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Sei quarterback nei primi 8, è un draft tutto d’attacco

Non era mai capitato nella storia del moderno draft Nfl (dal 1967 in poi). Giovedì notte, nella cerimonia tenuta per la prima volta a Detroit, davanti a una folla superiore alle 250’000 persone, i primi 14 universitari scelti giocheranno tutti da una sola parte della palla, quella dell’attacco. Per vedere il primo difensore selezionato si è dovuto aspettare la scelta numero 15, quella effettuata dagli Indianapolis Colts che hanno chiamato il defensive end Laiatu Latu (da Ucla). Complesivamente, tra i 32 giocatori scelti nel primo giro soltanto nove sono difensori. È stato il draft dell’attacco ed è stato soprattutto il draft dei quarterback: tre nei primi tre posti, quattro nei primi otto e sei nei primi dodici. A rendere possibile tutto ciò, una convergenza di fattori: da una parte la presenza di numerose squadre con l’assoluta priorità di selezionare un regista, dall’altra un’alta disponibilità di quarterback di buon livello in uscita dalle università. Come spesso accade in questi casi, la necessità rischia di essere cattiva consigliera e può darsi che qualche franchigia abbia sovrastimato le qualità del prescelto di turno, in quanto essere stelle nella Ncaa non garantisce il successo in Nfl. D’altra parte, la posizione dietro al centro è troppo importante per permettersi di non puntare tutto su un rookie quando si ha la possibilità di essere tra le prime squadre a scegliere. A ogni modo, per una valutazione accurata dei sei prescelti, prego ripassare tra un paio di stagioni, anche se le prime indicazioni arriveranno già nel 2024, in quanto almeno cinque su sei dovrebbero assicurarsi un posto da titolare ancor prima della week 1. I sei quarterback chiamati al primo giro sono Caleb Williams (da Ucla a Chicago, 1°), Jayden Daniels (da Lsu a Washington, 2°), Drake Maye (da North Carolina a New England, 3°), Michael Penix (da Washington ad Atlanta, 8°), J. J. McCarthy (da Michigan a Minnesota, 10°) e Bo Nix (da Oregon a Denver, 12°).

Da notare che il draft 2024 contribuirà ad aumentare il numero dei quarterback di colore. Un anno fa a inizio stagione erano 13, il prossimo settembre saranno senz’altro di più, visto che Williams, Daniels e Penix sono tutti afroamericani.

Il primo non quarterback finito sul taccuino di una delle 32 squadre porta un nome pesante, quello di Marvin Harrison (nel suo caso junior). È infatti il figlio di Marvin Harrison, uno dei più grandi ricevitori della storia, per anni bersaglio prediletto di Peyton Manning, con il quale vinse il Super Bowl XLI. Marvin junior, dopo una grande carriera universitaria a Ohio State, era considerato il miglior ricevitore del draft ed è stato scelto da Arizona con il numero 4.

Due squadre hanno avuto la possibilità di scegliere due volte: Chicago ha aggiunto a Williams il ricevitore Rome Odunze con la nona scelta, mentre Minnesota si è rivolta alla parte opposta della linea di scrimmage e dopo McCarthy ha chiamato il linebaker Dallas Turner con il numero 17.

Buffalo e Houston, privi di prime scelte, hanno dovuto aspettare il secondo e terzo giro (andati in scena venerdì sera) per poter entrare in azione, mentre nella giornata odierna andranno in scena i rimanenti quattro turni, fino al numero 257 di “Mr. Irrelevant”, l’ultimo giocatore chiamato, il cui sogno sarà di imitare il percorso di Brock Purdy, “Signor nessuno” di due anni fa e titolare lo scorso febbraio al Super Bowl di Las Vegas.