Calcio regionale

Franco e Alan, precursori del calcio in ‘gonnella’ ticinese

Dai campi di periferia alla Prima lega. L'As Gambarogno spegne dieci candeline, senza aver mai perso la sua identità. ‘Chi inizia non smette più’

24 novembre 2023
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La scalinata a circondare il terreno da gioco e abbracciare (metaforicamente) alcuni dei luoghi più iconici della zona: il saliscendi della pista di Bmx, anomalia culturale ma, allo stesso tempo, punto di riferimento, e il profilo della collina interrotto solo dall’oasi ’naturale’ delle Bolle di Magadino. Appena il pallone varca la linea laterale, due ragazzi a bordo campo sollevano una particolare bandierina. Qualche curioso assiepa la gradinata sotto il sole cocente, e il clima sprofonda quasi nella sacralità... È trascorso ormai un decennio, ben dieci anni, da quel fatidico giorno, eppure la filosofia dell’As Gambarogno è rimasta la stessa. Un club interamente dedicato alla formazione delle calciatrici in erba – uno dei pochi fra i confini nazionali – rinato dalle ceneri grazie all’intuizione di Franco Onderka e l’amico Alan Gaggetta. La società è «una costola di quella maschile – spiega il presidente –. Nel 2013 c’è stata la ‘fusione’ tra Gambarogno e Contone, lasciando de facto poco spazio alla sezione femminile (appena promossa in Lega nazionale B)». Che fare dunque, abbandonare la scialuppa in balia delle onde del mare o cercare di rilanciare tutto il movimento? «Un anno più tardi, ossia il 16 maggio, nella saletta del centro sportivo è iniziata questa splendida esperienza priva di qualsiasi attrezzatura. Né palloni, né uniformi. La storia racconta però di una realtà ben improntata sul territorio, e ne sono molto orgoglioso». Le risorse, e le ore investite, non sono mancate tant’è che la consorte di Franco è stata goliardicamente soprannominata First Lady. «Nel corso delle prime stagioni era presente a ogni trasferta e, inoltre, si era offerta di pulire tutte le magliette. Quando ha smesso, le ragazze se ne sono accorte poiché il profumo era differente», continua sorridendo. L’obiettivo è di promuovere e sviluppare il calcio femminile, una realtà sempre più in evidenza, nella zona. «Nel momento in cui abbiamo preso in mano le redini del club non c’era una base solida a sostegno della prima squadra. Perciò si è optato per istituire da zero il settore giovanile». Dalla periferia, o quasi, del football ticinese passando alla lega cadetta e infine alla prima divisione. Ab humili venit ad summum, insomma. Da pochi intimi il Gambarogno conta (ora) più di 160 tesserate, suddivise in sette formazioni. A soprintendere, una dozzina di allenatori e assistenti. Tre giorni a settimana il centro sportivo è letteralmente invaso da una marea verde. A riprova dell’eccellente lavoro svolto nell’ambito della formazione. L’ossatura del club attinge infatti un po’ da tutto il territorio, e non solo dal Locarnese.

La storia è caratterizzata da un’evoluzione rapidissima, costante e duratura. Una società capace di sradicare qualche ostinato preconcetto. «Da ex giocatori non vedevamo di buon occhio il calcio femminile ma, appena entrati in questo mondo, abbiamo cambiato idea... È un fenomeno in continua espansione», afferma il responsabile tecnico e allenatore Patrick Donghi. L’ex head coach del Minusio segue ormai da anni il panorama, eppure, confida, «ho fatto di tutto affinché mia figlia non si appassionasse di calzettoni e parastinchi. La mia buona stella? Ho ceduto, scoprendo questo mondo bellissimo di cui mi sono innamorato: le ragazze sono maggiormente predisposte al lavoro della loro controparte. Sono più ricettive, riflessive. E, talvolta, sensibili. Il calcio femminile è una realtà dalle mille ramificazioni. Un bravo allenatore dev’essere capace di usare sia il bastone che la carota, all’occorrenza. Hanno comunque tutte una grandissima passione». Da terreno fertile di battute e ironia ad attività riconosciuta. Il margine di miglioramento «è tuttavia ampio. Non abbiamo comunque nulla da invidiare a nessuno, men che meno a istituzioni più equipaggiate di noi. Anzi». Quest’anno il Gambarogno ha iscritto una squadra nel campionato di Quarta lega, permettendo alle giocatrici impegnate negli studi Oltralpe (e che rientrano in Ticino solo il venerdì) di calcare perlomeno nel weekend il rettangolo da gioco. Uno ‘sforzo’ non indifferente, «eppure necessario per non perdere queste ragazze che desiderano continuare a ingaggiarsi, ma non riescono più a impegnarsi appieno nella prima squadra. Il fine dichiarato è di raggiungere la Terza lega». L’onere economico, e non, risulta cospicuo. Non inutile. «La presenza di più squadre, senza dimenticare la Ff 19, la Ff 17, la Ff 15, due allieve D7 e la scuola calcio, permette a ogni giocatrice di (come detto in precedenza) disputare almeno un incontro a fine settimana. La società ha inoltre ampliato il comitato in modo da organizzare delle attività à côté, quale ad esempio la cena di Natale, e raggranellare qualche soldo in più da sommare ai contributi G+S e quelli di alcuni fondamentali sponsor. Nel secondo anno di attività si era scelto di acquistare un pulmino, assicurando il trasporto di tutte le nostre tesserate da Cadenazzo ad Ascona fino al centro sportivo».

‘Nessuna esclusa, anzi’

La filosofia del club è di riuscire a convogliare più ragazze possibili in prima squadra. A medio-lungo termine l’intenzione è infatti di tornare a respirare aria di Lega nazionale B. A nessuna è comunque preclusa la possibilità di scendere in campo: «Anche chi non è cresciuto a pane e calcio può iniziare a giocare, naturalmente». Nel football muliebre c’è parecchia flessibilità di «far scendere e salire (a piacimento) le giocatrici. Chi non è ancora pronto a militare nei massimi campionati può incamerare esperienza nelle categorie inferiori e, poi, compiere il cosiddetto salto più tardi evitando di bruciarsi. Di norma, però, quando s’inizia non si riesce più a smettere. E, questo, complice il clima familiare creatosi in seno alla società. Ad alcune offriamo inoltre la tassa sociale. La nostra offerta è innanzitutto sociale, educativa e formativa», conclude Donghi. Il percorso imboccato dove condurrà allora? Nulla è ancora deciso! I tifosi inizieranno ad affezionarsi e viepiù ragazze brameranno d’indossare quel verde e quel blu. Qualcuna ci riuscirà, altre forse no. Fra tunnel, filtranti, pali, rigori e azioni da cineteca (fatte e subite) non mancheranno tripudi ed esultanze. Il tempo modellerà la storia, ma tutto sarà germogliato da qui. Da quella domenica di giugno calda, caldissima, in un campo di periferia tra la cantonale e la pista di Bmx. I risultati internazionali, e la nuova concezione della società, hanno cambiato la fisionomia del movimento rafforzandone le fondamenta. È il momento di rendere questa radiosa eccezione una regola. Per informazioni: www.asgambarogno.ch.

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