Commento

La parabola del buon fungo

(©Ti-Press/Gabriele Putzu)
27 maggio 2017
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Quasi una parabola. Che bene ci racconta questi tempi politicamente incerti, dove alcuni contenuti trovano un’immediata e forte eco, per poi declinare dolcemente sino all’abbandono se non all’oblio. E ci resta nella memoria quel senso di piacevole leggerezza, dove tutto scorre senza nulla ferire. Per quanto, magari, bene sarebbe ogni tanto risolverli i problemi. Perché altrimenti prima o poi qualcuno paga il fio. Già, ma chi se l’assume la responsabilità? Meglio, molto meglio far scorrere fiumi di parole attizzando i sentimenti. Poi vada come vada. Spesso in nulla.

E così capita con la controversa – che ha animato come non mai a suo tempo i social – raccolta dei funghi col patentino targato Ticino. Una storia che dura da anni e che ha ottenuto consensi parlamentari “sottoscritti da esponenti di tutti i partiti” come ricorda il Consiglio di Stato che ieri ha deciso di ritirare lo specifico messaggio a tre minuti a mezzanotte, ovvero tre giorni prima del previsto dibattito in Gran Consiglio dove – e qui sta il finale mesto – il progetto sarebbe stato impallinato dalla maggioranza, bocciato perché “l’obiettivo posto dalle nuove norme è già raggiunto attraverso il quadro legislativo attuale”, come scrive il rapporto di maggioranza della Commissione della legislazione. Insomma, s’è discusso, criticato, scritto e persino litigato per nulla. O quasi. Perché il “bene naturale” (il fungo ticinese) che il patentino previsto intendeva difendere dalle mani ingorde è già sufficientemente difeso dalle attuali leggi. Così almeno scrive la maggioranza commissionale che rappresenta buona parte del Gran Consiglio. Il governo voleva introdurre i tesserini con dei contingenti così da proteggere “le aree più sensibili del cantone dall’eccessivo afflusso di cercatori di funghi, provenienti soprattutto da oltre confine”, ricordava ieri il Consiglio di Stato. Una buona cosa, visto che dalla consultazione pubblica sono emersi solo giudizi positivi. Una soluzione – si ricorda quasi a giustificarsi – simile a quanto già applicato anche all’estero, in particolare in varie regioni italiane. Come dire, non siamo certo gli unici a voler proteggere i nostri funghi.

Riassumiamo. Numerosi atti parlamentari già dal 2011, un progetto che sembra piacere a tutti, un coro di consensi sui social e sui media in generale, tutti lì a parlarne solo bene e la maggioranza della Commissione della legislazione che fa? Va controcorrente. Il governo constata e invece che lasciare l’ultima parola al parlamento, come si dovrebbe in queste circostanze, ritira il suo messaggio e “non gioca più”. E lo scrive a chiare lettere, sempre nella nota diramata ieri: “Il Consiglio di Stato, dopo questa presa di posizione ritiene pertanto evaso il tema”. Evaso, archiviato o anche – perché no – fuggito.

Lo si diceva all’inizio. Quasi una parabola. Quasi, perché la morale non c’è. Bene ci racconta, invece, il metodo già sperimentato, sempre in Ticino, anche per altri (presunti) problemi. Salvo poi scoprire che poco o nulla si può fare. Però se n’è parlato e tanto basta. O così pare.

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