La 69enne e il suo consulente bancario sono stati condannati rispettivamente a 24 e 12 mesi di detenzione sospesi per due anni
Una donna sul letto di morte, e cinque fratelli di secondo letto che puntano alla sua eredità. Una di questi, presa dall’avidità, convince un consulente bancario a creare un ordine di trasferimento falsificato, pochi giorni prima della morte della sorella, per accaparrarsi l’intera somma, pari a quasi 300mila franchi. Sembra la trama di un giallo, ma è quanto è successo a Lugano nel 2016, nell’inchiesta condotta dal procuratore pubblico Andrea Maria Balerna, risoltasi in due dibattimenti svoltisi quest’oggi dinnanzi alla Corte delle Assise correzionali di Lugano. I due processi, il primo avente come imputato il consulente bancario, il secondo a carico della sorella della vittima, vera istigatrice della truffa. Entrambi i dibattimenti si sono svolti seguendo la formula del rito abbreviato e presieduti dal giudice Marco Villa. Per il 54enne, difeso dall’avvocato Adriano Sala, per i reati di truffa e falsità in documenti è stata decisa una pena detentiva di 12 mesi, sospesa per due anni, oltre al pagamento di una multa di 2mila franchi. Alla 69enne, patrocinata da Nadir Guglielmoni, è stata invece inflitta una pena doppia, ossia 24 mesi di detenzione, anche questi sospesi per due anni, e una multa di 3mila franchi. Le sue imputazioni sono di truffa, appropriazione indebita ripetuta e riciclaggio di denaro ripetuto.
La pena della donna è superiore, in quanto in passato aveva anche approfittato della procura concessale dalla vittima, per prelevare a suo nome circa 50mila franchi dal conto della sorella. Intuendo che non avrebbe potuto usare lo stesso sotterfugio per prelevare i restanti 300mila franchi e non doverli condividere con gli altri fratelli, ha convinto il proprio consulente a creare un documento, fittiziamente controfirmato dalla vittima, che sarebbe potuto essere effettivamente a prova di bomba, dal momento che la sorella è deceduta solo tre giorni dopo, e non avrebbe dunque potuto contestare la veridicità dell’ordine di trasferimento. Due fratelli però, insospettiti, hanno deciso di sporgere denuncia contro la 69enne, costituendosi accusatori privati. A incastrare la donna e il suo consulente è stata una minuzia tecnica, senza la quale sarebbero riusciti probabilmente a farla franca. Il numero di conto su cui sono stati versati i soldi era stato infatti generato il giorno successivo alla data riportata sul documento. Una piccola discrepanza, che ha portato alla conclusione dell’inchiesta.