Svizzera

Acquisizione di Credit Suisse, sarà ‘fusione completa’

Per il Ceo di Ubs Sergio Ermotti si tratta della soluzione più favorevole anche per i clienti, suffragata dalle analisi degli scorsi mesi

Ne resterà solo una
(Keystone)
31 agosto 2023
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Addio a Credit Suisse: le ultime speranze di chi auspicava ancora un'entità elvetica indipendente in seno alla galassia Ubs si sono infrante oggi, giovedì 31 agosto, con l'annuncio della completa integrazione. L'operazione porterà a 3'000 licenziamenti in Svizzera. Intanto Ubs realizza un utile trimestrale stellare, grazie all'acquisizione di un concorrente – con l'aiuto di garanzie statali – a prezzo di sconto.

La soluzione scelta – fusione completa – è di gran lunga la migliore possibile, ha affermato il Ceo Sergio Ermotti in teleconferenza. È anche la più favorevole per i clienti. Le analisi effettuate negli scorsi mesi hanno confermato la necessità dell'acquisizione. Per Credit Suisse non era solo una questione di liquidità: l'istituto non avrebbe più potuto sopravvivere da solo, ha argomentato il 63enne.

Ogni impiego cancellato è doloroso, ha aggiunto il dirigente. Ma la soppressione di posti – 1'000 riguardano l'integrazione di Credit Suisse Svizzera nel gruppo bancario, mentre altri 2'000 concernono altre aree di attività locali dell'istituto rilevato – viene considerata inevitabile. Va peraltro rilevato che l'organico di Credit Suisse si era già ridotto in modo sostanziale negli ultimi mesi a causa della forte fluttuazione: a metà anno 8’000 persone in meno lavoravano per Credit Suisse rispetto alla fine del 2022, ha indicato il responsabile delle finanze Todd Tuckner.

E all'orizzonte potrebbero esserci ulteriori tagli: Ubs ha infatti annunciato oggi che entro il 2026 intende ridurre i costi di 10 miliardi di dollari (la valuta in cui tiene i conti), un valore superiore agli 8 miliardi fin qui ventilati dalla dirigenza. A titolo di confronto gli interi oneri di Credit Suisse sono ammontati nel 2022 a 18 miliardi. Il portale Inside Paradeplatz ha già messo online un calcolo speculativo, secondo cui il programma di risparmio dovrebbe comportare nei prossimi anni la cancellazione di 30-35'000 posti. In Svizzera – sempre secondo questa fonte – sarebbero a rischio 10'000 impieghi.

Nel frattempo Ubs archivia un utile da primato, nel secondo trimestre, proprio grazie all'acquisizione di Credit Suisse: la grande banca ha conseguito un profitto netto di 28,9 miliardi di dollari (25,4 miliardi di franchi) che include un utile contabile di pari importo derivante dal fatto che l'istituto concorrente è stato rilevato a un prezzo nettamente inferiore al suo valore. Al netto di questo fattore – il cosiddetto goodwill (avviamento) negativo – nonché delle spese legate all'integrazione e degli oneri di acquisizione, l'utile ante imposte del gruppo è stato di 1,1 miliardi di dollari.

Il guadagno netto della sola Ubs si è attestato a 2,0 miliardi, in linea con i 2,1 miliardi dello stesso periodo del 2022. Per il solo Credit Suisse, che da giugno appartiene ufficialmente al nuovo gruppo Ubs, si registra una perdita ante imposte di 8,9 miliardi di dollari, che scende a 4,3 miliardi escludendo gli effetti legati all'acquisizione.

La base di clientela di Credit Suisse si è "sostanzialmente stabilizzata", con una raccolta netta di depositi di 18 miliardi nel periodo aprile-giugno e un andamento positivo che sta proseguendo anche nel terzo trimestre, si legge nel comunicato diffuso di primo mattino. Ubs ha da parte sua continuato ad attrarre denaro: nell'amministrazione patrimoniale ha raggiunto il più alto afflusso netto di nuovi capitali in un secondo trimestre da oltre dieci anni a questa parte, con 16 miliardi di dollari. Anche in questo caso, lo slancio continua. In totale, a fine giugno il gruppo Ubs aveva in gestione patrimoni per 5'530 miliardi di dollari, rispetto ai 4’184 miliardi di fine marzo, cioè prima dell'acquisizione di Credit Suisse.

La banca è ottimista anche per quanto concerne il futuro degli affari: le incertezze rimangono, ma la fiducia dei clienti nella gestione patrimoniale è migliorata. "Prevediamo flussi netti positivi di nuovi attivi nelle nostre attività di gestione patrimoniale e asset management", dicono i vertici.

"A due mesi e mezzo dalla chiusura dell'acquisizione di Credit Suisse, non sprechiamo tempo per creare vero valore per tutti i nostri stakeholder – letteralmente portatori di interesse: termine che include azionisti, clienti, dipendenti ecc. – da una delle fusioni bancarie più grandi e complesse della storia", afferma Ermotti, citato nella nota. "Stiamo riconquistando la fiducia dei clienti, riducendo i costi e intraprendendo le azioni necessarie per realizzare economie di scala che ci permetteranno di focalizzare meglio le nostre risorse e indirizzare gli investimenti per la crescita futura", ha proseguito il manager che ha assunto la guida operativa del gruppo il 5 aprile (dopo essere già stato Ceo dal novembre 2011 all'ottobre 2020). "Questa combinazione rafforzerà la nostra posizione globale come azienda di primo piano: una di cui il nostro mercato svizzero può essere orgoglioso", si dice convinto Ermotti. "Siamo onorati di questo compito e della responsabilità che ci è stata affidata".

Gli investitori gli stanno per il momento dando ragione: alla borsa di Zurigo il titolo Ubs guadagnava in mattinata circa il 6%, con l'azione scambiata a oltre 23 franchi: per tornare a questi livelli bisogna risalire al 2008. Da notare che il 20 marzo, cioè all'indomani dell'annuncio (domenicale) dell'acquisizione di Credit Suisse, il titolo Ubs aveva toccato un minimo dell'anno a 14,38 franchi. Da allora però fortemente aumentato. La performance da inizio 2023 è ora del +29%.

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