Estero

‘Pace’ con la Cina: il Papa nomina tre vescovi in pochi giorni

Dopo un lungo rodaggio, e diversi atti unilaterali da parte di Pechino, regge l'accordo sulla scelta dei vertici delle diocesi da parte della Santa Sede

Sacerdoti cinesi durante una Messa pasquale nel nord-est del Paese
(Keystone)
2 febbraio 2024
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Dopo anni di tensioni, di incomprensioni, e anche di atti unilaterali da parte della Repubblica Popolare Cinese, comincia a ingranare l'accordo provvisorio per la nomina dei vescovi siglato tra la Santa Sede e il governo di Pechino.

Un lungo rodaggio che ha portato ora, in pochissimi giorni, all'ordinazione in stretta successione di tre vescovi, tutti di nomina papale. Il segno, come rilevano attenti osservatori quale è padre Antonio Spadaro, sottosegretario vaticano alla Cultura ed ex direttore di "Civiltà Cattolica", che l'accordo sottoscritto per la prima volta il 22 settembre 2018 e rinnovato già due volte "sta dando i suoi frutti".

Lo scorso 31 gennaio a Nanping nella chiesa dedicata alla Natività di Maria nel distretto di Jianyang, nella provincia del Fujian, si è svolta la terza della tre ordinazioni episcopali ai sensi dell'Accordo tra la Santa Sede e Pechino che erano state annunciate per i giorni appena trascorsi.

Padre Pietro Wu Yishun, sacerdote di 59 anni, è stato ordinato vescovo della prefettura apostolica di Shaowu (Minbei), il nome che nella geografia di Pechino sta a indicare la zona settentrionale del Fujian. Questa terza cerimonia segue quelle tenutesi a Zhengzhou nell'Henan il 25 gennaio e a Weifang nello Shandong il 29 gennaio, dopo più di due anni di blocco nel periodo a cavallo del secondo rinnovo dell'Accordo. La volontà di una distensione tra le parti sembra evidente.

A presiedere l'ordinazione episcopale di monsignor Wu Yishun è stato il vescovo di Pechino mons. Giuseppe Li Shan. A differenza di quanto accaduto qualche giorno fa con l'istituzione della nuova diocesi di Weifang, nel comunicato in cui la Santa Sede ha dato notizia dell'ordinazione si dice che mons. Wu Yishun diventa vescovo di quella che resta una prefettura apostolica, associando solo la nuova denominazione di Minbei – data dalle autorità cinesi a questa Chiesa locale – a quella di Shaowu con cui fu istituita nel 1938 e affidata ai missionari Salvatoriani.

L'agenzia del Pime, AsiaNews, ricorda che questa circoscrizione ecclesiastica non aveva più avuto un vescovo da quando negli anni Cinquanta l'allora prefetto mons. Maximilian König fu costretto a lasciare la Cina come tutti gli altri missionari (sarebbe poi morto in esilio nel 1964). E padre Wu Yishun, originario della diocesi di Xiamen, è il sacerdote a cui già dal 1999 gli organismi ecclesiali "ufficiali" controllati dal Partito avevano affidato la responsabilità di quella che per loro è la "diocesi di Minbei". Secondo il sito chinacatholic.cn l'elezione a vescovo sarebbe avvenuta il 18 gennaio 2022. La Santa Sede data invece l'approvazione della nomina da parte di papa Francesco al 16 dicembre 2023.

Anche l'ordinazione del 25 gennaio, riguardante il rev. Taddeo Wang Yuesheng come nuovo vescovo di Zhengzhou, provincia cinese dello Henan, ha interessato una diocesi rimasta senza vescovo da 70 anni.

La nuova "pace" avviata tra Cina e Santa Sede non nasconde certo i problemi che restano aperti, come quello della "sinicizzazione" della religione fortemente spinta dal governo di Xi Jinping. Proprio il vescovo consacrato oggi, Pietro Wu Yishun – ricorda l'agenzia vaticana Fides –, intervenendo nel novembre 2021 a un seminario organizzato nella provincia del Fujian sulla corretta direzione da imprimere alla cosiddetta "sinicizzazione" del cattolicesimo in Cina, aveva detto che la fede cattolica e la cultura locale cinese hanno davvero raggiunto una "armonia" e un'integrazione reciproca, e tale "armonia" rappresenta il fulcro e suggerisce la giusta direzione per la "sinicizzazione" del cattolicesimo.

In quell'intervento, prendendo le mosse dal concetto cinese di "armonia" (intesa come relazione benefica tra parti diverse), il futuro vescovo aveva sottolineato le assonanze tra la cultura cinese e alcuni contenuti e dati acquisiti nella teologia fondamentale, per evidenziare che "le cose possono esistere una accanto all'altra senza nuocersi, le strade possono camminare una accanto all'altra senza scontrarsi".

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