Archivio

'Caro Papa Francesco, grazie'. Tra i firmatari della lettera anche Grampa, vescovo emerito di Lugano

(©Ti-Press/Carlo Reguzzi)
12 marzo 2017
|

"Carissimo Papa Francesco, immaginiamo l'ingombro delle lettere sulla tua scrivania...''. E' l'inizio di una lettera aperta che un migliaio tra laici, presbiteri e religiosi, fra cui tre vescovi emeriti e otto parroci, hanno deciso di fare arrivare domani, 13 marzo, a Francesco. Una data non casuale, in quanto coincide con il quarto anniversario di Bergoglio sulla soglia di Pietro. Uno dei vescovi emeriti e Pier Giacomo Grampa (vescovo di Lugano), gli altri sono Giuseppe Casale (arcivescovo di Foggia-Bovino) e Carlo Ghidelli (arcivescovo di Lanciano-Ortona). L'iniziativa si chiama "Nella gioia dell'evangelo" e vede tra i sottoscrittori più noti Ermes Ronchi, Alex Zanotelli, Rosino Gibellini, Carlo Molari, Andrea Grillo, Marinella Perroni, Adriana Valerio, Valerio Onida, Domenico Pizzuti S.J. (Scampia), Vito Mancuso, Angelo Casati e Giovanni Nicolini. Lo scopo dell'iniziativa è ringraziare Francesco per il suo magistero e condividere con lui alcuni pensieri. Ringraziarlo perché in lui, nelle sue parole e nei suoi gesti "questo piccolo gruppo si è sentito come interpretato". Ma, insieme, comunicargli una "sofferenza: la sensazione di uno scollamento fra il messaggio che le tue parole custodiscono e la coscienza da parte della Chiesa". E' chiaramente uno schieramento di campo in quanto papa Francesco incontra molte difficoltà a portare avanti il suo evangelo. Nella missiva si legge:"Ci sembra di ravvisare tentativi di contrastare l'evangelo sia nell'indisponibilità di alcuni vertici ecclesiali, sia nelle relazioni di un certo numero di fedeli che sembrano impermeabili al tuo annuncio". I firmatari spiegano di aver portato "e in parte ancora portiamo nel cuore" la sofferenza "per il rischio di un evangelo ridotto a codice di comportamento morale, mentre esso è soprattutto l'annuncio dell'amore del Padre, quale nella forza dello Spirito si è manifestato e reso disponibile a tutti nella vita umana e profetica di Gesù, il galileo di Nazareth. Siamo infatti convinti che solo restando dentro tutta l'ampiezza e la profondità dell'evangelo, è possibile parlare a noi stessi, ai nostri fratelli e alle nostre sorelle dentro e fuori della chiesa visibile, per sperimentare assieme a tutti la potenza liberante dell'evangelo. Nella tua voce abbiamo riascoltato con insistenza queste parole: evangelo, gioia, sinodalità. Abbiamo colto dalle tue parole e dai tuoi gesti uno sguardo diverso sul magistero del vescovo di Roma".