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Blue Whale: 'Nessun caso accertato di giovani spinti al suicidio in Ticino'

(Gabriele Putzu)
17 maggio 2017
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Ragazzi spinti al suicidio da un perverso gioco chiamato 'Blue whale'? “Non vi sono finora in Ticino casi accertati”. È quanto comunica alla 'Regione' la Polizia cantonale, interpellata dopo che stamattina i granconsiglieri del Ppd Giorgio Fonio e Claudio Franscella hanno interrogato il governo sul fenomeno di cui di parla da tempo e che preoccupa in Italia e a livello cantonale soprattutto a seguito della diffusione di un servizio delle 'Iene'. “Ci è stato segnalato un presunto caso riguardante una giovane – scrivono i due deputati –. Numerosi cittadini hanno segnalato prontamente alla Polizia Cantonale il profilo facebook dell'adolescente allo scopo di verificare e se del caso aiutare la ragazza”. In Svizzera, sempre secondo i popolari democratici, ci sarebbe un caso nel canton Vaud e un'indagine in corso in Vallese. “Per quanto riguarda la Svizzera – fa sapere la Polizia cantonale – non abbiamo dati”.

La balena spiaggiata

Il nome del gioco deriva dallo spiaggiamento dei cetacei che, lasciandosi andare a riva, trovano la morte. Perché l'esito della "sfida" è appunto quello: trovare la morte.
Il gioco si articola in 50 prove di pericolosità crescente: il giocatore, una volta accettato di partecipare, non può ritirarsi per le minacce di ritorsione.
Le istruzioni per le prove, fornite da un amministratore, consistono in atti di autolesionismo, selfie in situazioni pericolose, uccidere animali e altro ancora. Lo scopo delle prime 49 prove sarebbe quello di plagiare il soggetto, rendendolo facile vittima di una istigazione al suicidio (che, ricordiamo, è un reato in praticamente tutto il mondo; la pena massima, in Svizzera, è di 5 anni di detenzione).

Dubbi e preoccupazioni

"Unproven", cioè non confermato: così Snopes, il noto sito specializzato in leggende metropolitane, bufale e notizie false marca la pagina dedicata al Blue Whale, il "gioco" che avrebbe spinto al suicidio numerosi adolescenti attraverso una serie di prove che includono anche atti di autolesionismo, diffuso sui social network soprattutto ma non solo in Russia (si parla di alcuni casi, non mortali, anche in Svizzera).
Non confermato perché se il gioco esiste davvero e sta anche avendo una certa diffusione – grazie anche ai media e ai politici che ne parlano –, le origini e i reali effetti sono poco chiari. Il presunto creatore Phillipp Budeikin avrebbe inizialmente parlato di una iniziativa di marketing virale, salvo poi aver confessato di aver ideato il gioco per "ripulire la società"; c'è chi sostiene che il gioco non sia neppure stato ideato da una sola persona, ma nato spontaneamente in gruppi di discussione dedicati al suicidio. Non è nemmeno chiaro quanti morti abbia direttamente causato il gioco: alcuni dei filmati di suicidi mostrati come prova della sua pericolosità risalgono in realtà a prima della diffusione di Blue Whale. Il fatto è che il suicidio tra gli adolescenti è purtroppo molto diffuso: ogni anno, nel mondo, 67mila ragazzi e ragazze si tolgono la vita, secondo un recente rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità. Ancora di più quelli che tentano o pensano al suicidio, tema di molte discussioni online in ambienti "protetti", dei gruppi della morte difficilmente accessibili che non necessariamente incitano al suicidio, ma svolgono anche un'azione di supporto.
Il vasto e preoccupante fenomeno del quale Blue Whale potrebbe essere più un effetto che una causa.

 

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