Mendrisiotto

Masseria di Vigino, il Cantone assicura la tutela del bene

L’interesse c’è. E anche la disponibilità a cedere il complesso a potenziali promotori (con tanto di sussidi). Purché il progetto sia rispettoso

Si garantisce la manutenzione (Ti-Press)
17 settembre 2021
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Il Consiglio di Stato (CdS) non abbandonerà la Masseria di Vigino al suo destino. Il governo lo ha messo nero su bianco nella risposta all’interrogazione firmata da tre deputati Ppd del Mendrisiotto, preoccupati per il futuro di questa testimonianza rurale della prima metà del XV secolo in territorio di Castel San Pietro. A lasciare tutti con il fiato sospeso, qualche tempo fa, era stato il naufragio delle trattative con una Fondazione privata, pronta a lanciarsi in una operazione di recupero e valorizzazione. Tant’è che l’Ente regionale per lo sviluppo, convinto della bontà dell’iniziativa, ha rimesso il mandato nelle mani del Cantone. L’impegno, comunque, a Palazzo delle Orsoline non è venuto meno. L’interesse alla “salvaguardia della Masseria di Vigino quale bene cultuale riconosciuto" è confermata, scrive il CdS. Non solo, resiste, si annota rivolti a Luca Pagani, Giorgio Fonio e Maurizio Agustoni, anche la disponibilità “alla cessione della masseria” e anche a concedere un sussidio per "favorire la riconversione della stessa conformemente al progetto vincitore del concorso di progettazione”. Proposta, quest’ultima, che immaginava di trasformare quel bene in una ‘Maison du terroir’ aperta al pubblico, nel solco della politica di sviluppo economico perseguita dal Cantone e della vocazione turistica della masseria e del territorio.

Il governo rassicura i tre gran consiglieri anche su un altro aspetto delicato: lo stato di conservazione del complesso rurale. Stato dell’edificio che, al momento, “non ne compromette il valore culturale e, dunque, le disposizioni di protezione non sono poste in discussione“. Certo, si ribadisce, la sua conservazione, a medio e lungo termine, "richiede in ogni caso interventi attivi di recupero”. Sin qui, sono stati garantiti, annota il CdS, i lavori per una "minima manutenzione e la messa insicurezza”. Stanziati nel 2010 400mila franchi, se ne sono spesi 250mila in un prima sistemazione e se ne sono investiti altri 110mila fra il 2017 e il 2020. Mentre per la pulizia del terreno - si parla di circa 4’100 metri quadri - e varie opere di ripristino si destinano 6mila franchi l’anno.

Adesso, però, la vera impresa sarà trovare nuovi promotori pronti a lanciarsi in questa avventura (vincoli pianificatori e culturali inclusi).

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