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Locarnese, nella marea delle richieste di aiuto

L’elenco dei sostegni elargiti come salvagenti nelle acque alte della pandemia è ampio, ma a lungo andare in molti rischiano di affondare

La crisi inizia ad uscire dalla latenza (Foto Ti-Press)
3 marzo 2021
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È stato un anno buio per il Locarnese, quello trascorso dal primo caso di coronavirus registrato in Ticino. Abituato a rifulgere con Moon&Stars, Luci e Ombre, riflettori e proiettori del Film Festival, a causa della pandemia il suo aspetto è radicalmente cambiato, con piazze, vie e locali rimasti perlopiù disadorni e vuoti. A tinte cupe è anche il quadro della situazione socioeconomica che si è venuta a creare nella regione. Confrontandosi con il bilancio stilato dai responsabili di alcuni servizi attivi sul territorio, si rileva che più questi hanno contatto ravvicinato con la popolazione, più le parole usate per raccontare le conseguenze del virus paiono uscire da una pellicola neorealista. Lo stato di emergenza che paralizza le vite, le macerie sociali, l’indigenza in emersione, l’incertezza rispetto al futuro: sono numerosi gli elementi in comune col genere cinematografico nato in Italia sul finire del secondo conflitto mondiale e che di quel periodo.

Il mercato del lavoro trema

In primo luogo desta inquietudine la situazione del mercato del lavoro. I dati resi pubblici la scorsa settimana dall’Ufficio federale di statistica evidenziano per il quarto trimestre del 2020 una diminuzione degli impieghi in Ticino del 4,4%, – ovvero 10mila posti di lavoro andati persi (in Svizzera ne sono spariti globalmente 23mila) – rispetto al corrispettivo periodo del 2019. Non tutti però sono confluiti nella disoccupazione e si attendono ulteriori approfondimenti statistici per delineare meglio il quadro.


Albergheria e ristorazione tra i settori più colpiti nella regione a vocazione turistica (Infografica laRegione)

Analizzando i dati inerenti alla disoccupazione disponibili per il distretto di Locarno, Stefano Rizzi, direttore della Divisione dell’economia, mette in rilievo l’effetto arginante delle varie misure di sostegno economico attivate: «La media annua dei disoccupati iscritti all’Ufficio regionale di collocamento del Locarnese (vedi infografica tabella 1) nel 2020 è stata pari a 1'081 persone, ciò che determina un aumento rispetto ai due anni precedenti. Nel contesto della pandemia si tratta, tuttavia, di un incremento relativamente contenuto visto che il numero medio di disoccupati iscritti si attesta sui livelli registrati nel 2017 (1’060). In questo senso, le indennità per lavoro ridotto (Ilr) hanno svolto un importante effetto “ammortizzante”, permettendo alle aziende di evitare licenziamenti e di mantenere il proprio personale, aspetto fondamentale in vista soprattutto dell’auspicata ripresa economica». Osservando più da vicino l’evoluzione mensile del 2020 nel distretto di Locarno (vedi infografica tabella 2), si nota un progressivo riassorbimento del numero di disoccupati iscritti a partire dal mese di maggio, dopo l’aumento dettato dalla fase acuta della pandemia nella primavera 2020. «Il positivo periodo estivo dello scorso anno ha influenzato questa tendenza, che risulta più marcata rispetto agli anni precedenti e si registra anche a livello cantonale», commenta Rizzi, che precisa: «La regione del Locarnese ha una vocazione prevalentemente turistica ed è quindi soggetta a tipiche variazioni stagionali della disoccupazione, legate, soprattutto, al comparto dell’albergheria e della ristorazione, peraltro particolarmente colpito dagli effetti della pandemia. Nei mesi tra ottobre e gennaio si assiste usualmente a un aumento delle iscrizioni, soprattutto in questi settori. Sarà importante osservare l’evoluzione delle misure decise a livello federale per valutare l’impatto della possibile ripresa dell’attività turistica sulle assunzioni di personale, in particolare alla vigilia del periodo pasquale».

In ogni caso, nota il direttore della divisione, tutte le attività di sostegno alle persone in cerca di impiego offerte dal servizio pubblico di collocamento sono sempre proseguite e proseguono tuttora nel rispetto dei piani pandemici. «È particolarmente importante continuare a sostenere i disoccupati iscritti, soprattutto in un momento così incerto e delicato. Ricordiamo anche che, con questo intento, sono state introdotte lo scorso anno 120 indennità di disoccupazione supplementari, mentre è attualmente in discussione alle Camere federali la proposta di introdurre ulteriori 66 indennità aggiuntive per cui la decisione finale è attesa il 18 marzo».

Tendenze amare

Chi sono le persone maggiormente colpite dalla crisi economica che inizia a uscire dalla latenza? Una prima risposta la fornisce Ronnie Moretti, capodicastero Socialità di Locarno: «A rivolgersi al nostro ufficio sono lavoratori e famiglie a basso reddito che già precedentemente si trovavano in condizioni di precarietà, così come dipendenti pagati a ore e con piccole percentuali di lavoro, e tanti indipendenti. Per loro le restrizioni delle entrate hanno comportano un immediato disagio economico. Come è logico diversi hanno origine straniera perché spesso sono coloro che percepiscono i redditi più bassi. E tra i più penalizzati si trovano anche molte donne in quanto spesso confrontate con impieghi a tempo parziale».

Dall’osservatorio del proprio dicastero, Moretti evidenzia alcune nuove tendenze. «Per quanto riguarda le richieste di assistenza, nei primi mesi della pandemia c’è stata paradossalmente una diminuzione. In seguito hanno ripreso quota e ora si inizia a percepire un aumento rispetto agli anni precedenti che prevediamo continuerà anche dopo le riaperture». L’ondata è attesa con un certo ritardo dato che tra l’erosione dei posti di lavoro e l’ultima spiaggia dell’assistenza, per chi ne ha diritto c’è il temporaneo salvagente della disoccupazione.

Accanto alle situazioni strutturali nella fase di emergenza sono emersi molti altri casi di disagio che i vari enti sul territorio hanno cercato di tamponare con diversi sostegni puntuali. Si va dalle prestazioni sociali di carattere finanziario elargite dalla Città per problemi economici temporanei, agli assegni familiari integrativi e di prima infanzia, dall’importo di 1'200 franchi destinato ad ogni ditta di Locarno che assume un apprendista, fino a una serie di aiuti prestati da diverse associazioni che hanno preso a carico innumerevoli casi attingendo alle proprie raccolte fondi e alla Catena della solidarietà.

Croce Rossa sommersa

A fianco di Tavolino Magico, Casa Martini, Caritas, SOS Ticino, Soccorso d’inverno e altre organizzazioni, al fronte si trova anche la Croce Rossa di Locarno. «Durante il periodo in cui siamo stati più sollecitati, in corrispondenza della prima ondata, c’erano delle giornate nell’arco delle quali ci arrivava un numero di richieste pari a quelle che normalmente riceviamo in un mese – illustra l’impressionante aumento di domande di aiuto la direttrice sezionale Brunella Pedrazzini –. In seguito c’è stata una diminuzione, ma attualmente riceviamo comunque più richieste rispetto agli anni precedenti e ci aspettiamo un nuovo aumento». A rivolgersi all’associazione sono soprattutto persone che prima del lockdown impiegavano tutto il salario guadagnato per far fronte alle spese correnti, senza riuscire ad accantonare dei risparmi, e che con la diminuzione delle entrate non ce l’hanno più fatta. «Per molti il 20% di stipendio in meno ha significato difficoltà per pagare affitto o cassa malati, che sono stati i due problemi principali. Abbiamo sostenuto molti indipendenti, come parrucchieri, tatuatori, fisioterapisti, massaggiatori. Per loro gli aiuti della Confederazione sono stati esigui. Facendo capo ai fondi della Catena della solidarietà abbiamo potuto elargire importanti contributi finanziari fino a dicembre, mentre adesso interveniamo soprattutto distribuendo buoni acquisto per il supermercato». In tanti sono potuti restare a galla grazie a simili sostegni rientrando dalla situazione di emergenza una volta ripreso il lavoro. Per altri però il problema era già troppo grave a monte o è proseguito col prolungarsi delle chiusure delle attività, come è il caso di molti ristoratori. «L’atteggiamento rispetto alla situazione dipende dal carattere delle persone, ma percepiamo un generale sconforto di fondo, una certa rabbia e ultimamente una grande stanchezza diffusa».

Gettando ponti

«Come dicastero – riprende Moretti – cerchiamo di gestire le situazioni di disagio mettendo in relazione le persone nel bisogno con i servizi a livello regionale e cantonale, e con le associazioni che contribuiamo a coordinare. A questo proposito un punto positivo è il risveglio del volontariato e della collaborazione con i servizi sociali in vari ambiti per rispondere ai bisogni delle persone più vulnerabili. Ci occupiamo inoltre di predisporre, se necessario, degli accompagnamenti specifici, attingendo al regolamento sociale. Ad esempio tra i fenomeni in aumento che stiamo cercando di arginare vi è quello dell’aumento dei casi di indebitamento eccessivo: il Comune sta supportando il progetto Rete budget sostenibile (Rebus), che propone formazioni e consulenze individuali specializzate per chi fatica a far quadrare i conti».

Nelle scorse settimane la Città si è anche preparata a gestire le nuove prestazioni cantonali ponte Covid in vigore dal 1° marzo. Si tratta di aiuti transitori, della durata massima di tre mesi, destinati a persone indipendenti che hanno subito una riduzione del fatturato in seguito alla pandemia o salariate che hanno perso il lavoro, anche in modo parziale, e non possono beneficiare della Legge sull’assicurazione contro la disoccupazione (Ladi) e non percepiscono altre rendite. «È il Comune che si occupa di gestire le pratiche e anticipare i pagamenti».

Locarnese anno zero

In prospettiva futura la preoccupazione degli operatori dei vari servizi è alta. E non solo a livello economico. «Durante l’ultimo anno si è riscontrato un aumento generale del disagio sociale e psicologico, e tra le fasce più colpite ci sono i giovani – mette in luce Moretti –. Le chiusure hanno fatto da catalizzatore per malesseri già esistenti. L’accresciuta tendenza a isolarsi dal mondo degli adulti e le occasioni perse per fare esperienze in comune si stanno pagando in termini di mancate opportunità di socializzare e progredire. Vi sono anche segnalazioni che indicano come l’aumento della violenza domestica riguardi maggiormente i giovani più che gli adulti, manifestandosi in termini di conflittualità intergenerazionale o ad esempio tra fratelli e sorelle. Un tassello fondamentale a cui stiamo lavorando è la creazione di un approccio di prossimità nei diversi comuni dell’agglomerato urbano. Nel frattempo la Città ha tenuto aperto il Centro giovani che è stato molto ben frequentato. Questo dimostra la necessità di uno sfogo attivo».


Tempi bui (Foto Ti-Press)

Altri servizi ad hoc promossi dal dicastero sono stati la consegna della spesa a domicilio soprattutto durante il primo lockdown, e in collaborazione con la polizia di quartiere il contatto periodico con tutte le persone sopra i 75 anni e sole che vengono informate delle prestazioni a disposizione in caso di bisogno. Competenza dei servizi sociali è stata anche la gestione degli appuntamenti per le vaccinazioni delle persone sopra gli 80 anni.

In ottica ripartenza, Moretti conclude con un’osservazione personale, rifacendosi all’importante affluenza di visitatori durante la tregua della scorsa estate: «Trovo interessante che questa situazione abbia messo in risalto che il Locarnese è predisposto ad accogliere turisti anche in assenza di grandi eventi. Non che queste manifestazioni siano di poco conto, ma il turismo per le famiglie è notoriamente quello più fidelizzato».

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