Archivio

Successore di Riina il superlatitante Messina Denaro? In Svizzera si cercano i soldi

18 novembre 2017
|

Per la successione di Salvatore Riina gli inquirenti siciliani che si occupano di Cosa Nostra fanno il nome di Matteo Messina Denaro, ricercato dal 1993, lo stesso anno dell’arresto di Totò u curtu. Sarà lui, il super-latitante tra i responsabili delle stragi del 1993, a riprendere il vertice della mafia del terzo millennio? Era stato lo stesso capo dei capi ad “incoronarlo”. “Una persona responsabile ce l’ho e sarebbe Messina Denaro”, dice in un’intercettazione ambientale del settembre 2013 nel carcere di Opera. Il 30 ottobre 2013 Riina esprime giudizi e considerazioni negativi sull’ex ragazzo che aveva cresciuto: “È stato qualche 4 o 5 anni con me, impara bene, minchia, tutto in una volta... Si è messo a fare la luce... Fa luce. E a noi ci tengono in galera, sempre in galera, però, quando siamo liberi li dobbiamo ammazzare. Questo si sente di comandare, si sente di fare luce dovunque, fa pali per prendere soldi, ma non si interessa di...”. Intanto, il capo dei capi in pectore di Castelvetrano deve la sua libertà a pochissimi e fidati uomini di riferimento. Come il locarnese di nascita Domenico ‘Mimmo’ Scimonelli, boss di Partanna (Trapani), in carcere perché condannato a 17 anni per mafia. Scimonelli per i magistrati di Palermo è stato “l’uomo bancomat” di Messina Denaro, che avrebbe utilizzato carte di credito di banche di Lugano messe a disposizione del boss di Partanna. Ipotesi che in un recente filone d’inchiesta ha ripreso vigore dalle dichiarazioni di un nuovo collaboratore di giustizia.

Un filone d’inchiesta che nei giorni scorsi ha portato al sequestro di beni per oltre dieci milioni di euro a carico di Gianfranco Becchina, 78enne mercante d’arte, titolare sino al 2000 di una galleria d’arte a Basilea e di cinque box, dove erano custoditi 5’361 reperti archeologici trafugati dal più importante sito della Sicilia, quello di Selinunte, da tombaroli al servizio della famiglia di Castelvetrano, capeggiata dapprima da Giuseppe ‘Ciccio’ Messina Denaro e successivamente da suo figlio Matteo. L’inchiesta da cui è scaturito il sequestro milionario ripercorre trent’anni di indagini nei confronti di Becchina e di Messina Denaro uniti dagli interessi coltivati in Svizzera. Gli investigatori hanno accertato frequenti contatti tra l’utenza svizzera in uso a Becchina e i telefoni usati da Messina Denaro che sino al 2000 ha frequentato la galleria del mercante d’arte. Il sequestro dell’intero patrimonio immobiliare e societario di Becchina sarebbe da riferirsi anche ad elementi emersi nel corso dell’inchiesta del Ministero pubblico della Confederazione impegnato nella ricerca di conti correnti che, grazie a prestanomi, Messina Denaro avrebbe in Svizzera. Fra questi nomi ci sarebbe anche quello di una donna residente in Ticino.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔