Roberto Moresi è deluso dalla Città: ‘Promesse non mantenute’. Michele Foletti ribatte: ‘Svenduta l’ex Casa comunale, ma ci impediscono di fare il pozzo’
Certara resta senza presidente del Patriziato. Roberto Moresi infatti ha dimissionato nei mesi scorsi, sbattendo la porta, in polemica con le autorità politiche e gli enti preposti al finanziamento dei progetti. L’informazione è passata in sordina. La carica ora è vacante e la ricerca di un sostituto è stata pubblicata all’albo comunale già due volte. Per il momento, non si è fatto avanti nessuno, mentre il secondo termine scadrà tra qualche giorno. Se non ci fossero candidati, il patriziato verrebbe amministrato dalla Sezione enti locali.
Insomma, nell’ex Comune di Certara, che venne integrato nella Città di Lugano nell’ambito della terza di fase di aggregazioni risalente al 2013, di recente non ci sono stati ‘soltanto’ un paio di abusi edilizi grossi come case. Abusi che sono il risultato del lassismo o del permissivismo in vigore diversi anni fa, quando le autorità chiusero un occhio (e forse anche l’altro), alla luce della sproporzionata costruzione innalzata fuori zona edificabile, come ci riassume la vicenda Moresi. Le due costruzioni, nei giorni scorsi, sono state abbattute su ordine del Municipio cittadino. Ora, il quartiere cittadino è rimasto anche senza una persona alla presidenza del Patriziato.
Per quale motivo? «Mi son sentito preso in giro dalla Sezione enti locali e dalla Città di Lugano, che ci ha fatto tante promesse ma qui è arrivato poco o nulla – risponde Roberto Moresi interpellato dalla ‘Regione’ –. Così mi son detto che invece di star qui a vender boschi, è meglio lasciar perdere». In particolare Moresi punta il dito contro la Città di Lugano, che ha venduto «al patriziato l’ex Casa comunale di Certara, ma di recente le autorità si sono rifiutate di prestare i soldi necessari alla ristrutturazione dell’edificio che ospita anche alcuni inquilini. Un peccato, perché i lavori allo stabile sono d’obbligo, bisogna rifare gli appartamenti oramai vetusti. Sono sei anni che aspettiamo e combatto, invano».
Il presidente Roberto Moresi ci confida che ha lasciato la carica in contrasto con le autorità: «Abbiamo ricevuto un sostegno anche per il rifacimento dell’alpe alla Corte, ma non abbastanza e senza soldi non si può fare nulla. I fondi, deve constatare, sono piuttosto destinati verso la val di Blenio e la Leventina, mentre qui restano le briciole, non si riesce a combinare più niente. L’ex casa comunale e l’alpe erano i due progetti che avrei voluto portare a termine. Noi siamo quelli dell’ultima generazione del patriziato. Avremmo potuto fare qualcosa per quelli che arriveranno dopo di noi, ma non ci sono i mezzi sufficienti. Abbiamo formulato la richiesta di maggiore sostegno due o tre volte, poi basta, mi sono stufato. A questo punto mi son detto che è inutile andare avanti».
La vendita dell’ex Casa comunale di Certara al locale Patriziato è stata votata dal Consiglio comunale di Lugano a un prezzo di circa 135’000 franchi. Il fondo sul quale sorge l’immobile è di 612 metri quadri e comprende l’immobile e un box, il rifugio della Protezione civile, un’area adibita a posteggio pubblico e un gabinetto pubblico accessibile dalla strada cantonale tramite una scala. Dal canto suo, il sindaco di Lugano Michele Foletti, ribatte che «abbiamo venduto al Patriziato l’ex Casa comunale, richiesta a un prezzo più basso di circa il 30% rispetto a quello di stima. Nella compravendita c’era un vincolo destinato alla realizzazione di una vasca per l’acqua potabile, ma il Patriziato di Certara ci ha negato la possibilità di fare il pozzo e vorrebbero vendere alla Città il terreno a un prezzo troppo esoso. Ora abbiamo avviato la procedura di esproprio, visto che quella parte di sedime è proprio destinata all’acqua potabile».
Il sindaco ricorda peraltro pure che «a registro fondiario c’era anche un vincolo per l’appartamento destinato al prete, poi però il Consiglio parrocchiale non esisteva più. Togliere tale vincolo con la Curia è stata un’impresa». In altre parole, continua Foletti, «la Città è venuta incontro al Patriziato, ma quest’ultimo ne ha fatte di tutti i colori e, tra l’altro, non ha riconosciuto alla Città la possibilità di utilizzare il terreno nel quale si voleva costruire il bacino per l’acqua potabile».