Città del Vaticano

Pasqua faticosa per papa Francesco, pensando alle guerre

Per gran parte dedicata al tema della pace la riflessione del pontefice in occasione della benedizione ‘Urbi et Orbi’

Giorni di stress
(Keystone)
1 aprile 2024
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Una Pasqua dalle molte facce, impegnativa, sicuramente stancante, quella trascorsa da papa Francesco, che tra stati di ‘affaticamento’, come quello che la sera del Venerdì Santo l'ha portato a dare forfait in extremis alla Via Crucis del Colosseo, e momenti di piglio più energico, come il giro in ‘papamobile’ tra i 60mila di Piazza San Pietro ieri, domenica 31 marzo, tra la messa pasquale e il messaggio ‘Urbi et Orbi’, ha voluto dedicare gran parte della sua riflessione e predicazione al tema della pace.

Anche con un appello finora inedito. «Mentre invito al rispetto dei principi del diritto internazionale, auspico uno scambio generale di tutti i prigionieri tra Russia e Ucraina: tutti per tutti!», ha affermato nel suo messaggio di Pasqua dalla loggia centrale di San Pietro, salutato dal forte applauso della folla.

Inoltre, «faccio nuovamente appello a che sia garantita la possibilità di accesso agli aiuti umanitari a Gaza, esortando nuovamente a un pronto rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre scorso e a un immediato cessate-il-fuoco nella Striscia».

Per il Papa, «anche oggi massi pesanti, troppo pesanti chiudono le speranze dell'umanità: il masso della guerra, il masso delle crisi umanitarie, il masso delle violazioni dei diritti umani, il masso della tratta di persone umane, e altri ancora».

Il suo pensiero è andato quindi «alle vittime dei tanti conflitti che sono in corso nel mondo, a cominciare da quelli in Israele e Palestina, e in Ucraina», chiedendo che si «apra una via di pace per le martoriate popolazioni di quelle regioni». «Non permettiamo che le ostilità in atto continuino ad avere gravi ripercussioni sulla popolazione civile, ormai stremata, e soprattutto sui bambini», ha detto ancora.

«Quanta sofferenza vediamo negli occhi dei bambini», ha sottolineato. «Con il loro sguardo ci chiedono: perché? Perché tanta morte? Perché tanta distruzione? La guerra è sempre un'assurdità e una sconfitta! Non lasciamo che venti di guerra sempre più forti spirino sull'Europa e sul Mediterraneo. Non si ceda alla logica delle armi e del riarmo. La pace non si costruisce mai con le armi, ma tendendo le mani e aprendo i cuori».

Nel messaggio ‘Urbi et Orbi’ di Francesco hanno trovato spazio la preghiera per «le vittime di ogni forma di terrorismo» e il richiamo agli «autori di tali crimini» al «pentimento» e alla «conversione». E lo hanno trovato tutte le situazione di tensione di conflitto nel mondo: dalla Siria al Libano, dal Caucaso ad Haiti, dal Myanmar alle varie regioni dell'Africa.

Ecco, infine, gli appelli per la solidarietà verso i migranti e verso i più poveri, perché non si risparmino sforzi «nel combattere il flagello della tratta di esseri umani», e in chiusura perché ogni vita umana sia «accolta, protetta e amata»: dai bambini che «non possono nemmeno vedere la luce», a quelli che «muoiono di fame o sono privi di cure essenziali o sono vittime di abusi e violenze», fino ancora alle vite che «sono fatte oggetto di mercimonio per il crescente commercio di essere umani».

La sequela di questo complicato Triduo pasquale per Bergoglio, iniziato con le commoventi scene del Giovedì Santo al carcere femminile di Rebibbia e della lavanda dei piedi a 12 detenute – una delle immagini che più resteranno di tutta la Settimana Santa 2024 – è sfociata oggi nei ringraziamenti del Lunedì dell'Angelo e in un ulteriore appello: «Rinnovo a tutti gli auguri pasquali e ringrazio di cuore coloro che in diversi modi mi hanno inviato messaggi di vicinanza e di preghiera», ha detto il Papa al Regina Caeli, la preghiera mariana che nel tempo pasquale sostituisce l'Angelus.

«A queste persone, famiglie, comunità giunga il dono della pace del Signore risorto – ha aggiunto –. E vorrei che questo dono della pace arrivasse là dove più ce n'è bisogno: alle popolazioni stremate dalla guerra, dalla fame, da ogni forma di oppressione».

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