Svizzera

‘Berna aiuti a ricostruire l'Ucraina con beni russi confiscati’

Approvate al Consiglio degli Stati cinque mozioni che chiedono che la Confederazione contribuisca a elaborare le basi legali a livello internazionale

Un palazzo colpito da un missile russo a Odessa
(Keystone)
7 marzo 2024
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I patrimoni riconducibili allo Stato russo dovrebbero poter essere sequestrati per servire alla ricostruzione dell'Ucraina. A tale riguardo, la Svizzera dovrebbe dare il proprio contributo affinché vengano elaborate a livello internazionale le basi legali che consentano un simile passo.

È quanto chiedono cinque mozioni del Nazionale, dal tenore uguale, approvate oggi anche dal Consiglio degli Stati per 21 voti a 19 e 3 astensioni. La commissione preparatoria ne raccomandava la bocciatura.

I danni causati alle infrastrutture ucraine sono stimati dalla Banca Mondiale intorno ai 2’000 miliardi di dollari. Raccogliere i fondi necessari per la ricostruzione dell'Ucraina sarà un compito erculeo per la comunità internazionale. La Svizzera sta partecipando al lavoro di coordinamento.

Le sanzioni imposte dall'Occidente hanno portato al congelamento non solo dei beni appartenenti ad alcuni privati, come i cosiddetti oligarchi considerati vicini al Cremlino, ma anche di quelli statali o di organizzazioni legate al potere.

Per questi patrimoni, è abbastanza facile stabilire un legame tra l'aggressore e il proprietario dei fondi, poiché si tratta dello stesso Stato russo. Secondo i promotori della mozione, sarebbe quindi più che naturale versare questi fondi all'Ucraina a titolo di risarcimento.

Tuttavia, le mozioni sollevano tutta una serie di questioni spinose dal punto di vista del diritto internazionale, non da ultimo se i beni della banca centrale di uno Stato che conduce una guerra di aggressione contraria al diritto internazionale siano ancora protetti nella loro interezza dal principio dell'immunità dello Stato, o se siano previste delle deroghe, ha fatto notare a nome della commissione Pirmin Schwander (Udc).

Mauro Poggia (Mcg) e altri oratori, come Beat Rieder (Centro), hanno argomentato che un simile incarico al Consiglio federale avrebbe danneggiato la reputazione della Svizzera quale stato neutrale, specie ora che il Paese è impegnato nell'organizzazione di una conferenza di pace per trovare una soluzione alla guerra in Ucraina.

Con queste mozioni, rischiamo di finire in un "vicolo cieco", ha affermato Rieder. Seppur a malincuore sono per la bocciatura delle mozioni, ha dichiarato dal canto suo Daniel Jositsch (Ps), dal momento che l'attuale situazione protegge soprattutto i piccoli Stati dall'arbitrio di quelli più potenti: a livello internazionale, non vi è per esempio unanimità di vedute sul principio di "aggressione". In futuro, potremmo essere noi, come Stato, a essere chiamati a fornire dei risarcimenti.

Altri oratori, come Marianne Binder-Keller (Centro) o Carlo Sommaruga (Ps) hanno replicato che si tratta di inviare un segnale politico a favore dell'Ucraina e del rispetto del diritto internazionale che vieta la guerra di aggressione. Il Consiglio federale va sostenuto nei suoi sforzi per cercare una soluzione per i patrimoni dello Stato russo: non è possibile che siano i contribuenti svizzeri a dover pagare per i danni causati da altri.

Il Consiglio federale, per bocca del "ministro" degli esteri Ignazio Cassis, si è detto favorevole alle mozioni. Le discussioni sull'istituzione di un registro dei danni subiti dall'Ucraina a causa dell'aggressione russa e di un meccanismo di compensazione internazionale sono attualmente in corso a livello internazionale, ha spiegato, aggiungendo che la Svizzera segue da vicino questi lavori.

Oggi si tratta di inviare un segnale politico importante per la Svizzera e la nostra politica estera, ha affermato il ticinese, che ha comunque rassicurato che la Confederazione si muove con prudenza in questo campo delicato.

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