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'Fort Knox', in discussione i conti correnti e i beni immobili sequestrati

(©Ti-Press/Carlo Reguzzi)
31 marzo 2017
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Se sul piano penale l’operazione Fort Knox dall'udienza preliminare di ieri ad Arezzo è uscita notevolmente ridimensionata a seguito della decisione del pm Marco Dioni di riformare il capo d'imputazione con la soppressione del reato di riciclaggio, resta però in ballo una grossa questione economica che interessa soprattutto i capi dell'organizzazione, primo fra tutti Petrit Kamata, il 67enne svizzero di origine albanese, residente a Ligornetto, considerato il capo dei capi. In discussione, infatti, ci sono conti correnti e beni immobili per oltre 32 milioni di euro, sequestrati nel corso delle indagini. Anche quanto sequestrato in flagranza di reato: quasi un quintale di oro e un milione e mezzo di euro, in banconote da 500 euro, per pagare oltre 37 chilogrammi di metallo giallo. Per rogatoria il magistrato inquirente dal Procuratore pubblico della Confederazione aveva ottenuto il sequestro, sino a 155 milioni di euro, a carico di Petrit Kamata. A conti fatti, però, in Ticino erano stati sequestrati 10 milioni di euro, rintracciati sui conti correnti del 'dominus’ dell'organizzazione accusata di aver trafugato in Ticino, nell'arco di poco più di un anno, fra il 2011 e il 2012, quattro tonnellate e mezzo di oro, per un valore, all'epoca dei fatti, di 177 milioni di euro.
Nell'udienza di ieri si è appreso che a Petrit Kamata è stato sequestrato anche un immobile a Milano. Il pm Marco Dioni al giudice delle udienze preliminari Marco Cecchi ha chiesto la confisca di quanto sequestrato. Non dello stesso avviso gli avvocati difensori che, sollevati dalla derubricazione del reato che consente a tutti gli imputati di evitare il carcere, ''concedono'' il sequestro sino a otto milioni di euro: è la stima del profitto reale del colossale traffico di metallo giallo in nero, proveniente da ''Compro Oro''. Insomma, da questa disputa tra accusa e difesa si ricava che gli imputati potrebbero trovarsi a pagare in denaro e in beni quel prezzo che invece nessuno pagherà in termini di condanne.
La decisione del gup Marco Cecchi la si conoscerà il prossimo 26 maggio, giorno in cui lo stesso giudice scioglierà la riserva sulle 44 richieste di patteggiamento (gli imputati sono complessivamente 66). A chiedere di uscire dal processo senza troppe ammaccature sono stati gli imputati accusati anche del reato associativo, rimasto in piedi, ma declinato in ricettazione, rispetto all'iniziale riciclaggio. Una derubricazione che pone interrogativi anche sulle due indagini di Como sul traffico illegale di oro. Indagini in cui i pm Mariano Fadda e Simone Pizzotti ipotizzano l'aggravante del riciclaggio.