
Si sono mossi tutti, com’è giusto che sia. Anche l’associazione svizzera arbitri (Asa) Regione Ticino, attraverso un comunicato del presidente Elia Marcianò e del vice Stefano Meroni, ha voluto esprimere la propria grande preoccupazione per fatti ritenuti “inquietanti, che denotano un’aumentata e sempre più dilagante maleducazione che nulla ha a che vedere con una manifestazione sportiva”.
«Sono anni – ricorda Meroni – che segnaliamo questi problemi. Si presentano in maniera ciclica. Siamo consci del fatto che il rischio zero non esiste, ma è altresì vero che ci stiamo muovendo, anche attraverso un concordato e con un gruppo di lavoro formato con la commissione degli arbitri della Ftc, e la Ftc stessa, affinché possano essere quantomeno ridotti». I club rispondo con decisione o si registra una certa passività? «Le società internamente adottano i loro provvedimenti, ma non basta. È la società che sta evolvendo in un certo modo. I valori che contraddistinguevano noi anni fa, non sono più propri ai giovani di oggi. Non è solo una questione che riguarda il calcio, il problema è ben più esteso e generalizzato. L’attività arbitrale è diventata una sorta di capro espiatorio».
Tale considerazione apre a interpretazioni di ordine sociologico… «È una questione culturale. In tal senso mi ha fatto piacere che il consigliere di Stato Manuele Bertoli si sia esposto dicendo che il compito di fare qualcosa spetta anche al Dipartimento da lui diretto. Episodi legati alla violenza possono presentarsi anche in altri ambiti sportivi». Quali altre iniziative sono possibili? Tre anni fa la Ftc sospese per un turno il campionato allievi D9, per rispondere in maniera forte alle minacce rivolte all’indirizzo di giovanissimi arbitri di 12 o 13 anni. In un comunicato annunciò l’eventualità di misure ancora più drastiche... «Potrebbe anche darsi che la prossima volta si possano anche fermare tutti i campionati, non solo quelli degli allievi. Se questi messaggi negativi dovessero continuare, valuteremo poi il da farsi. Non escludo dei provvedimenti forti anche da parte nostra. Una cosa è certa: così non si può andare avanti».
L’Asa offre il proprio supporto ai tesserati che ne facessero richiesta. «In sé può fare poco, l’Asa non ha potere decisionale. Può però consigliare ai propri tesserati su come tutelarsi. Per esempio in materia legale, valutando l’eventualità di una denuncia penale per la quale viena offerta l’assistenza del caso». L’Asa, indica il comunicato, “dietro ogni arbitro vi è la singola persona che ha diritto di essere rispettata e compresa, anche se commette degli errori. Nessuno ne é immune. L'arbitro ha diritto all'errore tanto quanto giocatori, allenatori e dirigenti e la sua funzione deve essere rispettata anche dagli spettatori e dai genitori”.