Il partito non aveva lanciato il referendum contro il via libera all’iniziativa Morisoli, ma ora sostiene la raccolta firme avviata dalla Vpod
Il Partito socialista ticinese sosterrà il referendum contro il pareggio del bilancio cantonale entro il 2025 lanciato dalla Vpod, sindacato dei servizi pubblici e sociosanitari. Questo nonostante lo stesso Ps avesse rinunciato a lanciare da sé la raccolta firme: «Non è strategico chiamare un referendum su questa modifica di legge prettamente declamatoria», aveva detto in assemblea il copresidente Fabrizio Sirica subito dopo il via libera all’iniziativa da parte del Gran Consiglio.
Contrordine, compagni? Per Sirica «in realtà, la nostra non è mai stata un’opposizione pregiudiziale alla via referendaria. Quella che abbiamo cercato di sottolineare in assemblea è stata la necessità di portare il tema tra la gente partendo dagli aspetti concreti, dalle ricadute immediate dei tagli sociali per la popolazione, mobilitando istituti e persone che potranno essere direttamente toccati. Per questo ritenevamo che dovessero essere esponenti della società civile – sindacati, realtà dell’associazionismo e così via – e non i partiti a guidare lo sforzo referendario».
Qualcuno potrebbe scorgere nella tattica socialista il vecchio ‘vai avanti tu che mi vien da ridere’, ma il copresidente la vede diversamente: «Niente affatto, semmai così si evita che tutto si riduca a una discussione astratta e declamatoria su tasse e spese. Lo avevo già chiesto una decina di giorni prima del voto in Gran Consiglio alla Vpod; ora che ha avviato la raccolta firme, saremo ben contenti di supportarne lo sforzo con una quota di duemila firme» (ne servono 7mila entro il 20 dicembre per andare al voto).
A dirla tutta il segretario cantonale Vpod Raoul Ghisletta – a sua volta granconsigliere socialista e consigliere comunale a Lugano – ci aveva spiegato così la sua scelta la settimana scorsa, leggendo diversamente le titubanze di Ps e Verdi: «Avremmo preferito che fosse la politica, o meglio l’area progressista a muoversi per prima e noi avremmo seguito e appoggiato». Ora comunque Ghisletta smorza le polemiche e si dice ad ogni modo soddisfatto di un fronte che si allarga, oltre che al Ps, anche a ForumAlternativo, Partito comunista, Partito operaio e popolare e Sindacato indipendente studenti e apprendisti. E sul ‘suo’ Ps aggiunge: «Salutiamo positivamente la scelta. A questo punto i giochi restano aperti e ci auguriamo una massima adesione da parte di tutte le forze progressiste». L’allusione è chiara: resterà infatti da vedere se anche i Verdi – che a loro volta avevano evitato di fare da apripista nel lancio – saranno della partita (aggiornamento: anche i Verdi hanno confermato la loro adesione in serata).
Ma come mai tanta titubanza da parte del maggiore partito della sinistra ticinese? Adriano Venuti, vicepresidente e sostenitore della prima ora del referendum, lo spiega così: «Il partito era preoccupato dalla difficoltà di raccogliere forze organizzative e militanti sufficienti dato l’impegno concomitante sul fronte dell’iniziativa in difesa del salario minimo» (lanciata appunto dal Ps. Obiettivo: eliminare tutte le deroghe e aumentare il montante da 19 ad almeno 21,5 franchi orari). Venuti precisa comunque che «naturalmente ora siamo pronti a seguire i passi della Vpod».
Morale della favola, il Ps mobilita i suoi ranghi rispolverando toni più decisi: “Fermare questo ennesimo assalto al servizio pubblico è per noi socialisti un atto necessario: questo è il momento del rilancio economico, non dell’austerità”, si legge nel comunicato diffuso sabato. L’iniziativa del capogruppo Udc Sergio Morisoli approvata dal Gran Consiglio prevede il pareggio del conto economico cantonale entro il 31 dicembre 2025, agendo ‘prioritariamente’ sulle spese e dunque evitando l’introduzione di nuove tasse.