È sempre con genuino rispetto che saluto la decisione di un cittadino di entrare in politica, così come affronto la discussione delle sue motivazioni anche quando non le condivido interamente. Non c’è dubbio che il cambio climatico sia un argomento di interesse generale e che suggerire come affrontarlo sia una grande responsabilità, che necessita di approfondimenti molto seri e il rifiuto di dogmi e di superficialità.
Dall’articolo del Sig. Francesco Maggi sulla Regione del 14 settembre traggo l’occasione per ribadire alcune mie convinzioni. L’aumento del costo dell’energia in Europa non è dovuto all’aumento del costo del gas russo, ma alla decisione monopolistica di aumentare il costo dell’energia, decisione presa dai produttori della medesima. I Russi, che non amo da quando ero ragazzo perché sono dei dittatori, hanno rispettato il prezzo di vendita contrattuale del gas. Va detto chiaro. Una dimostrazione di questo sono gli utili altissimi registrati, per esempio, dall’Eni (Ente Nazionale Idrocarburi) in Italia, che aumentando i prezzi di vendita dell’energia a costi costanti del gas, ha guadagnato nel 2020 700 M di euro contro i 350 dell’anno prima, per salire a 14 miliardi nel 2022 e a circa 20 (miliardi) nell’anno in corso. Mettendo in difficoltà milioni di famiglie italiane. L’energia a basso costo sarà garantita dai singoli Stati quando essi si renderanno indipendenti nella produzione di energia (e il loro Governo lo vorrà fare), abbandonando la sciagurata decisione di unirsi alla globalizzazione generale, che obbedisce a chi ci comanda senza neanche essere stato eletto in democrazia. E, a questo proposito, se per energie alternative si intende, come credo, pannelli solari ed eolico, è inutile allora dire che si vuole essere indipendenti e sfuggire ai monopoli, perché la Cina controlla le materie prime delle terre rare per oltre il 90%. Dalla padella nella brace, quindi.
Solo il nucleare e i fossili oggi, oltre all’idroelettrico, ci danno la possibilità di non essere strozzati col prezzo di acquisto, vista l’offerta diversificata di queste fonti. Il nucleare non lo vogliamo? Resta il fossile. Sta surriscaldando il clima? Bene, se così fosse, e non è dimostrato da nessuno, allora uniamoci tutti, Cina e India e Paesi emergenti, in questa santa missione; ma qui sorge un problema. Loro si rifiutano di occuparsi delle loro emissioni di CO2, pari al 60% del totale mondiale, fino al 2060! Grazie. E noi in Europa, col nostro 10% e la Svizzera col suo 0,1% di emissioni deve tappezzare di pannelli le sue montagne? Per ottenere un abbassamento nel mondo dello 0,001%? E danneggiare la nostra economia? Non per niente nel Vallese il Popolo ha votato contro.
Non si riesce a capire poi il risparmio di 100 miliardi di euro usando l’energia rinnovabile. In Svizzera o in Europa? Sarebbe giusto dettagliare i calcoli, forse fatti sull’onda dell’entusiasmo. Sarebbe anche giusto riflettere sui limiti tecnologici di queste energie, su come ovviare alla loro saltuarietà quando il sole non c’è e non c’è il vento. E come accumularle quando la loro produzione è eccessiva rispetto al consumo. E questo vale sia per i piccoli impianti privati che per i grandi impianti alpini, rifiutati in Vallese.
Sarei quindi lieto di votare i candidati Verdi se si decidessero a spingere per aumentare gli invasi idroelettrici, in numero e capacità, ripensare al nucleare come hanno fatto la Svezia e tanti altri Paesi, e, in attesa della vera svolta energetica nucleare e idroelettrica, continuare coi fossili e promuovere i risparmi energetici. I pannelli e le pale eoliche saranno sempre marginali, fortunatamente, e saremo così fuori da un monopolio cinese che fa veramente paura, data la sua natura anche politica.