A Budapest, nel giorno dell'ennesimo dominio di Verstappen, Zhou e Bottas deludono dopo le ottime qualifiche di sabato
L’avevano detto i due piloti della Alfa Romeo Sauber, Guanyu Zhou e Valtteri Bottas: aspettate e in Ungheria vedrete. E per tutto il weekend le promesse sembravano pronte a sbocciare. Al venerdì il passo-gara tenuto nelle sessioni libere faceva ben sperare, le Alfa Romeo sembravano subito a posto con l’assetto e a loro agio praticamente con tutte le mescole. Nelle qualifiche ufficiali del sabato, Zhou e Bottas a lungo si sono alternati in testa al gruppo, più veloci persino del solitamente imprendibile Verstappen, e alla fine hanno guadagnato il diritto a partire dalla quinta e dalla settima piazza, mai così avanti in griglia quest’anno. Le caratteristiche del tracciato ungherese si sposano perfettamente con i punti di forza delle monoposto di Inwil, una forte trazione dal differenziale progettato in casa e un ottimo carico aerodinamico generato nelle curve lente.
Peccato che la domenica le promesse sono appassite prima di fiorire. Zhou si è piantato in pista allo spegnimento dei semafori, per un problema nella selezione delle marce. Il pilota cinese smanettava furiosamente sui comandi del volante mentre tutto intorno sfilavano velocissime le altre monoposto. Nella smania di recuperare le posizioni perdute, ha allungato troppo la frenata e ha innescato un incidente a catena, per il quale Ocon ha dovuto marcare visita in infermeria. Bottas si è ritrovato suo malgrado dal lato sbagliato del campo di gara, ha perso posizioni e ha dovuto sperare che arrivasse qualcosa di buono dalle strategie. Per quasi cinquanta giri ha fatto una gara di attesa, poi è sembrato accendersi all’improvviso nel duello ravvicinato con Alex Albon. Se lo avesse superato, chissà, forse il finlandese si sarebbe lanciato all’inseguimento della decima piazza, che dà 1 punto mondiale. Ma Albon non ha sbagliato nulla nonostante la pressione di Bottas e le prestazioni della Williams e dell’Alfa erano troppo simili. Venerdì la temperatura dell’asfalto non superava i 30 gradi, mentre domenica si è arrivati ai 50. Il comportamento della macchina è cambiato radicalmente. Domenica prossima ci sarà il Gran Premio del Belgio su un tracciato, l’università della Formula 1, troppo vario e troppo complesso per le possibilità delle auto svizzere.
L’Alfa Romeo non è l’unica ad aver avuto dei problemi. L’estrema suscettibilità delle monoposto attuali alla variazione delle condizioni atmosferiche è ormai certificata. La più sensibile di tutte sembra la Ferrari. Il risultato in qualifica, stando ai tecnici di Maranello, è stato inficiato dal vento, che arrivava da nord-ovest, frontalmente in rettilineo, trasversalmente nella parte mista del tracciato, minacciando l’equilibrio aerodinamico del mezzo. Alla fine, dopo l’ennesima gara anonima che Charles Leclerc e Carlos Sainz hanno gestito con estrema pazienza, aggressivi per pochi giri per non rovinare le gomme, seguendo il ritmo radiocomandato dai tecnici davanti agli schermi nei box, per la Ferrari sono arrivati due piazzamenti a punti in posizioni poco nobili. Dopo i test supplementari organizzati da Pirelli e concessi dalla Fia, da Maranello trapelava un cauto ottimismo. Le nuove gomme introdotte a Silverstone, dicevano, permetteranno alle rosse di risolvere i problemi all’avantreno. Silverstone è passata, ma i problemi sono rimasti. Sembra di essere tornati al 2005, all’era del doppio fornitore di pneumatici, quando Michelin umiliava Bridgestone e la Ferrari si ritrovava con un prodotto scadente e che non comprendeva. È necessario un reset, ma non sembra che a Maranello ci sia un leader tecnico capace di guidare una rivoluzione.
Il Gran Premio d’Ungheria lo vince, neanche a dirlo, Max Verstappen. Il dominio della Red Bull e del suo capitano è assoluto, non c’è asfalto bollente che tenga, non c’è maestrale che possa disturbarlo. Da luglio a luglio: in 365 giorni, su 22 GP disputati, Verstappen ne ha vinti 18. La sua striscia attuale è salita a 7 vittorie consecutive, una in più di Michael Schumacher, due meno di Sebastian Vettel, che a inizio carriera imprimeva il suo marchio sulla storia della F1, ancora alla guida di una Red Bull. Proprio nel 2005 la scuderia austriaca strappò alla McLaren Adrian Newey, il miglior progettista al mondo, ed è stata la mossa che, oggi possiamo dirlo, ha cambiato per sempre la storia della F1. In Ungheria Verstappen avrebbe potuto avere dei pensieri. Al sabato la pole position gli era sfuggita dalle dita, era andata alla sua nemesi, un redivivo Lewis Hamilton su una Mercedes che sta ritrovando competitività. Ma alla prima curva Verstappen è andato in testa, pronto ad aprire una voragine tra sé e gli inseguitori, rifilando a tutti mezzo secondo a giro. Quando era ormai tranquillo al comando, Verstappen ha stampato un imbarazzante 1'20"504, due secondi più veloce della migliore prestazione di George Russell su Mercedes.
Alle spalle di Verstappen c’è stata lotta vera. Hamilton, troppo preso dal duello con l'olandese al via, si è fatto beffare dalle McLaren di Lando Norris e Oscar Piastri, è scivolato indietro, ma ha saputo recuperare. Il podio gli è sfuggito per meno di 2 secondi. Ad aprire lo champagne con Verstappen c’erano Norris, in splendida forma, supportato da una McLaren che conferma quanto di buono ha fatto vedere in Austria e in Inghilterra, su piste tra loro diversissime; e il redivivo Sergio Perez, ancora lontano dal compagno di squadra in qualifica, ma supportato da buone e costanti prestazioni in gara.
Gli occhi degli addetti ai lavori sono rivolti alla pausa estiva che seguirà l’impegno della prossima settimana in Belgio. Non tanto per le meritate vacanze di cui godranno piloti e tecnici, quanto per le notizie che potrebbero arrivare dalla Federazione Internazionale dell’Automobilismo. In queste ore si stanno vagliando i bilanci delle 10 scuderie e, dalle prime indiscrezioni, pare che 3 team abbiano sfondato il tetto di spesa di 140 milioni di dollari. Lo scorso anno la Red Bull fu colta in fallo, coi conti non a posto e uno sforamento di 2 milioni, non una cifra banale se si pensa che è più o meno il costo di un telaio nuovo. La sanzione imposta dalla Fia alla scuderia austriaca, 7 milioni di multa e una riduzione del 10% dell’utilizzo della galleria del vento, era stata giudicata da tutti troppo lieve. Cosa succederà ora? I meteorologi mettono già sole, sarà un’estate rovente.
PROMOSSI: Russell, risale dalla diciottesima posizione fino alla sesta piazza.
BOCCIATI: Zhou, rovina due giorni di lavoro in quattro secondi.