Estero

L'Onu criticata dall'interno: occorre più trasparenza

David Kaye
25 ottobre 2017
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Più trasparenza nel sistema dell’Onu e delle organizzazioni internazionali: in un momento in cui "la libertà di espressione è sotto assedio", un esperto delle Nazioni Unite ha richiamato all’adozione di politiche dell’informazione che, sia pure in diversa misura, sono diventate la norma per i governi del mondo.

David Kaye, un giurista americano dal 2014 relatore speciale Onu per la libertà di espressione presso il Consiglio per i Diritti Umani, ha osservato che "abbiamo oggi un’idea limitata del processo decisionale delle organizzazioni internazionali. Su cosa influenzi queste decisioni e se le politiche una volta adottate vengono messe in pratica".

Secondo Kaye, che oggi ha consegnato il suo rapporto alla Terza Commissione dell’Assemblea Generale, organizzazioni finanziarie come FMI e Banca Mondiale, alcune agenzie e programmi Onu per l’ambiente e lo sviluppo come UNDP e Wfp si sono date norme, ma "al di là di questo, qualora esistano, le politiche di accesso spesso forniscono troppa discrezionalità alle organizzazioni di dire no alle richieste, spesso senza chiara ragione".

Kaye ha osservato che "alla luce degli scandali che hanno investito l’Onu negli ultimi anni, un problema è la virtuale impossibilità di ottenere notizie dal sistema". L’esperto Onu ha dato il benvenuto ai "primi passi" fatti dalle Nazioni Unite a tutela dei dipendenti che denunciano magagne interne, i cosiddetti "whistleblowers", ma ha aggiunto che "molto ancora può essere fatto" perchè "in questa epoca di disinformazione e propaganda l’appello all’Onu e alle altre organizzazioni internazionali, al pari degli stati e della società civile, è di far propria la causa della libertà di espressione che è "l’unico antidoto al clima di sfiducia e di dubbio che ha infettato i governi di tutto il mondo".

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