dotata di attrezzature e tecnologie estremamente moderne. Ciò ci permetterà di gestire da questa centrale operativa in tutto e per tutto l’operazione sul territorio di Lugano, tanto di Polizia, quanto di Stato maggiore cantonale di condotta, beninteso facendo capo alle nostre ‘antenne’ sul territorio».

Ti-PressOcchi puntati sul territorio

Stato maggiore operativo da domani mattina

Per coordinare il tutto, i vari ambiti del supporto sono stati suddivisi in ‘cellule’. «Quella che in gergo viene chiamata ’P1’, ad esempio, si occuperà in particolare di tutti gli aspetti logistici dell’intervento, e in particolare delle entrate in servizio».

La più delicata delle cellule è però la ‘P3’, che «è quella più vicina all’aspetto pratico dell’evento e dunque anche il centro nevralgico dell’intera operazione di sicurezza. Per questo motivo, fisicamente, il locale a essa destinato è direttamente adiacente alla sala dello Stato maggiore. Sarà appunto la P3 a gestire direttamente tutto il personale attivo sul terreno, compresa la chiusura delle strade e la messa in sicurezza del perimetro, come pure l’organizzazione delle scorte per le varie delegazioni che arriveranno in riva al Ceresio. Il tutto affinché noi, da qui, possiamo avere la visione più ampia possibile di tutta l’area attorno a perimetro della conferenza. Ciò dovrebbe permettere allo Stato maggiore di prendere tempestivamente tutte le decisioni di tipo tattico e tecnico, o, in subordine, dai responsabili distaccati direttamente sul posto, in accordo con lo stesso Stato maggiore».

Ti-PressOperativi da domani mattina alle 10

Preparativi agli sgoccioli, il dispositivo – e di riflesso l’intero Stato maggiore – è pronto a entrare in funzione. «Cosa che, per la precisione, avverrà domani alle 10: a partire da quell’ora in questa sala ci sarà sempre seduto un responsabile dei vari dispositivi o partner. Complessivamente, durante le fasi più ‘calde’ dell’intera operazione, all’interno dello Stato maggiore ci saranno dalle quindici alle venti persone con l’intento di garantire il coordinamento, sotto la direzione del tenente colonnello Lorenzo Hutter, capo impiego generale dell’operazione Ucr 2022».

Sulla natura delle minacce da cui guardarsi in modo particolare, Pizolli non si esprime: «Sono ovviamente informazioni molto sensibili, ragion per cui strettamente riservate. Ad ogni modo il quadro delle possibili minacce viene costantemente aggiornato: la cosa più importante è che il nostro dispositivo vada di pari passo con il tipo di minaccia, al fine di poter intervenire con la necessaria efficacia».

Collaborazione intercantonale

Pure sul numero di agenti impegnati nell’operazione di sicurezza, Pizolli non fornisce cifre: «Questo è un dato che per ragioni di sicurezza non diamo mai. Possiamo però dire che per noi sarà un dispositivo molto importante». Oltre agli agenti della Polizia cantonale, il dispositivo di sicurezza a margine della conferenza sull’Ucraina di Lugano coinvolge direttamente l’esercito (qui di cifre Berna ne ha fatte, con la garanzia di un effettivo fino a 1’600 militari, «effettivo che però al momento non si è ancora concretizzato nella sua interezza»), la Polizia comunale della città di Lugano e i corpi di polizia cantonale di altri Cantoni, nell’ambito del concordato intercantonale».

L’operatività dello Stato maggiore dipenderà molto dal corso degli eventi in quel di Lugano: «Molto dipenderà dal ritmo dei lavori alla conferenza: in base a quello adatteremo l’occupazione della sala. Un po’ come si fa in occasione del Forum economico di Davos o per le visite importanti in quel di Ginevra».

E, proprio facendo un parallelo con il Forum grigionese, si possono fare analogie con l’impegno che si prospetta sul territorio a Lugano in questa due giorni di conferenze? «Qualsiasi impiego nell’ambito della sicurezza su territorio svizzero porta sempre un insegnamento che può essere ripreso, magari affinandolo – sottolinea Lorenzo Hutter, sostituto comandante della Polizia cantonale –. Anche durante la fase di pianificazione, abbiamo lavorato in stretto contatto con chi si è occupato di questi aspetti a Ginevra o a Davos, o, ancora, a Berna».

Ti-PressLorenzo Hutter

Impiego come per Gottardo 2016, ma più concentrato e complesso

Si può parlare del compito più oneroso e delicato della Polizia cantonale in assoluto pensando a questa conferenza? «A livello di dispiego di effettivi siamo sui numeri di quelli che avevamo messo sul campo per l’inaugurazione di Alptransit al Gottardo nel 2016. Ma allora l’impiego era stato diluito nel tempo. Stavolta, invece, si tratta di un impiego più concentrato, ma simile per impegno e impiego, con altri aspetti e dunque una diversa complessità».

Oltre alla Polizia cantonale ticinese, a quelle provenienti da altri cantoni e all’esercito, la ‘missione sicurezza’ relativa alla conferenza sull’Ucraina di Lugano coinvolge parecchi altri partner: «In primis c’è la Città di Lugano, con la sua Polizia comunale, estremamente importante per tutto ciò che concerne la gestione pratica dell’evento e delle questioni ordinarie, non per forza di cose a esso legate. Potremo contare anche sulla collaborazione attiva di molti specialisti provenienti da Svizzera tedesca e Svizzera romanda. Impegnata nelle operazioni c’è pure la Polizia federale, con in particolare l’incarico della valutazione dei livelli di protezione delle persone che arrivano a Lugano». E non è finita qui, visto che l’elenco dei partner coinvolti «comprende pure i funzionari dell’Ufficio federale delle dogane (le ex guardie di confine), la Polizia dei trasporti, come pure la Protezione civile, nonché, ovviamente, gli organizzatori stessi della Conferenza».

Preparativi da ottobre

A livello pianificatorio, gli aspetti della sicurezza legati a questo evento sono cominciati in autunno, addirittura in ottobre (allora ovviamente non si parlava di ‘ricostruzione’ dell’Ucraina, visto che l’invasione da parte delle forze russe è cominciato il 24 febbraio). Come è mutato allora l’aspetto relativo alla sicurezza legato all’appuntamento in riva al Ceresio? «Con l’inizio del conflitto in Ucraina è logicamente mutato anche il tipo di minaccia possibile per un evento come quello di Lugano. E in funzione di questo abbiamo dovuto adattare il nostro dispositivo. Non parlerei di un rafforzamento generale, ma sì, puntualmente è stato potenziato». Si può parlare di un rischio accresciuto dallo scoppio della guerra? «Più che altro, a seguito dell’inizio dei combattimenti, in sede di preparazione ci siano chinati su qualche scenario in più relativo ai rischi per la conferenza di Lugano. A cambiare, semmai, è stata la nostra prontezza a reagire».

Ti-PressPronti a intervenire se necessario

Hotline già parecchio sollecitata

Per venire incontro alle esigenze della popolazione, e in particolare di quella parte direttamente toccata dallo svolgimento pratico della conferenza di Lugano, da martedì la Polizia cantonale ha implementato un sito internet dedicato e pure una hotline, «già parecchio sollecitata. In particolare per questioni pratiche, soprattutto concernenti la viabilità. Manifestazioni come queste comportano sicuramente qualche grattacapo all’assetto viario, e con l’attivazione di uno specifico sito internet e una infoline abbiamo voluto cercare di attenuare al minimo i disagi della popolazione».

F/A-18 pronti a decollare da Payerne (e non solo)

La presenza in grigioverde, in qualità di responsabile delle truppe dell’esercito mobilitate per la conferenza di Lugano, in seno allo Stato maggiore è Lucas Caduff, comandante della Divisione territoriale 3. Lui, qualche parola sui potenziali pericoli per una manifestazione come questa, la spende: «Noi, come esercito, abbiamo due compiti prioritari – spiega il divisionario –. Sul terreno dobbiamo assecondare le necessità della Polizia cantonale, in particolare dal profilo della logistica e delle trasmissioni. Qui, per noi, i pericoli maggiori possono essere dati da eventuali manifestazioni o da qualche piccolo attacco a materiali o istallazioni, come pure qualche tentativo di hackeraggio o sabotaggio».

Ti-PressHutter a colloquio con Caduff

Il più grande compito affidato all’esercito concerne però la sicurezza dello spazio aereo. «Questo è un compito di stretta competenza della Confederazione, ragion per cui siamo noi a dovercene occupare. Qui, sopra a ogni altra cosa, la sfida più importante consiste nella collaborazione con l’Italia, visto che gran parte del territorio del cantone è circondato da essa. Questa collaborazione è stata una vera e propria sfida, ma da quanto visto in queste settimane di preparazione posso dire che ha funzionato in maniera egregia. Avendo a disposizione un settore alquanto limitato per le nostre operazioni aeree di controllo, dovremo operare in stretta collaborazioni con le forze aeree italiane, per capire come intervenire se dovesse essere il caso».

Pronti in caso di necessità, per l’esercito svizzero, ci sono ovviamente gli F/A-18, «Che in caso di impiego effettivo arriveranno in Ticino dalla base di Payerne, ma anche da altre basi sul territorio nazionale».

Da mandato della Confederazione, i militari impiegati nelle operazioni nell’ambito dell’Urc 2022 saranno al massimo 1’600, «cifra che verosimilmente dovrebbe rispecchiare il numero effettivo di persone impiegate. Per loro, l’impegno attivo è cominciato il 29 giugno e si protrarrà fino all’8 luglio».

Ti-PressFino a 1’600 i militari impegnati in questa operazione

Impegno simile al Forum economico di Davos

Non ci fosse stata l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, ci sarebbe comunque stato l’impiego dell’esercito a questa conferenza? «Sì: il genere di ospiti che erano comunque attesi in riva al Ceresio è di quelli che impongono la massima protezione internazionale, per cui ci saremmo stati comunque, e con tutta probabilità in egual numero». E rispetto al Forum economico di Davos, in che proporzione siete presenti a Lugano? «A Davos, il Consiglio federale prevede un impiego fino al massimo di 5’000 militari. Qui circa un terzo o poco più. Ma soprattutto perché il Wef si svolge sull’arco di più giorni, e anche è previsto l’impiego dei jet per la sorveglianza dello spazio aereo, ragion per cui per la loro manutenzione su più giorni sono necessarie molte più persone. Ad ogni buon conto, per entità e delicatezza del nostro compito, quello di Lugano ha parecchie analogie con il Forum economico di Davos».