Cantonali ’23, il segretario del Pc lascia aperta una porta all’intesa con Ps e Verdi ma annota: ‘Non ci sono ancora state trattative. Noi ben radicati’
«Il nostro partito è pronto ad andare da solo alle elezioni cantonali del 2023». Lo afferma e rivendica a colloquio con ‘laRegione’ il segretario del Partito comunista Massimiliano Ay, che dopo aver letto l’intervista alla copresidente socialista Laura Riget pubblicata su queste colonne alcuni giorni fa vuole mettere qualche puntino sulle i. «Noi col Ps l’ultima volta ci siamo incontrati a inizio estate, dove loro hanno abbozzato una proposta di lista unica. Ma è stato interlocutorio, e da allora non abbiamo più discusso. Con i Verdi, addirittura, non parliamo dalle scorse elezioni federali. Per questo mi fa strano leggere di proposte cui noi non abbiamo ancora risposto, non essendoci state vere trattative né veri colloqui».
Sgombrato il campo però a un anno dalle elezioni qual è il sentimento in casa comunista in merito a una possibile alleanza dell’area rossoverde? «A noi preoccupa il clima di bipolarismo che si respira a sinistra: o ci si allea con il Ps, o si è sostenitori dell’Mps. Non lo accettiamo», premette Ay. Che aggiunge: «Al momento non abbiamo la necessità di entrare organicamente in un’alleanza. Ci teniamo a dire che il Pc ha una sua indipendenza politica, che ha fatto recentemente un congresso andato molto bene, una crescita a livello numerico e con due deputati, un municipale e 12 consiglieri comunali è ben radicato. Con questa base - afferma quindi Ay - siamo pronti e ci prepariamo ad andare da soli alle elezioni del 2023, a meno che non nascano convergenze particolari e siano date tutte le condizioni programmatiche e politiche per fare un discorso d’alleanza. Non lo posso escludere a priori. Ma quello che devo dire è che il Partito sarebbe pronto ad andare da solo perché ha la consapevolezza di aver lavorato bene negli ultimi anni, e voglio anche smentire ci sia una corsa a un’unità che non si capisce bene su che basi debba avvenire».
È un Pc che dà battaglia ma che è comunque cosciente del suo ruolo a sinistra del Ps. Ed è cosciente, soprattutto, che «all’area rossoverde possiamo dare, come da anni, il movimento giovanile progressista più diffuso del Ticino e tanta cultura politica e indipendenza di classe. La sinistra non deve diventare una succursale di una politica liberale un po’ più progressista, ma nemmeno la farsa dell’Mps che attacca tutto e tutti e non porta mai a casa niente». A livello cantonale, invece, il Pc per Ay «metterà sul tavolo tutti i temi sensibili ancora non trattati, dalla scuola alla povertà passando per i problemi del precariato». E a proposito di scuola, «rivendico con orgoglio le nostre vittorie sull’abolizione del numerus clausus dei corsi passerella per il liceo e sulla sovranità alimentare».
Ciò detto, la corsa a sinistra del Ps si fa affollata. Comunisti, Mps, Forum alternativo, Partito operaio popolare… non c’è il rischio che questo costante frazionamento indebolisca prospettive potenzialmente interessanti? «In politica uno più uno non fa due - risponde il segretario del Pc -, in passato abbiamo visto unità raffazzonate ce non hanno portato risultati sperati. Alcuni gruppi si basano sul voto d’opinione, che però va e viene. Noi, consapevoli magari di perdere qualcosa sul corto periodo, cerchiamo di creare un’organizzazione, una struttura e un elettorato che siano duraturi». E Ay ribadisce: «Non escludiamo un’unità: col Ps ci son convergenze, come sul salario minimo, ma anche cose che ci separano come Legge sul Co2 o la previdenza. Ma anche a sinistra del Ps si possono pensare delle intese. A un anno dalle elezioni è comunque prematuro parlarne ora».
Partendo da una certezza: «Finché sarò segretario del Pc non ci sarà più alcuna lista unica con l’Mps. Il loro settarismo e il loro metodo sterile di far politica non ci appartengono, perché sui temi dirimenti della sinistra fa spostare a destra il parlamento», annota Ay. Che snocciola: «Oltre il recente scivolone, chiamiamolo così, sul superamento dei livelli, citiamo anche il referendum finanziario: una proposta squisitamente neoliberista dove abbiamo avuto l’Mps dall’altra parte, senza contare la questione congiunzione delle liste dove loro sono stati ago della bilancia, rovinando l’ipotesi reale di un’alleanza di centrosinistra senza passare per forza da una lista unica».