
L’Associazione per i popoli minacciati (Apm) accusa lo specialista neocastellano di metalli preziosi Metalor e la concorrente ticinese Pamp (Produits artistiques métaux précieux) di carente diligenza negli acquisiti. In un comunicato stampa ripreso dall'Ats, l'Apm sostiene molto probabile che gli acquisti attuali siano legati a metallo giallo illegale, mentre è sicura che in passato sia l’azienda neocastellana che la concorrente ticinese di Castel San Pietro abbiano lavorato dell’oro illegale proveniente dal Perù. Aspettiamo una reazione da parte dell'azienda ticinese – da noi contattata in mattinata – che da qualche anno presenta regolarmente il proprio Bilancio di sostenibilità a testimonianza dell'impegno in ambito di sviluppo sostenibile nell'intera filiera dei metalli preziosi. Pamp è inoltre un membro effettivo della London Bullion Market Association (Lmba), associazione internazionale che contribuisce alla regolamentazione del mercato dell'oro.
Il Perù è uno dei maggiori produttori di oro a livello mondiale. Da alcuni anni il suo governo procede con diverse misure e nuove leggi per combatterne il commercio illegale. Quest’ultimo è di solito perpetrato insieme al riciclaggio di denaro, al lavoro forzato, all’evasione fiscale e a problemi ambientali. Se è vero che Metalor aveva interrotto due anni fa le relazioni commerciali con alcune delle aziende sospettate di queste pratiche, ancora oggi però collabora con società che hanno una discutibile condotta negli affari, scrive l’Apm.
Attualmente sarebbero in corso indagini in tre aziende peruviane, da cui Metalor ancora oggi si procura dell’oro. L’azienda Minerales del Sur fornisce per esempio più oro a Metalor di quanto la regione da cui proviene il metallo prezioso ne produce ufficialmente. Dal 2008 a fine luglio di quest’anno Metalor ha importato 49 tonnellate di oro del valore di 1,85 miliardi di dollari da questa azienda. La Svizzera nel 2014 ha importato dal Perù complessivamente 143 tonnellate di oro per un totale di 2,6 miliardi di franchi, secondo i dati dell’Amministrazione federale delle dogane. L’Apm chiede controlli più rigorosi e di rendere pubblici i risultati di queste verifiche.