PARA-TRIATHLON

Silke, quando lo sport supera ogni limite

La vallesana ricorda le molte sfide: ‘C’è sempre un motivo per essere felici’. E martedì è attesa a Lugano dopo 980 chilometri sull’asfalto e 75 a nuoto

27 luglio 2019
|

Attraversare ventisei laghi svizzeri. Percorrere 980 chilometri con handbike e carrozzina da corsa. Due settimane estenuanti di sport e sacrificio. È l’ultima grande avventura che Silke Pan, paratleta vallesana, si appresta a portare a termine.

Una performance unica, mai realizzata prima, volta a promuovere l’integrazione delle persone disabili e incentivarle a vivere pienamente, credendo in sé stesse. «Mi piace l’idea di poter mandare un messaggio positivo, attraverso la mia volontà e la mia determinazione, a tutte le persone che, a causa di un incidente o un infortunio, credono di non farcela o che tutto sia finito e non ci sia più vita – racconta Pan –. Mi gratifica, quando vengo invitata a conferenze, portare la mia esperienza diretta. Nonostante le difficoltà e il dolore, possiamo sempre costruire nuovi sogni e porci nuovi obiettivi. Sicuramente sarebbe più facile sprofondare nella tristezza, perché la disabilità comunque ti porta a soffrire in determinati momenti. Ma io ho deciso di focalizzarmi sugli aspetti positivi. C’è sempre un motivo per essere felici».

La voglia di ripartire, di ricominciare e il bisogno di porsi nuovi traguardi. Sono aspetti che Silke conosce molto bene, perché li ha sperimentati sulla sua pelle. Un’adolescenza vissuta praticando sport con ottimi risultati, tra immersioni subacquee e tuffi dal trampolino. E poi la sua più grande passione, il circo, in cui si diploma come specialista in equilibrio su mani, contorsione e trapezio. Ma dopo vent’anni di carriera come acrobata, una caduta le causa la paraplegia. Tuttavia non è il tipo di persona che si lascia abbattere. Inizia a praticare paratriathlon e handbike, disciplina nella quale vince per due anni consecutivi il Giro d’Italia.

Ma non le basta ancora. La voglia di provare qualcosa di diverso, di più emozionante, torna a farsi sentire. Nel 2016 la paratleta abbraccia una nuova sfida e dà vita a una disciplina inedita, l’ultra paraciclismo, ossia la pratica di handbike su strade alpine caratterizzate da forte dislivello. L’estate dello stesso anno Silke conquista la vetta di tredici passi svizzeri. Due anni dopo è la volta del Raid dei Pirenei, durante il quale percorre ottocento chilometri, raggiungendo 26 vette in dieci giorni.

Ogni anno una prova differente, affrontata come un allenamento in vista delle competizioni stagionali, ma anche per ritrovare sensazioni che erano venute a mancare. «Col tempo, gareggiando a livello internazionale, avevo perso parte del piacere iniziale, di quella felicità che provavo quando avevo appena cominciato. È un mondo in cui è tutto molto ‘militare’ e si tende a smarrire un po’ l’anima delle cose. Io ho voluto, tramite questi percorsi, ritrovare anzitutto l’amore per la montagna. Prima dell’incidente andavo spesso a fare arrampicata e a sciare».

Una dimensione sportiva e una sociale, per trasmettere un messaggio chiaro. «A volte mi sembra che la gente abbia quasi paura e non sappia come comportarsi con persone con una disabilità. È possibile, tramite piccoli gesti, far comprendere che siamo persone come tutti e abbiamo anche noi la possibilità di competere a livello agonistico. Lo sport paraolimpico è serio e richiede un grande allenamento, di diverse ore al giorno». In sintesi, «facciamo tutti parte della stessa società, non apparteniamo a due mondi distanti. Siamo uguali».

La quarta e (per ora) ultima impresa sta volgendo al termine. Martedì Silke completerà la sua prova. L’arrivo è previsto attorno alle 15 alla foce del Cassarate, dove giungerà dopo aver percorso ventisei chilometri in handbike e quattro a nuoto. Troverà ad accoglierla Roberto Badaracco, il direttore del Dicastero cultura e sport della Città di Lugano, e da una delegazione del Gruppo Carrozzella inSuperAbili.