‘Altrimenti, sarebbe scorretto nei confronti dell'elettorato’, afferma lo storico sindaco di Lugano che non risparmia critiche al Municipio in carica
«Se un candidato venisse eletto come primo, la gente si aspetterebbe che assumesse la carica di sindaco. Nel caso questo non succedesse, ossia che il primo cedesse il posto a un altro, sorgerebbe spontanea la domanda: ma allora gli elettori cosa sono stati indotti a votare?». L’ex sindaco di Lugano Giorgio Giudici traduce in parole semplici quello che tanti si chiedono in vista delle prossime elezioni comunali di Lugano. Stiamo parlando della candidatura al Municipio cittadino, nella lista unica Lega-Udc, del presidente nazionale dell’Udc uscente, riconfermato lo scorso novembre al Consiglio degli Stati.
Una candidatura, quella di Marco Chiesa, che pone almeno un interrogativo, alla luce delle sue dichiarazioni di non belligeranza nei confronti dell’attuale sindaco Michele Foletti. Ponendo l’ipotesi che il sindaco in carica venisse battuto dal presidente nazionale dell’Udc uscente, cosa succederebbe? Chiesa lascerebbe il sindacato a Foletti? Un’eventualità, questa, che non appare verosimile nemmeno all’ex Re Giorgio, che non ricorda a Lugano legislature ‘governate’ da sindaci di minoranza: «Chi vince le elezioni deve fare il sindaco, non può passare il testimone al secondo, sarebbe scorretto nei confronti dell’elettorato. Questo è il ‘rischio’ che deve assumersi chiunque abbia deciso di candidarsi al Municipio, anche se non ambisce al sindacato», afferma Giudici.
L’ex sindaco ricorda quando il partito gli propose di valutare l’eventualità di candidarsi per Berna: «Era il 1999 e chiesi espressamente a un ex esponente Plr del Consiglio agli Stati quanto fosse impegnativa la carica. Ebbene, l’ex politico mi rispose che, come minimo, bisognava calcolare di trascorrere almeno sei mesi nella capitale». Giudici si chiede come mai «dopo la recente battaglia vinta per le elezioni federali per gli Stati, ora Chiesa si voglia presentare anche per il Municipio di Lugano». Secondo l’ex sindaco Plr, pare «chiaro che negli ultimi tempi l’Udc sia in crescita, mentre la Lega stia calando. Rispetto ai veri rapporti di forza tra Lega e Udc, credo che il risultato elettorale di Lugano rivelerà quanto si stia assottigliando i divario tra le due formazioni». Due formazioni non sempre sulla stessa linea. Basta leggere l’ultimo ‘Mattino’: a pagina 3 il sindaco difende la 13a Avs, mentre a pag. 9, Pamini la stronca definendola ‘Il cavallo di Troia della sinistra’.
A proposito di liste uniche, Giudici le disapprova. Per quali motivi? «Perché illudono il cittadino, sarebbe meglio che ogni partito si presentasse per proprio conto alle elezioni». Anche i liberali, però... «Il discorso vale anche per i liberali. Tuttavia, perlomeno, tra Plr e Verdi liberali, c’è un’assonanza. Invece, noto due filosofie diametralmente opposte tra il movimento di via Monte Boglia e il partito Udc. Non capisco perché ci si voglia nascondere dietro ad alleanze, invece di correre da soli e alla fine contarsi, per conoscere la propria forza». Giudici non ha una buona opinione del lavoro del Municipio nell’ultima legislatura: «Non è stato fatto nient’altro che discutere di progetti di sviluppo che sono ancora quelli che abbiamo immaginato oltre dieci anni fa. Non hanno mai avuto nemmeno l’umiltà di ammettere che ciò di cui parlano non è farina del loro sacco. C’è tanta ipocrisia, è un segno dei tempi odierni, anche per questo i politici giocano su tanti tavoli, sperando che almeno uno sia quello vincente». Giudici si chiede fino a quando il cittadino elettore «sarà disposto ad accettare questa situazione: poi non lamentiamoci della scarsa partecipazione agli appuntamenti elettorali».
La lista unica Lega-Udc appare (forse) la più forte di questa tornata elettorale. In ogni caso, Giudici voterà Plr, «anche se la lista punta unicamente al rinnovo dei municipali uscenti, con la presenza di alcuni giovani che vanno preparati e devono farsi le ossa, in vista di un futuro ricambio generazionale, che non sarà facile. Ai miei tempi, ci si batteva ma non c’era il condizionamento odierno dei social che è devastante, perché l’ultima comunicazione che resta è quella apparsa nel post. Quanto si può resistere a questo genere di tritacarne? Solo i giovani, forse, possono farcela, mentre gli adulti faticano a stare dietro a questo gioco del ‘ping pong’. Anche per questa ragione, diventa vieppiù difficile scovare persone che mettano a disposizione il proprio tempo, per impegnarsi nella politica».
L’ex sindaco condivide la proposta di Sargenti di inserire, nello statuto della sezione di Lugano del Ps, l’incompatibilità delle doppie cariche: «Certo, dal profilo del tempo a disposizione, il doppio incarico ritengo sia insostenibile. In particolare, con le cariche federali e gli impegni a Berna. Non capisco come sia possibile partecipare alle sedute municipali tramite zoom». Al di là delle riunioni ufficiali, continua Giudici, «gestire un dicastero significa avere contatti quotidiani con l’amministrazione: questo è fondamentale per avere il polso della situazione e intervenire con immediatezza in caso di problemi. Bisogna però essere sul posto, occorre stare al fronte, per svolgere al meglio l’attività in un Municipio come quello di Lugano. Posso parlare con cognizione di causa, perché ho trascorso 35 anni nell’esecutivo cittadino: dirigere un dicastero da fuori significherebbe lasciare il pollaio aperto, sperando che le galline non escano».