
«Confermo: in generale non si può parlare di un condizionamento della manodopera frontaliera sul mercato del lavoro in Ticino». Rintuzza le critiche, Rico Maggi, direttore dell'Istituto di Ricerche Economiche (Ire). Rintuzza e passa al contrattacco dopo che l’istituto da lui diretto si è trovato al centro della bufera politica per via delle conclusioni di uno studio – anticipato da laRegione martedì – secondo cui non esisterebbe una pressione da parte dei lavoratori italiani sull'impiego in Ticino. «Sono deluso da queste reazioni», afferma al nostro quotidiano. Deluso perché «ci siamo limitati a fotografare la realtà». Non un'opinione, quindi, ma solidi fatti. Un lavoro solido su cui Maggi vorrebbe ora si pronunciasse il Dipartimento finanze ed economia del Cantone, per ora rimasto silente. «Mi aspetto una presa di posizione dal Dfe. Sono fiducioso che arriverà presto». E, intanto, a chi ha criticato l'analisi per non aver tenuto conto della pressione al ribasso sui salari dei residenti, Maggi risponde: «È un aspetto curato dalla Seco di cui teniamo già conto».
Queste le prime reazioni di Maggi che pubblicheremo sull'edizione cartacea in versione più estesa tra qualche ora.