Impact Journalism

Il reinserimento fa impresa

7 gennaio 2015
|
di Anne Rodier / Le Monde, Francia

Trent’anni dedicati alla creazione di lavoro. Un’esperienza che si fa fonte di ispirazione. Vecchie fabbriche riportate in vita, come il sito Kodak nella zona industriale di Chalon-sur-Saône in Borgogna, da anni abbandonato. Nel 2011 Id’ées Services ha scelto questi settemila metri quadri  di atelier per far rinascere lavoro. Lasciate le pellicole fotografiche alla memoria storica dei luoghi, sul sito si lavora ormai il cartone, per trasformarlo in pallet, in ovatta di cellulosa e, soprattutto, in nuovi impieghi. Corinne Takhmirt, assunta lo scorso settembre, ha ritrovato grazie a questo progetto una via d’accesso all’impiego: «Prima ero segretaria di direzione nella grande distribuzione, con un contratto a tempo determinato. Ma a 47 anni, sapevo già che non sarei stata riconfermata», racconta.

Specializzata nel riciclaggio e nel reinserimento tramite l’attività economica, Id’ées Services è l’ultima nata delle filiali del Gruppo Id’ées, fondato negli anni Ottanta da Pierre Choux e Jacques Danière. Un gruppo di imprese di inserimento professionale che, nei suoi quasi trent’anni di attività, non ha mai smesso di creare lavoro, dapprima in Borgogna, poi su tutto il territorio nazionale, fino a divenire leader francese dell’inserimento professionale. La maggior parte dei dipendenti viene segnalata da gruppi locali o dall’ufficio disoccupazione. Nel 2013 Id’ées ha dato lavoro a quattromila persone, l’equivalente di 1’600 impieghi a tempo pieno, di cui 1’300 in inserimento professionale. Per un’impresa di questo tipo, a differenza delle altre, il successo sta nel vedere i propri dipendenti lasciare l’azienda per entrare nel mercato del lavoro a lungo termine. Con un tasso d’uscita verso l’impiego stabile del 62-64%, Id’ées ha superato la sfida. «Dall’inizio della nostra avventura aziendale, 4’500 persone hanno lasciato Id’ées per un posto di lavoro fisso», segnala Pierre Choux, presidente del gruppo.

Ufficialmente il gruppo compirà trent’anni nel 2015, ma «politicamente è nato nel 1981», precisa Choux, l’anno in cui in Europa sono nate le prime politiche d’accompagnamento sul mercato del lavoro destinate alle persone in difficoltà. «All’inizio organizzavamo cantieri educativi – racconta il presidente – ma abbiamo rapidamente capito che sarebbe stato più facile integrare i giovani nel mondo professionale operando concretamente nel settore. Dal 1981 al 1985 abbiamo sperimentato diversi mestieri e creato dei progetti. Ritenevamo che non si dovesse offrire una sola tipologia di sviluppo professionale ai giovani in difficoltà. Così è nata la filosofia del gruppo, quella di un’impresa diversificata».

Cartoni, tappi di plastica, caramelle al miele, cura degli spazi verdi, traslochi, ristorazione collettiva, organizzazione d’eventi... Il gruppo opera oggi ad ampio raggio nell’industria e nei servizi, riqualificando le persone escluse dall’impiego.

Negli anni 2000, in seguito alle difficoltà congiunturali e alla soppressione dei finanziamenti pubblici, Id’ées Services ha poi avuto l’ambizione di sviluppare «un’attività che potesse funzionare ed essere gestita, nelle diverse tappe del processo, a circuito chiuso, ossia localmente», aggiunge Patrick Choux, figlio di Pierre e direttore generale del gruppo. «Nel 2008 abbiamo perso l’80% delle nostre attività industriali, ossia il 12% delle attività totali», indica Christian Marie, responsabile dello sviluppo industriale. E il gruppo ha imparato la lezione. Diversificare i mestieri, puntare alla fidelizzazione nelle singole aree di attività e garantire la redditività a livello locale sono le sue strategie chiave per continuare a creare impiego a lungo termine. «Solo con la reattività, la vicinanza e la qualità si può resistere alla concorrenza sui prezzi», afferma Pierre Choux, particolarmente attento alla redditività delle sue imprese.

La diversificazione delle attività del gruppo contrasta con l’essenzialità dei vecchi uffici Kodak. I corridoi sono perlopiù vuoti e nell’isola in cui si trovano i tavoli per l’incollaggio, le seghe piatte e le tagliatrici per la lavorazione del cartone, ci sono appena uno o due operai per atelier. Corinne Takhmirt è sola dietro la sua macchina. Per una specifica volontà: il lavoro in team di piccole dimensioni facilita l’accompagnamento a tutti i livelli, formazione, integrazione, mobilità, ecc. «Le formazioni si fanno in coppia», spiega Corinne. Nella sede principale del gruppo, a Chenôve, dove si realizzano operazioni industriali per conto terzi, l’attività è più visibile, ma le équipe restano piccole. Nell’atelier “Bifi”, David Beaujard, 37 anni, e Charlotte Leduc, 22, lavorano in coppia alla fabbricazione di lastre per apparecchiature elettroniche destinate a Schneider Electrique e ad Acova, azienda produttrice di radiatori.

Nel settore della lavorazione di materie plastiche, gli operai impegnati a identificare i tappi difettosi per il terzo produttore mondiale di tappi in plastica sono poco più numerosi, appena una decina.

Le strutture di piccole dimensioni permettono di gestire un costante ricambio delle attività di officina,  per rispondere con flessibilità agli ordini di terzi e costruire progetti passo dopo passo, come l’imballaggio delle caramelle al miele Apidis, iniziato a mano e poi meccanizzato al crescere degli ordini.

Per i fondatori il più grande successo di Id’ées non è il suo giro d’affari – oltre 55 milioni di euro – ma il fatto che il suo primo dipendente, Eric Putigny, sia oggi quadro di una delle otto filiali del gruppo. E il 26 settembre, a Chenôve, Id’ées festeggerà la sua centomillesima assunzione. 

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔