Stabio

Delitto di Stabio, soffocata con un cuscino

(Francesca Agosta)
10 gennaio 2017
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Soffocata con un cuscino. Questa la conclusione a cui sarebbe giunto il medico legale Giovanni Scola. Ovvero il patologo che ha eseguito l’autopsia e gli accertamenti tossicologici sul corpo di Nadia Arcudi, la 35enne insegnante elementare di Stabio uccisa la sera del 14 ottobre nella sua villetta azzurra. Delitto per il quale è in carcere il cognato, il 42enne, reo confesso.

Ciò che rimbalza da oltre confine oggi sembra essere molto di più di un’ipotesi investigativa: due gli elementi su cui si fonda la presunta causa della morte. Innanzitutto, la mancanza di segni di violenza e resistenza sulla vittima, il cui cadavere è stato ritrovato domenica 16 ottobre, lungo un viottolo sterrato a Rodero, dove è stato abbandonato. Poi, la letteratura di medicina legale forense in materia. Se la donna fosse stata strangolata sia con le mani, sia con l’avambraccio o con un altro mezzo, indipendentemente dalla pressione esercitata, sarebbero stati riscontrati dei segni nel corso della perizia.

Esame autoptico che conferma in un edema polmonare da soffocamento la causa della morte. Ecco, quindi, che il soffocamento della giovane maestra viene fatto risalire alla pressione esercitata con un cuscino, che non lascia tracce. Una conclusione, quella a cui sembra essere giunto il medico legale, che ben si colloca nella ricostruzione fornita agli inquirenti ticinesi dal presunto omicida.

Non si esclude che la procuratrice pubblica Pamela Pedretti, titolare dell’inchiesta, possa aver informato il suo collega comasco Massimo Astori. Il quale, ancora prima di aver materialmente ricevuto le conclusioni del secondo perito incaricato, il genetista legale Carlo Previderè, all’inizio di novembre (cfr. ‘laRegione’ del 10 dicembre) ha disposto l’invio per rogatoria al Ministero pubblico degli esiti dell’autopsia e degli esami tossicologici. Conclusioni utili altresì a stabilire la competenza territoriale.

Quando il corpo di Nadia Arcudi è stato scaricato dall’auto nei boschi di Rodero, la 35enne era già morta. Il decesso era avvenuto nella villetta di Stabio, dove si è consumato il delitto. Se il genetista legale non ha ancora depositato i risultati delle sue ricerche (alla lente l’eventuale presenza di Dna, estraneo a quello del cognato sotto le unghie, sui capelli e sugli abiti che l’insegnante indossava la sera del delitto), tutto lascia supporre che non siano emersi elementi tali da indirizzare le indagini lungo una strada differente da quella imboccata dagli inquirenti ticinesi. Anche se il loro strettissimo riserbo obbliga a continuare a rimanere solo nel campo delle ipotesi.

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