L'auspicio del presidente dell'Associazione delle polizie comunali ticinesi Orio Galli
In marzo il Consiglio di Stato ha varato all’indirizzo del parlamento il progetto di revisione totale della Legge sulla polizia. Che «prevede anche, e finalmente, una base legale per l’utilizzo di bodycam e dashcam». Ma l’esame in Gran Consiglio della nuova legge si preannuncia tutt’altro che breve e facile. Per questo e per dare «una risposta rapida alle attuali nostre esigenze operative», l’uso delle speciali telecamere dovrebbe essere consentito alle forze dell’ordine anticipatamente. È l’auspicio formulato dal presidente dell’Associazione delle polizie comunali ticinesi Orio Galli durante l’assemblea tenutasi nel pomeriggio.«Come deputato e come segretario del sindacato Ocst Polizia non escludo – rilancia, contattato dalla ‘Regione’, Giorgio Fonio del Centro – di presentare, se l’iter granconsigliare della nuova legge si prospetta lungo, un atto parlamentare affinché venga velocizzato il ricorso a questi dispositivi». Sull’utilità dei quali Galli non ha dubbi. Servono a «tutelare» anche l’agente di polizia che interviene in determinate situazioni: «Chi non ha sbagliato non verrà così messo alla berlina da video parziali o tendenziosi» fatti da terzi col telefonino. Tutte però da studiare le modalità e le basi legali per eventualmente permettere l’impiego di bodycam e dashcam, rispettivamente sull’uniforme e sull’auto, prima dell’entrata in vigore della riformata Legge sulla polizia.
Una normativa, quella sulla polizia, che «deve necessariamente essere aggiornata per garantire anche in futuro lo spazio di manovra a tutte le polizie», Polizia cantonale e polcomunali. «Va aggiornata per garantire e migliorare la sicurezza» dei cittadini, aggiunge Galli, evidenziando «l’importanza del lavoro di prossimità» svolto dalle polizie comunali. Elaborato dal Dipartimento istituzioni, il disegno di riforma della Legge sulla polizia era stato posto in consultazione dal Consiglio di Stato nel luglio 2022. Diversi gli enti interpellati tra autorità giudiziarie, uffici amministrativi e associazioni. Il progetto, si afferma nel messaggio di centoquaranta pagine licenziato in primavera dal governo, “è stato ampiamente recepito e sono giunte poche osservazioni puntuali che, dove pertinenti, sono state riprese”. Ottantacinque gli articoli della nuova legge: una nuova normativa “completa, a supporto di un’efficace attività di polizia”. Tocca ora al Gran Consiglio pronunciarsi.
All’assemblea dell’Apcti si è accennato anche alla formazione e alla conduzione degli agenti. «La gestione del personale, la sua salute psicologica sono per noi comandanti degli aspetti sempre più centrali, rappresentano delle sfide non indifferenti per una conduzione moderna e dinamica – ha sottolineato Roberto Torrente, alla testa della polizia della Città di Lugano –. Andrebbero forse riviste anche le condizioni di arruolamento. Ci sono persone professionalmente attive in altri settori che potrebbero dare un importante contributo alle polizie comunali e che potrebbero essere arruolate senza che debbano fare tutta la gavetta ‘di polizia’».
All’assemblea è intervenuto anche Luca Filippini in rappresentanza del Dipartimento istituzioni, del quale è segretario generale. Filippini coordina inoltre il gruppo denominato ‘Polizia ticinese’, designato nel 2016 dal governo: fra le sue mansioni, quella di definire una chiara ripartizione dei compiti tra Polizia cantonale e Polizie comunali. «Quello della polizia unica non è un tema sul nostro tavolo», ha tenuto a ribadire Filippini. A quando il rapporto del gruppo ‘Polizia ticinese’? «Lo stiamo finalizzando. E a breve contiamo di consegnarlo alla direzione del Dipartimento e all’Associazione comuni ticinesi».