Mendrisiotto

Il Ticino è il regno delle 'mamme-taxi', ma qualcosa potrebbe cambiare

(Francesca Agosta)
18 settembre 2017
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L’andirivieni di auto, al volante le mamme (o i papà) sul sedile posteriore i bambini, attorno ai centri scolastici difficilmente passa inosservato dalle nostre parti. In Svizzera, in effetti, i genitori ticinesi sono fanalino di coda nella classifica della mobilità scolastica.

Più dei loro ‘colleghi’ d’Oltregottardo sono soliti accompagnare i figli a scuola su quattro ruote. L’inchiesta condotta a marzo e a settembre del 2016 dall’Associazione traffico e ambiente (Ata) sul territorio nazionale – e in un migliaio di nuclei famigliari – sotto certi aspetti è impietosa con la Svizzera italiana.

L’analisi degli esperti dell’Istituto di ricerche di mercato Link, confluita nello studio dell’Associazione, però, non solo apre una discussione proficua sul nodo (non solo viario) della mobilità scolastica, ma fa emergere pure le virtù del nostro cantone. Qui a sud del Paese, come e più che in altre regioni, ci si è prodigati sul piano pubblico e privato per cambiare rotta e sfilarsi la ‘maglia nera’. Ma soprattutto per lasciare la vettura in garage e abituare i bambini fra i 4 e gli 8-9 anni a scoprire altri modi per percorrere il tragitto casa-scuola. Introdotto in Svizzera nel 1999, da alcuni anni al di qua del Gottardo come nella Svizzera romanda (per prima) e in quella tedesca oltre che in scuolabus si ‘viaggia’, infatti, in Pedibus.

Oggi nella Confederazione si contano oltre 1’500 ‘linee’, dentro e fuori i centri urbani. Questo sistema di spostamento (a forza di piedi), gli scolari in fila indiana, in testa e in coda un adulto, ideato nel 1991 da un australiano (David Engwicht), ha saputo fare breccia anche in Ticino in questi anni. Non a sufficienza, però, per Ata che, attraverso campagne di sensibilizzazione, ha cercato e sta, tuttora, tentando di convincere i genitori a modificare le loro consuetudini. Inutile nasconderlo, l’Associazione traffico e ambiente ce l’ha con i ‘genitori-taxi’che fanno la spola fra l’abitazione e gli istituti scolastici comunali. Il problema è evidente altresì agli occhi di Bruno Storni, vicepresidente a livello svizzero dell’Associazione.

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