La Corte delle Assise criminali di Lugano ha sospeso il procedimento: le prove agli atti non sono sufficienti per un giudizio e vanno approfondite
Né assolti né condannati. È finito con un colpo di scena il processo per atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere a carico di tre giovani del Luganese coinvolti in rapporti sessuali con una coetanea ubriaca. O meglio: non è finito. «Il dibattimento è sospeso – ha spiegato il presidente della Corte delle Assise criminali Siro Quadri –, in quanto i fatti per come descritti nei verbali, raccontati dai testimoni e nel dibattimento, non sono stati sufficientemente chiariti».
Il giudice ha poi aggiunto: «I fatti sono importanti, provocano e hanno provocato conseguenze sia per la vittima sia per gli imputati. Ma la causa è sospesa, in quanto non matura per un giudizio: in particolare, le importanti contestazioni sollevate dalla difesa hanno indotto la Corte a ritenere che sia possibile effettuare ulteriori accertamenti. Oggi, non è possibile arrivare a un giudizio certo, che tenga conto di tutto quanto è necessario per valutare se i requisiti dell’articolo 121 del Codice penale siano adempiuti». Una decisione, ha sottolineato la Corte, prevista dal Codice di procedura penale «e anche in conformità del principio in dubio pro reo, che consente di prosciogliere quando non ci sono prove, ma quando queste potrebbero esserci richiede che siano approfondite».
Durante il dibattimento, ricordiamo, gli avvocati difensori – Niccolò Giovanettina per il 31enne, Sandra Xavier per il 27enne e Massimo de’ Sena per il 24enne – hanno chiesto l’assoluzione e risarcimento per ingiusta carcerazione per i propri assistiti, ritenendo sostanzialmente che la vittima, una 31enne ex collega di lavoro del 31enne, non sarebbe stata realmente inetta a determinarsi sessualmente ma solamente disinibita e brilla a causa dell’alcol ingerito. E proprio quest’ultimo risulta uno dei punti più controversi? Quanto aveva effettivamente bevuto la donna, quella sera dell’estate 2019, alla festa campestre dopo il torneo sportivo?
Una perizia a posteriori commissionata dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas aveva stimato un’alcolemia tra 1,35 e 3,10 grammi per mille. Trattandosi tuttavia di una stima, questo è uno degli aspetti maggiormente criticati dalla difesa, come anche – dal profilo giuridico – il fatto che affinché una persona sia considerata inetta a determinarsi, debba esserlo totalmente e non solo parzialmente. Di avviso diverso Akbas, come pure la rappresentante dell’accusatrice privata Letizia Vezzoni, che hanno ritenuto quanto capitato quella notte come l’aggressione sessuale di un branco nei confronti di una donna: rapporti sessuali completi e orali con il 31enne e con il 27enne, mentre il 24enne faceva da palo in attesa del proprio turno. Il pp ha chiesto pene fra 20 mesi integralmente sospesi (per il più giovane) e i 36 mesi per metà sospesi e per metà da espiare (per il 31enne).
Il procedimento è dunque sospeso. La Corte comunicherà nei prossimi giorni tramite un’ordinanza alle parti le prove che ritiene di voler approfondire meglio e si tornerà dunque in aula.