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Boris Bignasca a processo per diffamazione

(Carlo Reguzzi)
16 marzo 2015
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«Quello che conta era il titolo, che aveva il punto interrogativo, rendendo così dubitativo l'intero articolo...». Queste e altre 'perle' di giornalismo dispensate da Boris Bignasca al processo apertosi stamattina a suo carico per reati contro l'onore che avrebbe commesso quand'era direttore di "10 minuti". 

Tre le fattispecie per cui Bignasca compare davanti alla Pretura penale. La prima riguarda la 'Regiopress Sa', società editrice della 'RegioneTicino', e il direttore della testata Matteo Caratti. Nel dicembre del 2011 il figlio del Nano aveva firmato un pezzo intitolato "laRegione: un giornale di assassini?" in cui si metteva in relazione lo suicidio di un avvocato luganese con un servizio apparso sul nostro quotidiano. Servizio in cui, citando un’inchiesta giudiziaria italiana, si riferiva di presunti legami del legale con la ‘ndrangheta. In un secondo testo, sempre pubblicato su '10 minuti', Bignasca aveva definito Caratti ‘gentaglia’, ritraendolo in un fotomontaggio con un coltello in mano e gli indumenti sporchi di sangue.

La seconda fattispecie concerne invece un articolo del febbraio 2012 con cui il giovane Bignasca avrebbe – stando alla pp Valentina Tuoni – diffamato il general manager di Comsa (ditta appaltatrice dei lavori al Lac di Lugano) Francesco Ricci. 

Tra il novembre 2011 e il febbraio 2012 Bignasca avrebbe pure ingiuriato l'avvocato e docente Paolo Bernasconi in alcuni articoli apparsi sul '10 minuti'.