Oggi è il Record Store Day, festa internazionale dei negozi di dischi. Rivenditori e illustri fruitori parlano di microsolchi e copertine (le più belle per il team della 'Regione)
Nel marzo di quest’anno ha chiuso l’ultima fabbrica di compact disc. È accaduto nell’Indiana (Usa), dove la storica factory che per prima sfornò il supporto che avrebbe dovuto sostituire il vinile si dedicherà d’ora in poi al blue-ray. Vinile che, in tutto questo tempo, attendeva sulla riva del fiume il cadavere del suo sostituto, transitato sempre verso marzo, quando il caldo rigurgito di analogico aveva superato l’algida produzione digitale per numero di copie stampate. Quando si dice che la vendetta va servita fredda...
Mentre ancora ci s’interroga se il vinile sia moda, feticismo, isteria collettiva o ritrovata sanità mentale, mentre ci si morde le dita per essersi venduti i propri dischi all’inizio degli anni 90 confidando ciecamente in un futuro di uno e di zeri, mentre si affronta la malata necessità di riacquistarseli tutti, i rivenditori festeggiano oggi il Record Store Day, ricorrenza internazionale ideata nel 2008 dal negoziante Chris Brown.
In rappresentanza del commercio ticinese, festeggia Alessandro Bassanini di Tondo Music a Maroggia, una vita negli States al top del settore alimentare, oggi professionista di una vecchia ‘malattia’: «Ci sono due binari paralleli, che dunque nemmeno si sfiorano. Il collezionismo, le stampe originali, che sono così da 20 anni, e la rotaia delle ristampe, in netto aumento. Non vedo ragazzi appassionati di first press, è difficile. Spero tornerà la voglia di originali». A Maroggia, oggi pomeriggio, lo Store Day di ‘Tondo’ sarà a base di street food. «Per me è più una celebrazione per ringraziare i miei clienti».
In rappresentanza del vinile oltre frontiera, per Paolo Carù, titolare dello storico ‘Carù’ di Gallarate, «la moda c’entra. Ma il boom del vinile è anche l’effetto dell’aver scaricato per anni. I giovani vogliono in mano l’oggetto, e l’oggetto principe è il vinile. Anche quando non si vendeva, era nei miei scaffali. Sapevo sarebbe tornato».
Ex venditore di dischi «per almeno 20 anni», Raniero Madera (ora Rsi) parla di «amarcord che tenta di vivacizzare un mercato praticamente morto. È l’ultimo tentativo delle case discografiche. Però io ho sempre tanta nostalgia». Chi di vinili ne ha maneggiati molti è Herbert Cioffi (animatore radio ReteTre Rsi, attore comico): «È una scelta d’amore, e gli amori tra gli esseri umani hanno sempre durate abbastanza limitate. Sì, la copertina ha un buon odore, il suono è caldo, e un armadio pieno di dischi è bello come un mobile pieno di libri, ma in epoca di chiavette usb io rimango scettico». Angelo Quatrale (musicista, speaker di Radio Fiume Ticino): «C’è voglia di un ascolto migliore e di toccare con mano. Il vinile racconta una storia, il posto dove si incide, chi ha suonato. Durerà. A Londra, in 3 settimane, ho visto aprire nella stessa via 2 negozi».
Molte grazie, signor Steinweiss
Gli scaffali sono tornati a pullulare di splendide grafiche, storie di una seducente arte povera 30 x 30 centimetri. Bisogna ringraziare Alex Steinweiss, grafico della Columbia Records assunto per occuparsi di advertising, che nel 1938 ebbe un’idea decisiva quanto la ruota, o l’iMac. Anzi, entrambe: sostituire l’anonima cartaccia che avvolgeva i vinili con una busta di cartone (idea n. 1) e dotarla di grafica a colori (idea n. 2).
Per Carù – copertina preferita: ‘The Live Adventures of Mike Bloomfield and Al Kooper’, 1969 – la grafica «conta, sì, ma non è fondamentale». Per Bassanini – cover favorita: ‘In the Court of the Crimson King’, sempre 1969 – «se si pensa alla qualità audio, che non ha niente a che fare con i dischi originali, devo presumere che il ritorno si debba alla grafica». Quatrale ama l’artwork di ‘Yessongs’, 1973 («Almeno, è quella che piace a me»); Madera cita ‘Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band’ dei Beatles, 1967. E a questo proposito, un pensiero al suo creatore, Sir Thomas Blake, pagato per quell’opera 200 sterline senza royalties (“Sono dispiaciuto”, disse con britannico self-control). Cioffi, infine, cita l’eponimo ‘Lucio Dalla’ (1979): «I frequentatori di Piazza Grande a Bologna lo definivano “un lupo buono”. Lui, in quella copertina, era proprio quello».
Le più belle (anche solo affettivamente) per il team della 'Regione'
Nel sabato del Record Store Day, in base a criteri estetici o valore puramente affettivo (e non importa se album o singoli), queste le copertine preferite dal team della 'Regione', in rigoroso ordine casuale: