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Lugano, la scommessa virtuale e le perplessità reali

Il terzo atto parlamentare sul Plan B chiede lumi sulla collaborazione tra Città e Tether e chiarimenti sui procedimenti penali a carico del partner

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31 marzo 2022
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Fa discutere e suscita perplessità la scelta del Municipio di Lugano di puntare sul "Plan B", ossia la collaborazione tra la Città e la società di criptovalute Tether e la possibilità di pagare le tasse con Bitcoin. Nella prossima seduta di Consiglio comunale, l’esecutivo sarà chiamato a rispondere a due interpellanze sul tema: la prima "Criptovalute, come fumo negli occhi?", firmata da Sara Beretta-Piccoli (Movimento Ticino&Lavoro), la seconda è intitolata "Lugano casa per la comunità Crypto: con chi e a che prezzo?" (prima firmataria la Plr Morena Ferrari Gamba). Il terzo atto parlamentare è invece l’interrogazione presentata da quattro consiglieri comunali socialisti. Un’interrogazione che ha originato una presa di posizione alquanto critica da parte del sindaco di Lugano Michele Foletti che ha stigmatizzato il fatto che fosse firmata dalla presidente del Consiglio comunale Tessa Prati.

Prati: ‘È un semplice atto parlamentare’

La diretta interessata non vuole attribuire troppa importanza all’attacco del sindaco: comprende e rispetta il ruolo di presidente del legislativo, in particolare l’aspetto legato all’imparzialità «durante le sedute e se la Città mi dovesse chiedere di rappresentare Lugano in eventi, sicuramente non mi permetterei di fare politica. Però, da questo al non poter presentare un ‘semplice’ atto parlamentare, ce ne corre», dice Tessa Prati interpellata da ‘laRegione’. «Le domande dell’atto parlamentare non paiono così aggressive. Il mio ruolo politico lo mantengo, non condivido le accuse che mi rivolge». Tanto più che l’atto parlamentare comincia con l’annuncio in base al quale i firmatari informano di non essere, in linea di principio, contrari alla tecnologia Blockchain. È raro leggere sul ‘Mattino della domenica’ una reazione del sindaco Foletti sulla politica cittadina. Una reazione quantomai anomala, un segnale, forse, di nervosismo.

Multa a Tether: quali verifiche?

Vediamola allora, l’interrogazione, le cui prime tre domande chiedono quali sono i dicasteri e i funzionari incaricati dal Municipio di Lugano di seguire la collaborazione della Città con Tether e perché Tether ha dovuto pagare 42,5 milioni di dollari per chiudere il procedimento avviato a suo carico dall’autorità di vigilanza statunitense sul commercio delle materie prime: "Quali erano le accuse formulate in questo procedimento? Prima che il sindaco di Lugano presentasse, durante un evento promosso internazionalmente, la collaborazione tra la Città e il gruppo Tether, il Municipio era informato di questa multa? Se sì, perché ritiene che una collaborazione sia comunque opportuna?". I consiglieri comunali vogliono sapere inoltre se il Municipio abbia davvero condotto "quei chiarimenti sulla multa che sarebbero stati condotti da parte di qualsiasi banca svizzera prima di aprire un conto bancario o iniziare qualsiasi forma di collaborazione con questo gruppo? Se no, per quale motivo si è ritenuto non necessario approfondire la questione? Usi e Supsi sono state informate della multa?".

La parità col dollaro, un grande mistero

Il principale argomento diffuso da parte del gruppo Tether per promuovere la sua cripto valuta è quello secondo cui è garantita la sua parità con il dollaro Usa. A questo scopo, secondo l’agenzia internazionale economica Bloomberg, dovrebbero essere disponibili sul conto bancario di Tether 80 miliardi e 120 milioni di dollari (stato 16 marzo 2022 a mezzanotte), si legge nell’atto. "Il Municipio ha raccolto tutte le informazioni necessarie per chiarire questo che dalla stampa specialistica viene definito tuttora un grande mistero?" E ancora: l’esecutivo è in grado di spiegare "se l’esistenza delle asserite riserve in dollari di Tether è stata verificata da parte di un ente indipendente professionale?" Nell’interrogazione si legge che "il gruppo Tether ha pagato 18,5 milioni di dollari per ottenere la conclusione di un procedimento avviato da un Procuratore pubblico di New York, il Municipio aveva accertato i motivi di questo procedimento penale prima di coinvolgere il Municipio, Usi e Supsi nel lancio internazionale dell’evento denominato Lugano Plan B?".

Operazione ‘opaca e densa di insidie’

I quattro consiglieri comunali chiedono pure se il Municipio abbia valutato eventuali "rischi finanziari per il patrimonio della Città" e parlano anche dell’annuncio di lavoro pubblicato sul sito di Tether, per l’assunzione di un project manager che dovrà operare a Lugano per il progetto Plan B. Pertanto, al Municipio viene chiesto se la Città parteciperà al finanziamento della retribuzione di questa figura professionale. In tutto, sono una decina le questioni poste sul Piano B, che appare ancora denso d’incognite e, si legge nel testo, non è confortante quanto si apprende dai principali motori di ricerca del partner che Lugano ha scelto: Tether è "finita al centro di vari scandali e vicende giudiziarie. Afferma di avere il corrispettivo dei suoi impegni in dollari, ma non sembrerebbero esserci rassicurazioni da parte di un ente specialistico indipendente. Lugano, con questa operazione, si è impegnata ad associare il proprio nome a quello di Tether, una scelta le cui origini sfuggono, così come le responsabilità della stessa". L’operazione appare opaca e densa d’insidie.

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