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Senza stress, incontro il dottore al bar per un consiglio

Caffè Med c'è anche per i ticinesi. Medici in pensione ascoltano gratuitamente chi ha un problema. Intanto aumenta chi rimanda le cure per non spendere

Caffè Med c'è anche per i ticinesi. Medici in pensione ascoltano gratuitamente chi ha un problema. Intanto aumenta chi rimanda le cure per non spendere

10 febbraio 2024
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Ho 75 anni e dovrei operarmi la spalla: mi conviene davvero? Ci sono alternative valide alle pastiglie che prendo per la pressione alta? Mio marito non vuole che lo accompagni dall’oncologo e io, ogni volta, ci resto male: posso fare qualcosa? Sono alcuni quesiti che i ticinesi hanno espresso al Caffè Med. Un nuovo servizio in Ticino, già presente in 7 città svizzere. Senza fretta, con o senza documentazione, senza appuntamento, si va al bar per scambiare due chiacchiere col medico sulle opzioni di trattamento, per avere un supporto competente, indipendente sul percorso di cura. Senza vincoli di tempo, senza interessi e gratuitamente. A cadenza mensile, un gruppo di medici generici e specialisti in pensione è a disposizione di pazienti e familiari, davanti a un caffè, per rispondere alle domande, per accompagnarli nelle decisioni che riguardano la loro salute. L’appuntamento è ogni terzo martedì del mese dalle 14.30 alle 16.30 al ristorante Pestalozzi di Lugano. (Le prossime date: 20 febbraio, 16 aprile, 21 maggio).

Il colloquio dura il tempo necessario a chiarire le domande, senza stress, cercando di soddisfare chi è presente. «Lo scopo principale del Café Med è l’ascolto, la vicinanza, il consiglio» spiega la dottoressa Antonella Richetti, già primario di radio-oncologia dello Iosi all’Eoc e coordinatrice del servizio. La decisione finale ovviamente spetta al cittadino. «Siamo un gruppo di medici da poco in pensione, abbiamo un bel bagaglio di esperienza in settori diversi. Siamo liberi di agire senza un’istituzione alle spalle. Mettiamo a disposizione dei cittadini le nostre competenze offrendo uno strumento per agevolare decisioni che riguardano la salute», precisa la dottoressa Richetti.

‘Non facciamo concorrenza ai colleghi’

«Non facciamo concorrenza ai professionisti della salute, non siamo una terza opinione. Non ci sarà nessuna documentazione della conversazione e non verranno dispensati nessun farmaco e prescrizione medica. I professionisti coinvolti agiscono senza interessi personali. Ci siamo per un ascolto competente per chi, tra diverse proposte di cura, si sente disorientato», aggiunge il dottor Hans Neuenschwander, già primario del Servizio di cure palliative dello Iosi all’Eoc. È un servizio offerto dall’Accademia di Medicina Umana, un’associazione (dal 2009) che mira a favorire un sistema sanitario equo e accessibile a tutti. A Lugano, partecipano una dozzina di professionisti che sono stati attivi in vari settori (medicina interna, chirurgia, pneumologia, oncologia, cardiologia e psichiatria).

La medicina corre, poco tempo per il dialogo

Troppa offerta sanitaria può stordire, non sempre tanto significa anche efficiente. Talvolta il paziente si trova davanti a più vie percorribili, nessuno ha il tempo di ascoltarlo e in testa gli frullano tanti dubbi. «Molte persone, nonostante abbiano un medico e uno specialista di riferimento, si ritrovano con dubbi rimasti in sospeso. In una sanità che corre veloce, si osserva la crescente mancanza di tempo per colloqui soddisfacenti coi pazienti. Anche perché questo tempo non viene monetizzato. Inoltre, gli aspetti burocratico-istituzionali, a cui il personale sanitario deve rispondere, tolgono tempo al rapporto dei pazienti con medici e infermieri. Di conseguenza alcuni pazienti rimangono senza risposte», precisa la dottoressa Richetti. Café Med c’è per queste persone. Poi vengono rimandate dai loro curanti. «C’è molta curiosità da parte dei medici ticinesi. Siamo in dodici ma amplieremo la cerchia degli specialisti a disposizione».

‘I pazienti talvolta sono disorientati’

In tutta la Svizzera, oltre 120 medici, psicologi, assistenti sociali e infermieri si impegnano a rispondere alle domande di pazienti e parenti durante i Café Med, attivi a Berna, Basilea, Coira, Lucerna, San Gallo, Winterthur, Zurigo. «È iniziata un’esperienza anche a Bolzano, la prima fuori dalla Svizzera». Che cosa motiva un medico in pensione a esserci, ci viene spiegato così: «Ci conosciamo e stimiamo reciprocamente, lavoriamo bene insieme, questa attività ci permette di dare un aiuto ai cittadini e allo stesso tempo ci induce a tenerci ancora aggiornati». E più personalmente la dott. Richetti precisa: «Volevo continuare a fare qualcosa per il prossimo. La medicina corre a 200 all’ora e perde di vista la persona, tanti pazienti sono disorientati. Mi sento al posto giusto per dare un piccolo contributo per una sanità più a misura d’uomo, con un approccio olistico», commenta l’oncologa.

Accesso alla sanità

Con la franchigia alta, c'è chi rinvia la visita medica

C’è chi è disorientato da troppe cure e purtroppo c’è chi alle cure proprio ci rinuncia, rischiando di aggravare la sua condizione. Un fenomeno difficile da fotografare. Troviamo a fatica qualche cifra. Nel 2021, secondo l’Ufficio federale di statistica, il 5,1% della popolazione elvetica (con un reddito basso) ha rinunciato a una visita medica o dentistica per motivi finanziari. Tra i più colpiti, le persone con un passato migratorio.

Il punto è che tanti elvetici, anche del ceto medio, sono costretti ad avere la franchigia alta (a 2’500 franchi) per pagare premi assicurativi bassi e far quadrare il bilancio familiare. In realtà, la franchigia alta era stata pensata come la soluzione per chi, essendo in salute, potesse pagare meno. Non è più così. Oggi è una scelta quasi obbligata. Di conseguenza le cure, quando si può, si pagano di fatto di tasca propria. Quando non si può, si tende a rimandare prima di andare dal medico. Alcuni si fanno prestare i soldi dai familiari, altri si recano in Paesi dove i costi sanitari sono inferiori.

1 ginevrino su 7 ha rinunciato alle cure

Uno studio degli ospedali universitari di Ginevra parla di un fenomeno che non riguarda solo i più indigenti, ma anche il ceto medio e segnala una preoccupante diseguaglianza nell’accesso alle cure. Nel Canton Ginevra, 1 cittadino su 7 ha rinunciato all’assistenza sanitaria per ragioni economiche. La percentuale variava dal 30% (tra chi aveva un reddito medio inferiore ai 3mila franchi) al 3% (per i redditi sopra i 12mila franchi mensili). Le ragioni più frequenti: si risolve da solo (35%), costa troppo (20,5%), non ho tempo (16,3%), altro (21,4%). Più colpiti: stranieri, gli indigenti, chi soffre di malattie croniche (obesità, diabete, malattie cardiovascolari).

Malati di tumore faticano a pagare le cure

Dicevamo che tra chi ha la franchigia alta, la rinuncia a curarsi per motivi economici è un fenomeno difficile da misurare. Indirettamente qualche segnale c’è che il disagio aumenta in Ticino. Ad esempio, alla Lega cancro Ticino si erogano tanti aiuti ad ammalati indigenti: «Riceviamo parecchie richieste di ammalati che faticano a pagare la parte a loro carico delle cure: più della metà del nostro budget allocato per gli aiuti finanziari ai pazienti, è destinata alla voce “spese legate alla malattia” elargite ai pazienti nel contesto della consulenza sociale. Di fronte a continui aumenti di premio, tanti hanno la franchigia alta», spiega la direttrice Alba Masullo. E se arriva una malattia non sempre vi si può far fronte. Se in passato, fatte tutte le verifiche, l’ente poteva riconoscere fino a 2’500 franchi di franchigia a chi ne aveva bisogno, ora la situazione è diversa: «Col calo delle donazioni abbiamo dovuto mettere dei paletti, adeguando le linee guida ticinesi a quelle nazionali, che prevedono aiuti per franchigia fino a mille franchi. In casi veramente eccezionali facciamo qualche deroga proprio per scongiurare che un paziente preso dalla disperazione abbandoni le cure», precisa.

Più fatture mediche da fra Martino

Una tendenza simile la riscontra anche fra Martino Dotta direttore della Fondazione Francesco: «Una quota importante degli aiuti elargiti grazie al fondo solidarietà – e stiamo parlando di decine di migliaia di franchi lo scorso anno – è andata a persone che non sono riuscite a pagare i premi cassa malati, la fattura del dentista, ma anche la loro quota-parte dei costi delle cure».

Ti-PressFra Martino Dotta sommerso di richieste di aiuto

Un caso è appena arrivato sul suo tavolo: «Una persona deve essere operata, ma non ha i mezzi per pagare la partecipazione alle spese. Con la franchigia alta, tanta gente rimanda le cure, le analisi, e immagino che la situazione medica rischi di peggiorare. Sono tante le situazioni. Ad esempio, per chi soffre di malattie croniche, l’assistenza fissa un tetto massimo per la copertura dei costi delle cure e chi non ci sta viene a bussare alla nostra porta».

Presa letteralmente d’assalto, la Fondazione ha temporaneamente sospeso le nuove richieste di aiuto al fondo di solidarietà: «Dobbiamo ancora evaderne una quarantina dello scorso anno. E continuano ad arrivarne a ritmo giornaliero. Con l’aumento dei premi, dei prezzi e la prospettata riduzione dei sussidi di cassa malati ci aspettiamo ancora un importante aumento delle richieste di consulenza e aiuti», conclude fra Martino.