Promossa una raccolta firme a sostegno di Casa Girotondo. Il sindaco Bernasconi: ‘È una possibilità ma da soppesare attentamente’
Già ormai sei anni or sono la decisione di aderire all’Ente case anziani Mendrisiotto (Ecam), a Novazzano era rimasta un po’ indigesta. Dibattuto nell’aula consiliare, l’ingresso della casa per anziani Girotondo nella rete dell’Ecam non aveva convinto tutti. Una scelta irrisolta a quanto pare e che oggi, a un paio di mesi dall’appuntamento con le Elezioni comunali, torna a riaffiorare, e in modo prepotente. A Novazzano c’è, infatti, chi vorrebbe lasciare quel tavolo e ha deciso di coinvolgere la popolazione locale, lanciando una petizione. La raccolta firme, in circolazione da una decina di giorni, è stata veicolata anche attraverso il ‘Mattino della domenica’. Come dire che è chiaro da che parte sta la sezione della Lega dei ticinesi. Del resto, dubbi e interrogativi erano emersi già nei mesi scorsi ed erano stati affidati a due interrogazioni – una firmata appunto dal consigliere comunale del gruppo Lega-Udc-Ind. Ivano Lurati, l’altra da un esponente del Plr, Mario Terzi – e di recente quelle stesse perplessità si sono, di nuovo, concretizzate in una mozione leghista, adesso all’esame del Municipio. Sullo sfondo? La gestione dell’Ecam e le criticità legate al suo ‘modus operandi’. Nodi che i vertici dell’Ente hanno già affrontato, affidando a un consulente esterno una analisi puntuale del funzionamento interno. Approccio che ha ricevuto anche l’appoggio del Cantone.
Il lessico della petizione popolare, certo, è quanto mai chiaro. Basti dire che il titolo recita: ‘Giù le mani da Casa Girotondo!’. Non a caso la richiesta rivolta a Municipio e Consiglio comunale propugna una “immediata scissione (da Ecam, appunto, ndr) e il ripristino della situazione pre-adesione”. Per i firmatari, insomma, “a oggi non sussistono validi motivi per rimanere in Ecam”, una realtà dal 2016 capace di assicurare in totale 279 posti letto. Quanto basta, quindi, per auspicare una separazione; “affinché – si motiva ancora – la nostra Casa Girotondo continui essere il nostro fiore all’occhiello, perché questo nostro vanto non diventi nel prossimo futuro solo un malinconico ricordo”. L’iniziativa intende, si fa capire, dare voce a incertezze e preoccupazioni e parla in modo aperto dell’esperienza Ecam come di un “fallimentare progetto”. Chiudendo la porta alla rete, e senza appello.
Di quali argomenti, però, si alimenta un tale passo? La lista delle ragioni è lunga. Ed evidenzia, in particolare, il “mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati” – e il riferimento è al “miglioramento della qualità degli istituti e dei servizi” –, oltre a “risultati finanziari negativi” e al contempo una “mancanza di trasparenza nella presentazione dei dati”, nonostante di recente il Consiglio comunale di Mendrisio abbia votato il Consuntivo 2020, chiuso con un disavanzo di oltre 490mila franchi (perdita riconosciuta dal Cantone, che assieme ai Comuni si è assunto i maggiori costi, su cui ha pesato pure la pandemia). I promotori, però, non si fermano qui ed evocano i “gravi problemi della direzione” e il suo “stile accentratore”, il mancato rispetto di statuti e accordi e i “problemi di gestione” del personale, per non parlare della “volontà di esautorare dalle sue funzioni il Consiglio di Fondazione di Casa Girotondo dalla gestione della casa”. Solo un anno e mezzo fa, si rimarca, “quasi la totalità dei collaboratori della Casa ha sottoscritto e inviato una raccolta firme al Municipio di Mendrisio per evitare il passaggio dei contratti di lavoro alla gestione di Ecam”.
Oggi più di ieri, in altre parole, i rapporti tra Casa Girotondo e l’Ente sono un tema. Anche al tavolo dell’Esecutivo di Novazzano, chiamato cosi ad aprire un confronto, da un lato, con il Municipio di Mendrisio, dall’altro con i vertici dell’Ecam. La Città infatti detiene il 46 per cento delle quote della Fondazione Casa Girotondo a fronte del 54 per cento di Novazzano. Sciogliere i nodi, di conseguenza, non sarà semplice. Tanto più che ci si muove in un ambito delicato, quello della cura e l’assistenza agli anziani. Quali saranno allora le prossime mosse dell’autorità locale?, chiediamo al sindaco Sergio Bernasconi. «Come Municipio – ci conferma – stiamo facendo le nostre valutazioni, anche di carattere giuridico, per capire a fondo cosa significherebbe lasciare l’Ente, e in particolare comprendere se e quali sarebbero le ripercussioni finanziarie dell’operazione». Quindi l’uscita dall’Ecam è una ipotesi che state esplorando? «È una possibilità. Non lo escludiamo, ma, lo ribadisco, occorre valutare tutto attentamente». Senza dimenticare che, qualora l’Esecutivo dovesse decidere di seguire la strada della “scissione”, come auspicano gli autori della petizione, il passo andrebbe sottoposto al voto del Consiglio comunale.
Volendo trovare un punto di incontro fra istituzioni e autori della raccolta firme, lo si vede nell’attaccamento a Casa Girotondo. «La struttura – annota il sindaco Bernasconi – rappresenta un fiore all’occhiello. Funziona bene, per la soddisfazione generale, e sarebbe un peccato se la situazione dovesse mutare per motivi esterni». Non a caso, ammette, l’adesione all’Ecam a suo tempo era stata «dibattuta e sofferta». In più nel piatto Novazzano mette il fatto di aver ceduto a titolo gratuito il terreno, dove è poi stata costruita la casa anziani, e la preoccupazione e i malumori espressi, ricorda il sindaco, dal personale. D’altro canto, l’analisi condotta dal consulente esterno sul funzionamento dell’Ente potrebbe aggiungere ulteriori elementi alla riflessione. Prima della fine di dicembre il rapporto è stato presentato ai vari partner dell’Ecam; «e ora siamo in attesa di riceverlo, come ci è stato confermato», commenta Bernasconi.
Sta di fatto che Consiglio di Stato, prendendo posizione sulla mozione presentata il settembre scorso dai gran consiglieri Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi di Mps, ha promosso la strategia dei vertici dell’Ente, messa a punto “in accordo con i servizi cantonali” e sfociata nel mandato, il giugno scorso, al perito. A tal punto che, ribadisce il governo, l’applicazione delle raccomandazioni di tale mandato sarà monitorata. Non solo, già ad aprile, si ricorda, “la direzione di Ecam, sempre in accordo con i servizi cantonali, aveva incaricato il Laboratorio di psicopatologia del lavoro di avviare un rilevamento del benessere organizzativo, in relazione alla necessità di approfondire la situazione di una delle proprie strutture”. In più, entrambi gli incarichi sono stati assegnati “ben prima” che voci e mozione sollevassero la questione. Quanto ai timori del personale, in un incontro con i sindacati Vpod e Ocst è stata “ribadita la comune volontà di assicurare una gestione del personale all’insegna dell’ascolto del dialogo e del rispetto”. Le conclusioni del Cantone? Che l’Ente “abbia intrapreso delle azioni adeguate per approfondire le criticità emerse e per favorire l’implementazione di un’organizzazione solida e dinamica, rispettosa dei propri collaboratori e in grado di rispondere all’importante sfida per assicurare delle prestazioni di qualità”.