Commento

Lega, se due è meglio che uno

22 maggio 2017
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Sacrificando il ‘fetido balzello’ sull’altare del successo e del pragmatismo politico, la Lega si è irrimediabilmente spaccata? Forse. E si è indebolita? Non sembrerebbe. Al contrario: le divisioni interne al movimento di via Monte Boglia – divisioni palesatesi in questi ultimi mesi e culminate con il voto sulla tassa cantonale sul sacco – lasciano semmai intravedere un rafforzamento del partito. Partito che negli ultimi mesi ha mostrato forti contraddizioni, chiedendo infine al popolo di trovare una sintesi. Con un risultato chiaro: ieri ha vinto sia a livello cantonale, sia nella sua roccaforte. O perlomeno non ha perso né a Bellinzona, né a Lugano.

A conti fatti chi ha imbucato nell’urna un sì alla normativa – normativa che introdurrà una tassa di base e un sacco colorato per la gestione dei rifiuti – ha infatti portato acqua al mulino del consigliere di Stato Claudio Zali. Zali che bissa così il successo ambientale ottenuto un annetto fa con la tassa di collegamento. Lo bissa con una proposta di legge nata anni fa da un atto parlamentare del collega in governo Manuele Bertoli e che, anche grazie alla mediazione del deputato liberale radicale Giorgio Galusero, ha convinto prima il Gran Consiglio e poi sei ticinesi su dieci. E poco conta se per ottenerlo, questo successo, si è infranto il tabù leghista del ‘mai il fetido balzello’. Poco conta se quel tabù veniva ricordato ancora ieri in prima pagina sul ‘Mattino’. Ciò che conta è che agli occhi della maggioranza dei votanti il ‘ministro che fa’ ha trovato una soluzione a un rebus irrisolto da oltre vent’anni. E poi, a proposito di tabù, in via Monte Boglia erano già caduti quello dei radar, combattuti per anni e poi utilizzati da Norman Gobbi, e quello degli ottanta all’ora in autostrada, sfidati a due riprese dalla carovana delle libertà ma infine benedetti dallo stesso Zali.

Un tabù infranto in più o uno in meno al momento non sembra dunque far la differenza. O, meglio, non la fa fuori da Lugano, nella quale ieri la tassa sul sacco è stata sepolta dai ‘no’. Un risultato importante e contabilizzabile pure in questo caso soprattutto in casa Lega: solo contro tutti, o quasi, il gruppo in Consiglio comunale capitanato da Boris Bignasca non solo ha lanciato il referendum. È anche riuscito a portare dalla sua quasi il 65 per cento dei cittadini. Una vittoria nella sconfitta e una seria ipoteca sul futuro della politica finanziaria della città: alla luce di questo risultato, sotto l’albero i luganesi potranno con ogni probabilità trovare aiuti per le fasce più deboli o addirittura punti di moltiplicatore in meno, oltre che un sacco dei rifiuti colorato. Chi si ricorderanno di ringraziare?

Insomma, nel voto di ieri sì e no hanno finito con il diventare due facce della stessa moneta. Moneta che in primo luogo permetterà alla Lega – anzi: alle leghe – di affrontare con la serenità del vincitore un eventuale e delicato cambio al timone dovuto alla possibile partenza del coordinatore Attilio Bignasca. D’altro canto la stessa moneta la si potrà spendere nei prossimi appuntamenti politici e in quelli elettorali. Appuntamenti che vedranno il movimento confrontarsi con gli altri partiti. I quali, costretti dalle sconfitte ad accantonare nell’ultimo decennio laceranti divisioni interne, hanno sempre più optato per l’unità e per il remare al proprio interno nella medesima direzione. Una strategia che per ora non ha pagato. Forse perché quel ‘tutti per uno’ mal si presta a comprendere le contraddizioni e le sfumature di un Ticino che si sente sempre più diviso e in balia della crisi economica. O forse non ha pagato perché è solo quando si vince, che spaccarsi in due non è più un tabù.

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