Locarno Festival 69

Stefania Sandrelli come una foglia al vento

Stefania Sandrelli
6 agosto 2016
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di Franco Cavalleri

È come una foglia al vento, Stefania Sandrelli, sul palco dello Spazio Cinema di Locarno. Davanti al pubblico delle grandi occasioni, l'attrice versiliana si racconta apertamente, a volte divagando, come foglia trasportata – appunto – dal vento di questo sabato locarnese. Racconta della sua Viareggio, “dove ci sono più sale cinematografiche che chiese” e della sua passione per il cinema che affonda le radici nell'ambiente viareggino ed in quello famigliare.

A instillare in lei l'amore per la recitazione, infatti, il fratello Sergio, di sette anni maggiore. È grazie a lui - “È lui che mi fatto esordire a 15 anni e poi mi ha portata a Roma al provino per 'Divorzio all'italiana', contro il parere di mamma e degli zii” - che il pubblico italiano ha potuto godere, per ormai oltre mezzo secolo, della bellezza e della bravura di un'attrice voluta e celebrata da registi del calibro di Pietro Germi, Bernardo Bertolucci, Mario Monicelli, Tinto Brass, e da attori quali Marcello Mastroianni - “Il più grande di tutti”, dice Stefania al pubblico -, Ugo Tognazzi, Dustin Hoffman. L'elenco sarebbe troppo lungo per riportarlo interamente.

A proposito di quest'ultimo, ricorda come “Io non volevo farlo, 'Alfredo Alfredo'. Aspettavo il secondo figlio, in quel momento non mi sentivo di lavorare con Pietro Germi, grande regista che pretendeva moltissimo dai suoi attori. Ma Pietro non poteva accettare un no da me, mi ha mostrato furiosamente il contratto con Dustin Hoffman: 'Se non ci sei tu lui non viene, è qua nero su bianco'. Come potevo dire di no, a quel punto?”.   

Ci sono anche le occasioni mancate, nella carriera di questo mostro sacro del cinema italiano. Come quando disse di no addirittura a Francis Ford Coppola, che la voleva per 'Il Padrino'. “Ma la parte che mi proponeva era la stessa di 'Sedotta e abbandonata', e non volevo rischiare di trovarmi intrappolata nel ruolo della ragazza giovane e vergine”, confessa. Il grande regista italo-americano, per Stefania, è l'esempio del tipo di personaggio che preferisce: “Quelli che non se la prendono, che non ti tolgono il saluto per un 'no', intelligenti e ricchi di umorismo per capire che non sempre la vita ti dà quello che vuoi”.

 Ecco, anche lei è così, intelligente e ricca di senso dell'umorismo. Una persona istintiva, “non sono un'intellettuale” dice al pubblico, ma dotata di grande cuore, capace di muoversi e commuoversi. “In Novecento, di Bernardo Bertolucci, ero una maestrina che insegnava ad un gruppo di vecchi. Mi sono sempre piaciuti i vecchi, fin da bambina, quando ne vedevo uno da solo dicevo a mia madre 'È  solo, lo portiamo a casa?'. In una scena del film dovevo correre disperata per avvisare che i fascisti stavano bruciando il ricovero dei vecchi. E mi sono messa a piangere davvero”.

 Adesso, il teatro, “Il massimo per un attore. Ti offre un contatto con il pubblico impagabile. E poi lavoro con mia figlia Amanda”. Un impegno anche fisico, perché “le altre sono tutte giovani, belle e con i tacchi alti: dovrò metterli anche io, altrimenti sai che figura!”, dice ridendo. E come foglia al vento, vola via verso il teatro.