L’efficacia protettiva derivante da una precedente infezione è del 56%. Che sale però all’87,8% contro il rischio di complicazioni
Una precedente infezione da Sars-CoV-2 ha una scarsa efficacia nel prevenire una nuova infezione dovuta alla variante Omicron. Tuttavia impedisce, con un’efficacia prossima al 90%, che la malattia sfoci in una sua forma grave. Sono questi i dati salienti della conclusione a cui è giunto uno studio condotto in Qatar e pubblicato sul New England Journal of Medicine. La ricerca ha preso in considerazione tutte le reinfezioni registrate in Qatar dall’inizio della pandemia, un’analisi resa possibile dal capillare sistema di raccolta dei dati messo in piedi dal Paese del Golfo Persico.
Rispetto alle altre varianti, Omicron conferma la sua maggiore capacità di eludere la risposta immunitaria sviluppata da un passato contatto con il virus. In particolare, l’efficacia protettiva di una precedente infezione è risultata essere del 90,2% contro la variante Alfa, dell’85,7% contro la variante Beta, del 92% contro la variante Delta e solo del 56% contro la variante Omicron.
Le cose cambiano se si considera quanto l’essere stato ammalato di Covid-19 protegga, non semplicemente da una nuova infezione, ma dalla possibilità che una volta infettati si vada incontro a una forma grave o letale di malattia. In tal caso l’efficacia è risultata essere del 69,4% contro la variante Alfa, dell’88% contro la Beta, del 100% contro la Delta e dell’87,8% contro la variante Omicron.