Iniziativa ospedali di valle: dopo il discusso ritiro annunciato da Martinoli, il governo firma il messaggio per la modifica della Legge sull’Eoc
“Confermato l’impegno a favore dei servizi ospedalieri nelle zone periferiche” e avvio di un concorso di architettura per la progettazione di un nuovo polo sociosanitario ad Acquarossa. Lo comunica il Consiglio di Stato spiegando di aver firmato ieri il messaggio all’indirizzo del Gran Consiglio (contiene de facto una proposta di revisione della Legge sull’Ente ospedaliero cantonale) e ricordando che nel frattempo il primo firmatario Sebastiano Martinoli, come anticipato lo scorso 23 febbraio, ha annunciato al governo di voler ritirare l’iniziativa popolare del 2017 ‘Per cure mediche e ospedaliere di prossimità’, ma a precise condizioni. Quelle scaturite dal lungo lavoro di concertazione fra le parti e sfociate appunto ora nel messaggio sottoposto al Gran Consiglio.
Sei anni fa, in un clima di forte critica nell’Alto Ticino quando tirava vento di smantellamento, l’iniziativa era stata firmata da ben 14’000 ticinesi pochi mesi dopo la bocciatura in votazione popolare, il 5 giugno 2016, dell’iniziativa ‘Giù le mani dagli ospedali’. La nuova iniziativa chiedeva di assicurare su tutto il territorio cantonale cure di base eque attraverso la conferma di reparti per pazienti degenti e di servizi ambulatoriali negli ospedali di Faido e Acquarossa dell’Ente ospedaliero cantonale. Martinoli ha comunicato il ritiro, ricordiamo, suscitando la contrarietà di più persone attivatesi a favore dell’iniziativa e in seno al comitato dell’Associazione ospedali di valle. Una decisione presa tuttavia non da solo ma col sostegno di 18 dei 30 co-promotori e, come detto, a precise condizioni, affinché venisse in larga misura rispettato lo spirito della medesima. Il ritiro formale verrà fatto qualora il Gran Consiglio votasse la soluzione di compromesso individuata e che ricalca appunto in larga misura lo spirito dell’iniziativa.
Il nodo sul quale l’iter ha subìto rallentamenti, e che potrebbe ancora suscitare tensioni in Gran Consiglio, è la richiesta dell’iniziativa di assicurare in entrambi gli ospedali leventinese e bleniese servizi di pronto soccorso H24 e 7 giorni su 7. Nodo sul quale lo speciale gruppo di lavoro misto istituito nel 2021 dal governo per superare l’impasse coinvolgendo anche Dss, Eoc e Circolo medico Tre Valli, ha individuato una soluzione di compromesso – quella appunto ora inserita nel messaggio governativo – che propone un servizio notturno non da pronto o primo soccorso classici, ma di accoglienza e valutazione facendo capo al medico presente nel nosocomio o al picchetto medico presente sul territorio. Soluzione di compromesso condivisa appunto da Martinoli e sulla quale Dss ed Eoc hanno spinto nell’arco dei mesi ritenendo che un pronto o primo soccorso tradizionali richiedano formazione specifica e risorse eccessive a fronte dell’esiguo numero medio d’interventi: ogni giorno si presentano poco più di quattro pazienti a Faido e sette ad Acquarossa nell’arco delle 24 ore, di cui nella fascia serale e notturna mediamente una persona per notte in ciascun ospedale.
La soluzione concordata, scrive il CdS nel comunicato stampa, “codifica sul piano legislativo il mantenimento negli ospedali di Faido e Acquarossa di un reparto di medicina interna generale e di un reparto acuto a minore intensità o di riabilitazione, la presenza di un servizio di primo soccorso aperto 7 giorni su 7 gestito in maniera complementare ai servizi della rete sanitaria sul territorio, l’accoglienza 24 ore su 24 a tutte le persone che dovessero presentarsi nei due ospedali con un problema di salute, l’organizzazione di cure ambulatoriali specialistiche a cadenza periodica, l’impegno formativo nell’ambito della medicina interna generale nonché la presenza in sede di un medico responsabile. E garante di una gestione sinergica tra i reparti”. Le condizioni di accoglienza e di presa a carico, viene specificato, “restano quelle in uso prima della pandemia e ripristinate successivamente, in particolare con personale dedicato al centro di primo soccorso durante il giorno e disponibile nei reparti la sera e la notte”. Le modifiche legislative proposte “permettono di meglio chiarire queste modalità d’esercizio, nell’interesse della sicurezza dei pazienti e dei curanti”. In particolare viene specificato che l’orario di apertura dei centri di primo soccorso dovrà essere ampliato dall’attuale fascia 9-18 alla fascia 7-19 (tre ore in più) e che il picchetto medico dovrà anticipare la sua entrata in funzione alle 19 per evitare che rimangano fasce orarie scoperte.
Per poter continuare a offrire questi servizi – annota ancora il governo cantonale – ad Acquarossa è necessario procedere alla sostituzione del vetusto ospedale. Già da tempo, si ricorderà, la soluzione più adeguata è ritenuta quella di realizzare un nuovo polo sociosanitario promosso dalla Fondazione La Quercia, che gestisce l’adiacente casa per anziani, su un terreno di sua proprietà nel medesimo comparto. Lo studio di fattibilità allestito e gli approfondimenti svolti prevedono una spesa massima di investimento di 47 milioni di franchi, di cui 31 milioni di franchi per la parte edile e i lavori esterni. Su tale base, il Consiglio di Stato ha concesso alla Fondazione La Quercia un contributo finanziario di 450'000 franchi per l’esecuzione di un concorso di progettazione che permetta poi anche di valutare su basi più solide l’entità della spesa e la partecipazione finanziaria degli enti interessati. Da notare che i 47 milioni sono il doppio dei 20-30 indicati sei anni fa al momento della presentazione dello studio di fattibilità. “Dopo che il progetto è stato posto forzatamente in stand by a causa della pandemia – scrive oggi il governo – i contatti sono ripresi verso fine 2021 con l’intento anche di aggiornare il costo dell’opera e di conseguenza l’apporto richiesto agli enti finanziatori nonché l’ammontare del prestito ipotecario necessario, visto che dal 2019 a oggi il contesto finanziario del settore immobiliare e anche quello delle casse cantonali sono mutati in modo sostanziale”.
La realizzazione di 7'000 metri quadrati, come da sempre auspicato dalla popolazione vallerana, presuppone l’inserimento nella struttura di determinati spazi per le diverse attività collaterali. Il nuovo edificio potrà contare su una massa critica di utenti interessante e ospiterà primo soccorso, 15 posti letto per cure stazionarie, 30 posti letto per cure acute di minore intensità (reparti Rami), 12 posti letto per future prestazioni specialistiche di competenza della Casa per anziani (cure palliative, Alzheimer, demenze), come pure studi privati dei medici della valle, laboratori, fisioterapisti, ergoterapisti, sede dislocata di Tre Valli Soccorso, cure a domicilio e altri fornitori di prestazioni sanitarie presenti sul territorio. Da notare che lo studio di fattibilità è stato aggiornato correggendo leggermente al rialzo la volumetria per tener conto delle necessità emerse durante la pandemia di poter disporre di locali di emergenza; nel contempo si formalizza la rinuncia alla piscina e si ridimensionano i locali di fisioterapia.