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Crisi di accessi al Pronto soccorso Sant’Anna di Como

Il reparto d’emergenza ha registrato 57mila entrate di cui il 38% potevano essere gestite dai medici di famiglia, in netto calo perché fuggono in Svizzera

Una fuga sempre più frequente
(Ti-Press)
24 luglio 2023
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Non è solo la fuga in Ticino di medici e infermieri a mettere in crisi il Pronto soccorso del Sant’Anna di Como. La causa principale va ricercata nel fatto che nove accessi su dieci sono inappropriati. Da qui l'attesa sempre più lunga prima di essere visitati. Lo sostiene Ats Insubria in un recente report in cui vengono analizzati i dati dello scorso anno.

Al Pronto soccorso al posto che dal medico

Nel 2022 il reparto d’emergenza del Sant’Anna ha registrato 57’776 accessi di cui il 38% si sono conclusi con un ‘non ben definito problema’ che, in parole povere, sta a significare che una visita da parte del medico di famiglia sarebbe risultata sufficiente. Stessa situazione negli altri ospedali comaschi che nel 2022, come documenta sempre Ats Insubria, hanno registrato un elevato numero di accessi in Pronto soccorso. Dietro il Sant’Anna troviamo Fatebenefratelli di Erba (30’952 accessi), il Valduce di Como (24’567), Cantù (23’161) e Menaggio (8’499). In questi giorni si parla inoltre con insistenza della soppressione del Pronto soccorso dell'ospedale erbese che dalla Congregazione religiosa Fatebenefratelli sta per essere ceduto a un gruppo privato.

Al Sant'Anna solo il 28% dei pazienti è arrivato in ambulanza, tutti gli altri con mezzi privati. Appena il 27% si era rivolto prima al proprio medico. Lo scorso anno solo nel 3% degli accessi negli ospedali comaschi i pazienti erano in codice rosso (il più grave), il 18,4% in codice giallo, il 65,5% verde e il 13,2% bianco. Quindi, scrive Ats, il 78% dei pazienti può essere catalogato come ‘non urgente’. Questo a seguito della valutazione fatta dagli infermieri che si occupano dei triage (una rapida valutazione della condizione clinica dei pazienti e del loro rischio evolutivo attraverso l'attribuzione di una scala di codici colore volta a definire la priorità di trattamento).

Carenza di dottori

Ma non è tutto: questa percentuale aumenta una volta fatta la visita dal medico. Perché nel frattempo i pazienti si erano stabilizzati o perché il bisogno di cura era stato del tutto o in parte risolto. “Come si può notare – sostiene l’Ats Insubria – rispetto al valore di riferimento aziendale per il triage abbiamo un 78,3% di accessi ‘non urgenti’ contro l’82,5% di accessi ‘inappropriati’ in uscita, dopo valutazione medica. Le Asst Lariana (Como, ndr) e Sette Laghi (Varese, ndr) sono quelle con maggior accessi impropri al Pronto soccorso, rispettivamente il 91,6 e l’86,9%”. Percentuali che sembrano destinate ad aumentare, considerato che le province pedemontane lombarde sul versante sanitario da anni sono alle prese con un'altra forte carenza: quella dei medici di famiglia. Una carenza che spinge molte persone a ricorrere ai sanitari dei Pronto soccorso. Insomma, si ha l'impressione di essere in presenza di un problema senza soluzione. Anche perché la fuga in Ticino di medici e infermieri è sempre più frequente.

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