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La questione di genere dall'agenda scolastica a quella politica

Mentre Decs e governo tacciono, i partiti si interrogano sulle vignette sul diario. E Quadri (Lega) annuncia: ‘I Municipi ne blocchino la distribuzione’

In sintesi:
  • I sindacati dei docenti divisi
  • Il contributo dello psicologo ed ex insegnante Alberto Giuffrida
Le due pagine al centro della polemica

Monta la polemica, ma il Dipartimento educazione cultura e sport preferisce passare all’acqua bassa. Almeno per ora, il Decs diretto dalla socialista Marina Carobbio, da noi interpellato, preferisce non replicare alle critiche provenienti in particolare dalla destra. Sui contenuti delle due pagine “contestate” della nuova agenda scolastica – quelle… finite nel mirino di Udc, Lega e anche del Centro – il Dipartimento si esprimerà nel (sicuro) caso in cui nell’odierna conferenza stampa sull’imminente avvio dell’anno scolastico 2023/24, verrà sollevata la questione da parte dei giornalisti presenti. Muto per il momento anche il presidente del Consiglio di Stato e capo del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa, che rimanda alla risposta che il governo darà all’interrogazione dei granconsiglieri Maurizio Agustoni e Maddalena Ermotti-Lepori, centristi come il ministro.

Parla invece il deputato leghista al Nazionale Lorenzo Quadri. Che è pure municipale a Lugano. E in questa veste fa sapere che è intenzionato «a portare il tema giovedì in riunione di Municipio, chiedendo di bloccare la distribuzione nelle nostre scuole elementari di un’agenda che contiene un chiaro messaggio politico. Così faranno anche altri municipali della Lega nei rispettivi esecutivi». Per il capo del Dicastero formazione sostegno e socialità di Lugano le due pagine dell’Agenda scolastica ufficiale «sono l’ennesimo tentativo del Dipartimento educazione cultura e sport, a guida Ps, di approfittare della scuola pubblica per diffondere messaggi che piacciono alla propria area politica e che cercano di impostare un certo tipo di società». I rischi per Quadri sono chiari: «Si vuole imporre un tema delicato come la propria identità sessuale, promuovendo concetti come ‘fluidità’ e ‘terzo sesso’ già a bambini di dieci anni. In questo modo si scavalcano le famiglie, che non potrebbero più decidere come e quando affrontare l’argomento con i propri figli. Potrei eventualmente capire – aggiunge il municipale e consigliere nazionale – se questo tema venisse affrontato nel secondo ciclo di scuola media. Ma sottoporlo a bambini di 10 anni è troppo presto». La situazione, aggiunge Quadri, «potrebbe mettere in imbarazzo i docenti di scuola elementare, che si troverebbero a rispondere a determinate domande da parte di alunni molto giovani».

Intanto, a chiedere lumi al Consiglio di Stato è anche la politica. Dopo la petizione promossa dal già deputato Udc/Udf Edo Pellegrini, e dopo i comunicati con cui Lega ed HelvEthica chiedono di non distribuire l’agenda, scatta l’interrogazione. “È una scelta responsabile?”, domandano al Consiglio di Stato, dicevamo, i deputati del Centro Maurizio Agustoni e Maddalena Ermotti-Lepori. Che rincarano: “In poche righe l’Agenda scolastica 2023-2024 propone una molteplicità di temi, senza apparentemente contestualizzarli, né fornendo le dovute avvertenze, tanto più necessarie se si pensa che l’Agenda scolastica viene distribuita anche in quinta elementare, per cui a bambine e bambini di dieci anni”.

Per Agustoni ed Ermotti-Lepori, in definitiva, “c’è da chiedersi se il rischio non sia quello di generare confusione e false aspettative”. Pertanto, con il loro atto parlamentare, chiedono a quali figure professionali si è fatto capo in materia di sessualità, cosa si intenda per ‘fluidità’, se tutti i destinatari dell’agenda siano in grado di comprendere le due pagine in questione, se ci sono direttive sulle risposte da dare agli alunni nel caso facciano domande sul tema, se le famiglie dei bimbi di quinta elementare verranno coinvolte nel caso in cui i docenti decidano di trattare il tema in classe e se siano previste iniziative sull’orientamento sessuale, in particolare alle scuole elementari.

David (Ps): ‘Pubblicazione opportuna’

Per la deputata socialista Mattea David, il tema «dovrebbe essere estraneo a polemiche e logiche partitiche, a maggior ragione quando una parte della destra lo banalizza o, peggio, parla di ‘anomalie comportamentali’, come ha scritto Piero Marchesi (presidente dell’Udc ticinese e consigliere nazionale ndr), che è una cosa gravissima: un’esternazione che denota mancanza di rispetto verso le persone che vivono questa esperienza». Secondo la granconsigliera, la politica «dovrebbe semmai occuparsi della vera questione, quella di genere, e su questa interrogarsi. Come? Anzitutto ascoltando per esempio chi vive determinate situazioni, chi ha affrontato una transizione, sentendo i suoi genitori, i suoi amici e le sue amiche, sentendo docenti e specialisti». David non ha dubbi sulla pubblicazione delle due pagine ‘incriminate’ nell’agenda scolastica. «È una pubblicazione assolutamente opportuna – sottolinea –. E lo dico un po’ per scienza e un po’ per esperienza personale. È tra i 10 e i 13 anni d’età che si prende consapevolezza del proprio orientamento sessuale, che non sempre si accetta. Io stessa ho capito di essere gay in terza elementare: mi interrogavo, però non avevo nessuno con cui parlarne. Come politici, dobbiamo quindi ascoltare, dobbiamo garantire la presenza di gruppi di sostegno con i quali ragazzi, ragazze e genitori abbiano la possibilità di dialogare».

Merlini (Vpod): ‘Gli insegnanti sono pronti’

«Finora non abbiamo ricevuto alcuna segnalazione di problemi o preoccupazione da parte degli insegnanti», afferma dal canto suo il presidente di Vpod-Docenti Adriano Merlini. Magari perché «ancora nessuno l’ha vista, dal Decs non abbiamo avuto informazioni», concede, ma parte da un assunto: «Non penso ci sia alcun problema, perché l’educazione civica fa parte da sempre dei compiti della scuola, ed è aperta a tutte le componenti della società. In più, faccio notare, è stata resa materia obbligatoria con nota separata proprio da chi oggi chiede che addirittura non venga distribuita l’agenda».

Merlini sgombra il campo, insomma: «Non so chi abbia scritto queste due pagine, ma sicuramente è stato messo al lavoro un gruppo di esperti nel loro campo. E contestualizzare fa parte del nostro lavoro, gli insegnanti hanno le competenze necessarie per farlo al meglio». Il caso specifico riguarda le medie, ma ad ogni modo Merlini ricorda che «insegnando al liceo, faccio notare che le discussioni sul genere sono presenti da tempo. Nei manuali italiani, quando si parla di demografia, si hanno sempre alcune pagine sul genere».

D’Ettorre (Ocst): ‘Rischio banalizzazione’

Osserva Gianluca D’Ettorre, presidente dei docenti affiliati all’Ocst: «Da quello che mi è stato riferito da alcuni associati e da membri di comitato, dal Dipartimento non è giunta un’informazione preliminare ai docenti su queste due pagine dell’agenda scolastica». Peraltro, rileva D’Ettorre, «non è la prima volta che il diario scolastico del Decs affronta determinati argomenti senza che gli insegnanti vengano avvertiti in anticipo. Sempre più spesso i docenti si vedono coinvolti in dinamiche che non seguono i criteri e i parametri per i quali sono stati preparati. Il Decs dovrebbe invece lavorare di concerto con gli insegnanti, specie su temi come questo». Entrando poi nel merito, il responsabile dell’Ocst-docenti rileva: «A proposito dei contenuti, ci si può chiedere quale sia lo scopo delle due pagine. In una c’è la giovane che racconta di sentirsi a volte ragazza e a volte un maschio. Nell’altra pagina la compagna o l’amica che vorrebbe aiutarla sostiene che ognuno ha il diritto di cercare di essere la persona che sente. D’accordo, ma il problema è che l’altra ragazza non ha ben capito cosa sente di essere. Dunque, il tema è complesso e quelle due pagine rischiano di banalizzarlo».

L’INTERVENTO

Le vignette che non bastano...

di Alberto Giuffrida,
psicologo e già insegnante

Credere che infanzia e adolescenza costituiscano un insieme strutturale e che questo funga da ‘naturale’ contraltare all’età adulta è come credere che gli animali a due zampe siano tutti oche o galline, da contrapporsi a cani e cavalli, che ne hanno invece quattro, dimenticandosi peraltro che – malgrado questa differenza – il fattore che li unisce è che tutti hanno un cuore. Autori del calibro di Freud, Wallon, Piaget e molti altri, ci hanno insegnato che le fasi dello sviluppo dell’essere umano, non soltanto sono complesse e progressive, ma soggiacciono a leggi della natura che sono ineludibili. Se ciò non fosse vero, si potrebbe tentare di far camminare un infante a soli due mesi e a parlare a un altro di cinque. Qualcuno – devoto stupidamente alle leggi del comportamentismo e, quindi, del condizionamento – ci ha provato ottenendo risultati che lascio immaginare. Grazie a queste tecniche è stato insegnato agli orsi a ballare. Non ho però mai letto di un elefante che esegue la verticale stando sulla proboscide. Nemmeno al circo! Ogni età possiede peculiarità strutturali che la caratterizzano, ordinate in un susseguirsi di tappe o fasi che permettono a quella successiva di inglobare la precedente. Qualcuno ha parlato, in questo senso, di sviluppo a ‘spirale’. Velocizzare tali tappe si scontra il più delle volte con leggi che sono iscritte nella natura, producendo talvolta anche patologie indesiderate o inattese.

Leggendo l’agenda 2023-2024 promossa dal Decs, destinata tanto a bambini di quinta elementare quanto a pre-adolescenti e adolescenti delle scuole medie, non ho potuto fare altro che constatarne la superficialità. Ogni età ha le sue caratteristiche, le sue peculiarità, i suoi interessi e, in nessun modo, tale argomento può definirsi come «uniformemente distribuito», non prima di valutarne la reale portata da un profilo statistico. In assenza di una verifica statistica, tale «preoccupazione» parrebbe raggiungere livelli significativi unicamente per chi scrive, non certamente per chi legge. Chi, come me, ha vissuto nella e per la scuola sa bene quanto e come un/a bambino/a di 10 anni sia profondamente diverso/a da uno/a di 14 in quanto a interessi, attività, giochi e curiosità. Bene inteso, l’argomento può assumere valenze pedagogiche importanti anche se – mi perdonino gli estensori – ritengo che tale compito debba essere assunto innanzitutto dalle famiglie, dalla conoscenza profonda dei loro figli e degli eventuali cambiamenti di questi ultimi. Pur condividendo l’idea che il tema dell’educazione alla sessualità debba fungere da elemento trasversale all’insegnamento, mi auguro che il personale insegnante – vista la delicatezza dell’argomento in questione – sia stato debitamente informato e formato a tale scopo. La formazione degli insegnanti in questo delicato settore (ammesso che abbiano realmente tempo da dedicare a questo argomento) è fondamentale, non fosse altro che per evitare strafalcioni, inesattezze, opinioni personali o voci fuori dal coro. Le vignette, insomma, non bastano!

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