La scomparsa dell’ex sindaco: un bilancio in chiaroscuro dell’operato del Municipio e uno sguardo verso i futuri appuntamenti elettorali
Ha lasciato un vuoto ancora incolmabile in una larga fetta di popolazione ticinese la scomparsa, un anno fa, del sindaco di Lugano Marco Borradori. La sua mancanza si sente anche all’interno delle mura di Palazzo civico. Il Municipio sconta l’assenza di un politico carismatico, con alle spalle un trentennio di politica attiva, che era capace di conquistare un ampio consenso popolare grazie a quella sua normalità condita sempre da un ottimismo quasi ostinato, nel voler vedere soprattutto il bicchiere mezzo pieno. Lo dice, o meglio, lo ammette, l’attuale sindaco in carica Michele Foletti, secondo cui l’eredità consegnata da Borradori ha tracciato una strada che continua e continuerà a ispirare il lavoro del governo cittadino.
La morte di Borradori è stata tuttavia preceduta, dopo le elezioni comunali dell’aprile scorso, da polemiche e critiche piovute nei confronti dell’esecutivo cittadino, per l’abbattimento di un edificio dell’ex Macello, le successive comunicazioni traballanti (e poco convincenti) e l’inchiesta penale, che hanno compromesso l’inizio della legislatura in riva al Ceresio. Un’inchiesta formalmente ancora aperta che non agevola di certo il lavoro dell’esecutivo. Con il decesso del sindaco, al Municipio è venuta a mancare la guida, il punto di riferimento in grado di fungere da equilibratore o mediatore tra posizioni talvolta inconciliabili dei sette membri del governo cittadino. Una boccata d’ossigeno sicuramente salutare è giunta a fine novembre scorso, quando la maggioranza della popolazione di Lugano ha votato a favore del progetto di Polo sportivo e degli eventi a Cornaredo.
Nemmeno il subingresso in Municipio di un quinto rappresentante di partito ha aiutato. Non tanto per le capacità del sostituto (Tiziano Galeazzi), quanto piuttosto per i rapporti spesso conflittuali tra esecutivo e legislativo e per i dossier ancora significativi e delicati da portare a casa: il passaggio alla gestione privata dell’aeroporto e la necessità di disporre di un centro congressuale all’altezza di una conferenza internazionale, come quella svoltasi un paio di mesi fa. Nonostante la sua appartenenza alla Lega dei ticinesi, Borradori ha sempre sostenuto e voluto una Lugano aperta al mondo (in netta contrapposizione con la linea del settimanale del movimento di via Monte Boglia). L’ex sindaco era in grado di toccare il cuore delle persone, non soltanto perché salutava tutti e lo si incontrava sovente lungo le vie cittadine. Il suo modo di fare e di proporsi come uomo della gente e tra la gente, con gentilezza, modestia ed eleganza è stato la sua forza politica, in grado di trasformare il suo fascino ammaliante in una caterva di voti.
In prospettiva, volgendo lo sguardo ai prossimi appuntamenti elettorali, a cominciare dalle elezioni cantonali in agenda il prossimo aprile, la Lega appare in difficoltà. Un altro come Borradori non lo si scova da un giorno all’altro e l’alleato del movimento di via Monte Boglia, inevitabilmente, alza la cresta. Marco Chiesa, dalla sua residenza sulle pendici del Brè, dalla quale probabilmente ogni tanto, impegni politici permettendo, potrà forse godere della vista su Palazzo civico, potrebbe rappresentare una carta vincente per la consultazione federale ma pure per le elezioni comunali, fra circa un anno e mezzo. Insomma, la scomparsa di Borradori ha aperto nuovi e inediti scenari in una partita i cui giochi sono cominciati, ma si fanno soprattutto dietro le quinte.