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Tutti gli uomini del boss ‘Tito’, maxi-arresto in Bosnia

Le manette sono scattate per 23 persone, fra queste c'è anche il capo della polizia del Paese balcanico

Agenti della polizia bosniaca e dell’Europol
(Europol)
23 aprile 2024
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Si chiama “Black Tie 2” (in italiano “Cravatta nera”) l'operazione anticrimine che ieri - lunedì 22 aprile - ha portato all'arresto di 23 persone, tutte appartenenti alle alte sfere del potere - funzionari, ufficiali di polizia e uomini d'affari - in Bosnia ed Erzegovina. Fra loro anche un pezzo grosso e un nome di spicco: Vahidin Munjic, ovvero il capo della polizia federale bosniaca (che fa capo all'entità statale croato-musulmana). Munjic e gli altri sono sospettati di essere direttamente collegati a Edin Gacanin, boss della droga, arrestato nel novembre del 2022 e condannato a sette anni di carcere nei Paesi Bassi. Sulle loro teste pendono diverse ipotesi di reato, fra le quali riciclaggio di denaro, traffico di droga, corruzione, abuso d'ufficio e di autorità.

Un'operazione su scala nazionale (e internazionale)

Il “raid”, che ha visto coinvolte non solo le autorità bosniache ma anche Europol, la Dea (l'agenzia federale antidroga statunitense) e l'Fbi, si è svolto su larga scala in tutto il paese balcanico. Circa una decina le località interessate, fra cui la capitale Sarajevo, Zenica e Mostar. Tuttavia, secondo quanto riportato da alcune testate balcaniche, l'azione sarebbe stata estesa anche alla Republika Srpska, l'altra entità costituente della Bosnia ed Erzegovina. Gli agenti, nella mattinata di lunedì, hanno fatto irruzione e perquisito circa una quarantina di edifici fra diverse abitazioni, uffici, una palestra e perfino un ospedale, sequestrando armi, munizioni, contanti, automobili, computer portatili e altre prove.

Nel comunicato diffuso dall'Europol, l'operazione "costituisce un'ulteriore pietra miliare nella lotta contro il cosiddetto "super cartello", un'alleanza di reti criminali che controllava gran parte del traffico di cocaina nei Balcani e nel resto dell'Europa. Come nell'operazione "Desert Light", diversi partner da tutto il mondo hanno collaborato per sferrare un altro duro colpo a questa struttura criminale".


Sipa policija - polizia bosniaca
Alcuni agenti scortano un sospettato

Tutti gli uomini di Tito (il boss)

Come anticipato, le manette sono scattate per 23 persone. Tra gli arrestati confermati figurano Mustafa Selmanovic, capo della polizia speciale dell'amministrazione federale di polizia, e l'uomo d'affari Gordan Memija. Come riportato dai media, la polizia ha fatto irruzione anche nella sede del capo dell'amministrazione della polizia della Federazione, Vahidin Munjic, i cui uffici sono ancora sotto perquisizione.

"Tra le persone arrestate ieri non ci sono solo complici, ma anche funzionari corrotti identificati come facilitatori delle attività criminali della rete", ha affermato Europol in una nota.

Secondo alcuni media locali, oltre a funzionari e agenti di polizia ci sarebbero anche dei politici.

Edin Gacanin, il ‘maresciallo’ del narcotraffico

Tanto potente nel mondo del crimine organizzato da essersi ‘guadagnato’ il soprannome ‘Tito’, richiamo a colui che fu, per oltre tre decenni, presidente nonché capo indiscusso dell'allora Jugoslavia socialista: Josip Broz Tito. Gacanin, è stato arrestato a Dubai, dove dirigeva i suoi affari criminali, nel 2022 e ora sta scontando la sua pena nei Paesi Bassi. Per anni il suo nome era stato iscritto sulla lista nera del dipartimento alle Finanze americano, definendolo senza mezzi termini come "uno dei maggiori trafficanti di droga al mondo".

Ma nonostante il suo arresto, l'indagine condotta dall'Europol ha dimostrato che il boss, pure da dietro le sbarre ha continuato a dirigere il traffico di droga dai Paesi di origine del Sud America come Brasile, Colombia e Perù, verso l'Europa e l'Australia, contando sull'aiuto di altri trafficanti internazionali e su suoi contatti in Bosnia.

L'obiettivo principale dell'operazione quindi è stato quello di smantellare l'intera organizzazione criminale sotto il comando e il controllo del boss di origini bosniaco-olandesi.

I precedenti

Sebbene quella di lunedì sia stata a tutti gli effetti una delle più importanti operazioni anticrimine in Bosnia, il paese balcanico è già stato teatro di arresti importanti. Nell'operazione “Black Tie 1”, le autorità bosniaco-erzegovesi avevano già arrestato due sospetti e sequestrato 55'000 euro in contanti, 8 armi da fuoco, 11 radio della polizia e documentazione relativa al riciclaggio di denaro.

Nel luglio invece 2023, la polizia del cantone di Zenica-Doboj aveva arrestato 16 agenti della stazione di polizia di Kakanj, a nord di Sarajevo.

L'anno prima, nel 2022, un altro scandalo aveva travolto la nazione balcanica. Agenti di polizia, un giudice, un assistente ministeriale e un ufficiale dell'intelligence vennero arrestati poiché in affari con le mafie locali, scoperchiando così una rete di legami stretti tra lo Stato e la criminalità organizzata.

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