Il governo ha risposto all'interrogazione di Pronzini e cofirmatarie sul controverso caso dell'uomo che abitava a Minusio
Al “finto cuoco di Berlusconi”, già residente a Minusio, non è mai stato rilasciato alcun permesso essendo egli cittadino comunitario Ue/Aels. In quanto tale “ha diritto a soggiornare e a svolgere un’attività lucrativa già a partire dal momento del deposito della domanda di rilascio”. Un diritto che “permane durante tutta la durata di un’eventuale procedura ricorsuale”, fino a una decisione cresciuta in giudicato.
È la risposta del governo all’interrogazione con cui il deputato Mps Matteo Pronzini e cofirmatarie chiedevano lumi sulla permanenza in Ticino di un uomo con pesanti precedenti penali in Italia. Il Consiglio di Stato aggiunge che all’uomo, nell’ottobre del 2017, era stato negato il rilascio del permesso di dimora B “per motivi di ordine pubblico”; una decisione contro cui era stato interposto ricorso prima al governo, poi al Tram.
Pertanto, il “finto cuoco” aveva potuto risiedere in svizzera da fine maggio 2017 a inizio maggio 2019, quando gli era stato intimato un termine di partenza “assegnatogli a seguito della decisione di irricevibilità del Tribunale amministrativo” (l’8 maggio). Così il 2 maggio l’uomo aveva notificato la sua partenza per l’estero. Inoltre, su proposta dell’Ufficio della migrazione, la Segreteria di Stato della migrazione ha recentemente emesso (7 giugno) un divieto d’entrata in Svizzera, ma anche contro tale divieto è stato fatto ricorso, che non ha effetto sospensivo.
Pronzini e cofirmatarie chiedevano poi come fosse stato possibile che l’uomo potesse aprire ditta in Ticino iscrivendosi al Registro di commercio. Il governo ricorda che “la legge non conferisce all’Ufficio del registro di commercio le competenze e/o la cognizione per un esame e un giudizio relativo alle persone fisiche”. Pronzini, reagendo su Tio.ch, ha giudicato insoddisfacente la risposta del governo.