Il direttore della Camera di commercio commenta il piano cantonale per i test di massa: ‘Da Berna troppa confusione su rimborsi, telelavoro e quantitativi’
Appena finita la presentazione del piano cantonale per i test di massa sospira, il direttore della Camera di commercio Luca Albertoni: «Non so se per le aziende potrà essere interessante aderire a questo programma» dice alla ‘Regione’ a margine della conferenza stampa delle autorità cantonali. «Il Consiglio di Stato ha svolto un lavoro encomiabile e lo ringrazio, ma il problema è nel manico. Cioè che la Confederazione ha fatto un errore: annunciare questi come test di massa quando in realtà non è vero che lo sono». Nel senso che, spiega Albertoni, «l’Ordinanza federale parla di rischio accresciuto, ma qui c’è il primo malinteso: se un’azienda ha dei piani di protezione precisi e rispettati non è ad alto rischio. E questa è solo una delle contraddizioni».
Un’altra per il direttore della Camera di commercio è «quella delle tempistiche». Perché «bisognerà chiedere al Cantone di poter testare, ora che arriva la risposta da Berna sono passate due settimane. C’è un problema». Insomma, per Albertoni «si è fatta una grande confusione e, ripeto, non so quale potrà essere la rispondenza delle aziende. Anche perché, con la prospettiva dell’arrivo dei test fai-da-te una volta omologati, gli impegni richiesti non mancano a fronte di un rimborso che non è certo». Non lo è perché, annota, «oggi il rischio è poter partire a testare dal principio che restituiscono 34 franchi a test mentre Berna, perché non è il Cantone che decide, può dire che sei un’azienda a basso rischio e te ne ridà otto. Bisognerà mettere la differenza, e visto che è richiesto un impegno di almeno un mese e testare ogni settimana non è da poco».
Tra le «tante indicazioni che ci mancano» Albertoni mette anche quella relativa ai dipendenti in telelavoro: «È uno dei criteri, ma non sappiamo se nel calcolo dell’effettivo del personale bisogna contare anche i lavoratori a casa oppure no perché vengono considerati al sicuro». Non fa nulla per nasconderlo, il direttore della Camera di commercio: «Ci aspettavamo qualcosa di più. Anche a livello numerico e quantitativo. Si parla di una capacità, in tutta la Svizzera, di 25mila test al giorno. Per il Ticino vorrebbe dire averne circa 800, è come dire nulla».