Svizzera

Troppo, o troppo poco: la stretta sulla spesa all'estero divide

Opinioni contrastanti sulla proposta di ridurre a 150 franchi il limite di esenzione dall'Iva per gli acquisti oltreconfine

Il centro commerciale Belforte di Varese
(TiPress)
16 marzo 2024
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Non riscuote consenso unanime la proposta della Confederazione di dimezzare, dagli attuali 300 a 150 franchi, il limite di esenzione dall'imposta sul valore aggiunto (IVA) per le merci comprate oltre confine. Tra i contrari c‘è chi, come PS e difensori dei consumatori, la respinge, ma anche chi, è il caso del commercio al dettaglio e dell'economia, crede che bisognerebbe spingersi più in là.

Attualmente, chi fa la spesa in Italia o in altri Paesi vicini per un totale fino a 300 franchi non deve dichiarare nulla in dogana e non deve quindi pagare alcuna tassa. Con l'obiettivo di scoraggiare il turismo degli acquisti e diminuire l'attrattiva dello shopping fuori dal territorio elvetico, il Parlamento ha accolto una mozione volta a riequilibrare questa franchigia.

Lo scorso novembre, il Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha dunque presentato un progetto in merito, proponendo di abbassare la franchigia a 150 franchi per persona a partire dal 1° gennaio 2025. Un taglio più drastico, era stato fatto notare all'epoca, incrementerebbe eccessivamente il lavoro di sdoganamento e i controlli ai valichi di frontiera. La relativa procedura di consultazione si è conclusa ieri.

In questa fase, è emerso come in molti, a volte per ragioni agli antipodi, non siano convinti in pieno dal progetto. Ad esempio, l'associazione dei commercianti al dettaglio Swiss Retail Federation (come l'Unione svizzera delle arti e mestieri) vorrebbe che il limite di esenzione dall'IVA venga portato a 50 franchi, in quanto il sistema attuale svantaggia il settore elvetico. Il dimezzamento a 150 franchi non basterebbe a risolvere il problema. Il temuto onere amministrativo potrebbe essere compensato dall'applicazione QuickZoll, che permette una comoda dichiarazione digitale delle merci prima di attraversare il confine.

Anche per Economiesuisse l'adeguamento previsto non è sufficientemente vantaggioso. Ridurre la franchigia non affronta infatti la questione fondamentale dell’"isola dei prezzi elevati" svizzera. Per l'organizzazione mantello, questo tetto dovrebbe essere pari o vicino allo zero da un punto di vista "puramente fiscale".

Per il PS invece, il progetto non farebbe altro che penalizzare i consumatori. Alcune persone dipendono dall'acquisto di alimenti all'estero perché non possono permettersi i prezzi alti della Svizzera, evidenziano i socialisti, che inoltre temono un'eccessiva burocrazia.

Contro la riduzione dell'esenzione fiscale si schiera pure la Fondazione svizzerotedesca per la protezione dei consumatori (SKS), che ha lanciato una petizione. A suo avviso, tale misura comporterebbe un aumento del traffico e della burocratizzazione, mentre a rimetterci sarebbe il personale doganale e la popolazione.

C'è anche però chi si schiera con Berna, come il PLR, secondo cui il progetto contribuisce a rafforzare la competitività delle regioni di confine, oggi "falsata dallo Stato". Il partito chiede poi che l'app QuickZoll entri in vigore in modo snello. A favore della proposta anche l'UDC.

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